Berlusconi conferma Allegri, ma Ibrahimovic chiede risposte!
Ha vinto la Juventus, la miglior difesa del campionato e la squadra che senza ombra di dubbio ha messo in campo il miglior calcio con continuità. Il Milan esce doppiamente sconfitto dal derby andato in scena a S.Siro, dove la squadra di Allegri si è trovata ancora una volta a far fronte agli infortuni. Due cambi bruciati, diciamo così, perché Bonera e Abbiati hanno dovuto alzare bandiera bianca a gara in corso. Questo ha permesso ad Amelia, ma soprattutto a De Sciglio, di giocarsi una gara importante in prospettiva futura, ma non consente al Milan di uscire da quel buio tunnel in cui, dalla prima all’ultima partita, si è trovato invischiato a causa della mancanza di pedine fondamentali su cui distribuire il carico di lavoro di una lunga ed intensa stagione. Ora si volta pagina, da qui bisogna ripartire per ricostruire una squadra in grado di poter competere ad armi pari sempre e su tutti i fronti. Ecco dunque la preoccupazione paventata dalle parole di Ibrahimovic, che chiede alla società di mettere in atto quel progetto che lui stesso aveva sposato, due anni orsono ormai, al suo arrivo in maglia rossonera. Il timore è legato alla impossibilità di dar fondo a faraoniche risorse per infarcire il Milan di quei top player che fanno la differenza. Con la mediana che sembra dover essere smantellata infatti, gli interventi proposti appaiono assolutamente insufficienti a sostituire sia le gesta atletiche che la personalità dei molti senatori a fine carriera. Rinnovo praticamente certo per il capitano, Ambrosini, e per l’eterno Gattuso, mentre van Bommel tentenna di fronte alle sirene del PSV che lo vorrebbero in patria a ridare vigore alle proprie cause. Ancora in alto mare il destino di Seedorf, così come l’impiego di Nesta per un’altra stagione. Dato ormai per certo l’arrivo di Montolivo, non basterà l’acquisizione di Traorè per garantire la regia impeccabile al gioco di Allegri. Le preoccupazioni di Ibrahimovic dunque fanno solo eco alle perplessità dei molti sostenitori rossoneri che chiedono con forza di poter tornare ai vertici delle classifiche, no solo italiane, ma soprattutto europee. Come già anticipato, investire su un giovane di talento come De Sciglio appare una soluzione da prendere in assoluta considerazione. Già Merkel, di ritorno al Genoa per potersi accaparrare la proprietà di El Shaarawy, potrebbe rivelarsi un grande rimpianto. Il Milan però non può permettersi di prendersi altro tempo per tornare ai vertici, l’investimento sui giovani talenti di casa nostra richiede di poter lavorare in prospettiva senza obiettivi minimi da raggiungere. Che questo sia un limite del nostro calcio è ormai evidente da tempo, lo confermano anche le vicende romaniste in questa stagione. Al Milan, come nelle altre big del nostro campionato vige l’imperativo hic et nunc, qui ed ora. Il tutto subito però può essere ottenuto solo con grandi finanze a disposizione.
Berlusconi a margine del derby perso trova comunque parole di conferma verso Allegri, il tecnico toscano che ha vinto alla sua prima panchina e che non ha potuto ripetersi solo per incidenti di percorso. Sfido chiunque, come già ho scritto più volte, a dover vincere con la squadra falcidiata da infortuni. Sfido chiunque a mantenere la calma di fronte alla moria continua di presenti agli allenamenti. Ma accantonando la stima consolidata verso l’attuale tecnico del Milan, da profana mi permetto di fare alcune considerazioni. E torno al derby di domenica sera. Perché non puntare decisamente su un giocatore che ha espresso una buona prestazione e parlo di De Sciglio ovviamente, dando invece campo a Bonera? E non mi permetto di contestare l’esperto difensore, ovviamente e a dire il vero nemmeno la scelta iniziale, ma la mentalità che la fa da padrona in questo nostro calcio. Sono in pochi i tecnici italiani che si prendono la responsabilità di puntare sui giovani e questo è un grande limite del nostro calcio. Poi, a malincuore perché ne amo le gesta tecniche da quando è approdato in casa Milan, Ibrahimovic a volte è troppo cercato dai suoi compagni. Nelle ultime gare mi sono soffermata ad analizzare gli assist in fase offensiva: se in area c’è lui, non esiste alternativa se non dargli il pallone, affinché ovviamente lo svedese trovi la giocata vincente. Eppure ci siamo trovati in situazioni di gioco in cui, se al posto di Ibrahimovic ci fosse stato un altro giocatore, questo non avrebbe mai ricevuto, ne dovuto ricevere il passaggio, perché troppo chiuso dagli avversari, perché in posizione di offside, perché semplicemente una scelta diversa poteva avere una percentuale maggiore di successo. Ecco su cosa mi soffermerei se fossi Allegri. Ma non lo sono e soprattutto, nonostante il dolore per la sconfitta sia ancora troppo vivo, voglio ricordare quanto sia importante il divario tra le due squadre in vetta e le inseguitrici. Anche se lo scudetto è finito tra le mura bianconere, il Milan non può certo dirsi protagonista di una stagione fallimentare. Il testa a testa che ha scandito i tempi di questo campionato ha lasciato il vuoto dietro sé. Quindi non voglio nemmeno permettermi di innescare un processo alla ricerca di un capro espiatorio. Ritengo che qualche errore sia stato commesso, come però è umano succeda, dunque ritengo si debba lavorare sui dati a disposizione, sui numeri ottenuti in questo campionato, sulle percentuali che da sempre accompagnano il lavoro dei tecnici.
Ah, una sola richiesta: se per calcolare dei meri numeri ci si dovrà affidare a qualche esperto, verificate prima che non sia di fede bianconera. Con la matematica la vecchia signora e i suoi sostenitori stanno dimostrando di avere poca dimestichezza: ventisette più uno, non fa trenta!