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Allegri: dopo Ibra ora tocca a te!

di Giulia Polloli

Il mercato è un ricordo, il campionato ha ridato la gioia della vittoria, i tre punti sono stati conquistati dalla tripletta dell’ultimo arrivato, o quasi, di casa rossonera. La gioia per il risultato si offusca un po’ nell’analisi della prestazione della squadra di Allegri. Al Diavolo sembra mancare il giusto equilibrio, i passaggi a memoria, il trovarsi a occhi chiusi sul campo. Al Milan manca, in un certo senso un’anima in cui riconoscersi.
Ora tocca ad Allegri lasciare la sua impronta. Il suo nuovo anno in rossonero deve essere quello della svolta, della sua consacrazione personale. Purtroppo negli annali l’ultimo scudetto è targato Ibrahimovic e anche lo scorso anno la calma piatta tattica era ovviamente dovuta alla presenta dell’ariete d’area più decisivo nelle competizioni nazionali. Difficile pensare ad un gioco diverso con lo svedese in campo, difficile trovare alternative valide alla sua imponente presenza. Per questo forse Allegri si è trovato in un certo senso “coccolato” dalla consapevolezza che tanto, prima o poi, Ibrahimovic ci  avrebbe messo una pezza. Ovviamente sto volutamente esagerando in quest’ultima considerazione, ma credo sia lapalissiano pensare che ora senza lo svedesone là davanti, qualche cosa nell’organizzazione tattica rossonera dovrà cambiare. E’ una delle squadre più italiane dell’ultimo ventennio, questo Milan è un mix di talento, grinta e fantasia, pur senza aver riscosso il massimo dei consensi a livello di notorietà dei nomi approdati a Milanello.
E’ un Milan che cambia rotta, dalla società in giù chiunque ha capito che per andare avanti di questi tempi bisogna cambiare piani. Budget più bassi a causa della crisi, regime fiscale che fatica a competere con quello estero, la mancanza di liquidità spiccia, anche a causa dell’annoso problema dovuto alla mancanza dello stadio di proprietà. Le voci che volevano S.Siro completamente rossonero si sono perse nella nebbia, forse solo in attesa di una più chiara gestione della struttura. Nel frattempo ammiriamo almeno il nuovo fondo, che dopo le prime gare sembra reggere allo stress da continuo scalpiccio da tacchetti. Ma torniamo da dove eravamo partiti, ovvero dalle prime considerazioni scaturite dalle due gare di campionato giocate. Ad oggi il Milan sembra aver fatto l’affare del secolo a cedere cassano per potersi accaparrare Pazzini. Chi bene incomincia, dicono, è a metà dell’opera. La tripletta con tanto di pallone portato a casa è da incorniciare, ma non può far dimenticare che il Milan ha perso sul campo due giocatori importanti: Montolivo e Boateng che, se non fosse stato pel la sosta imposta dagli impegni azzurri avrebbero già messo in crisi le dinamiche rossonere. Boateng, seppur nelle due gare abbia messo in scena il suo essere speculare, nella partita di Bologna ha tirato fuori gli artigli felini, ha lasciato il segno su una gara che ha visto il reparto medio-arretrato superare appena la sufficienza. Buona la prova di Acerbi che alla prima da titolare dimostra di avere un giusto mix di tecnica e carattere. Buona anche la prestazione di De Sciglio che si dimostra sempre più scommessa vinta. Ecco Allegri ha scommesso sui suoi giovani e ha vinto. Così dovrebbe continuare a fare, anche con quei giocatori che invece sono più difficili da istruire perché ormai giocatori fatti.
Allegri è sicuramente un grande tattico, ma forse solo ora può confrontarsi senza isterismi con qualche sperimentazione, così da plasmare il nuovo Milan, quello peraltro che lui stesso aveva presentato all’inizio della stagione. Da qui si riparte e forse ora è il caso di dirlo: vogliamo stare tutti Allegri.


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