Leonardo: "Ronaldinho? Lui sa quanto gli voglio bene, cerco di farlo rendere al massimo"
Fonte: acmilan.com
Leonardo, nella conferenza di vigilia, ha dedicato enorme spazio a Ronaldinho: “Oggi sui giornali ho letto che il nostro è stato definito un rapporto di amore e odio, ma credo ci sia molto più amore. C’è un rapporto da tanto tempo e credo che la sua reazione dopo la partita di Napoli sia stata positiva. Io l’ho vista dopo e gli ho poi parlato nello spogliatoio, sono cose belle perché anche la rabbia ci vuole. Lui sa quello di cui abbiamo bisogno e quello che può fare. E’ sempre stato sotto i riflettori, adesso c’è e ha voglia di essere continuo, questa è l’unica cosa che gli manca. Sa che ci vuole una preparazione per la partita, lavora in settimana per poi scendere in campo e fare del suo meglio. Lui sa quanto gli voglio bene e, come faccio con gli altri giocatori, cerco di metterlo nelle condizioni migliori perché renda al massimo. Ronaldinho a Napoli era molto marcato e il mio gesto nei suoi confronti è stato fatto per stimolarlo. Con lui abbiamo trovato un equilibrio anche nel nostro rapporto, c’è chiarezza. Voglio che renda il massimo perché ci può dare un contributo importante. E’ normale per un giocatore arrabbiarsi quando viene sostituito, semplicemente la sua reazione poteva essere sintomo di un’arrabbiatura con se stesso. Perché l’ho sostituito spesso? Davanti i giocatori possono cambiare l’assetto alla squadra e il modo di giocare quindi sono quelli che subiscono più cambi. La stessa cosa è successa con Inzaghi: anche lui è stato sostituito per cambiare l’assetto, non è una cosa che riguarda solo Ronaldinho Il suo modo di giocare è cambiato nel tempo. Chi ha ‘fregato’ Ronaldinho è stato Eto’o (Leonardo sorride n.d.r.) perché voleva fargli fare gol a Barcellona. Ha sempre utilizzato la sua capacità di fare assist, poi negli ultimi anni è cambiato, ma la cosa più importante è che trovi il suo equilibrio, credo che sia ancora in grado di essere decisivo. Negli anni, comunque, i giocatori cambiano e cambia anche il modo di giocare da una squadra ad un’altra. A ventinove anni un giocatore ha caratteristiche diverse rispetto a quando aveva vent’anni."