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Le stelle in 5 punti

di Claudio Sottile

542 volte. No, non sono numeri record di amanti sbruffoni, né di andate e ritorno da chissà quali lidi.

Sono, signori miei, i gol che Fillppo Inzaghi ed Hernan Crespo hanno segnato, fino questo istante, sommando le loro carriere.

I due centravanti rappresentano il Parma - Milan in scena fra poche ore, per l’ultimo turno infrasettimanale di un campionato, qualunque sia l’esito, avvincente, vibrante ed incerto, in testa come in coda.

Parma - Milan, incrocio di avventure e storie, che a volerle dipanare tutte servirebbero una decina di articoli. Così, pescando a strascico nella memoria, Sacchi, Ancelotti, finali, Inzaghi, Crespo, Paloschi: storie, maglie, uomini, rimandi storici e storici destini.

Inzaghi e Crespo, che si sono incrociati a Collecchio a metà dei Novanta, uno con la valigia piena di sogni verso Bergamo, l’altro sfatto dal fuso curioso di conoscere parmigiano e prosciutto.

Si sono uniti in un abbraccio tutto rossonero nel 2004/2005, stagione da un sol gol per Pippo e della tribuna nella finale di Istanbul, dei 18 gol e della lacrime nel Bosforo per Hernan.

E se? La storia è fatta, altra è da fare, al massimo ci si vede a fine gara per parmigiano e prosciutto.


FILIPPO INZAGHI
Senso del gol: i telecronisti di mezzo Mondo ormai ripetono il ritornello “non è Inzaghi a cercare il gol, ma è il gol a cercare Inzaghi”. Sembra dotato di una calamita per il cuoio, per come la palla, nelle maniere più assurde e bizzarre, vada a sbattergli per il tocco decisivo. Negli annali gol di stinco, spalla, addome, collo, ginocchio, che sono valsi Mondiali per club e Nazionali, Champions League, tricolori, coppe Nazionali, e tanto tanto altro ancora. Primo e unico giocatore in gol in tutte le manifestazioni internazionali per club, e ad un solo gol dal record di reti europpe di Gerd Müller, in un’incessante scarica elettrica ad “Alta tensione”. Perché alla fine il senso è tutto qua, VOTO 10.

Tecnica: quando hai una passione smodata, assieme a quantità pantagrueliche di rispetto e devozione verso quello che, per lui, è prima di tutto un lavoro, è possibile sopperire agli evidentissimi limiti tecnici. Non uno da tiro dai trenta metri, non uno da arabona, tunnel, elastici o trivele. Tuttavia nel gioco del calcio un gol estetisticamente bello ha lo stesso valore di una rete bruttina siglata di piatto da dentro l’area piccola; Inzaghi segna alla sua maniera, quella che gli pare, quella che porta punti, onori e fa cantare le curve, VOTO 7.

Calci piazzati: probabilmente nella sua carriera, iniziata davvero in quello che era Leffe non ancora sposatosi con l’Albino, non ha mai confabulato sul punto di battuta di un calcio di punizione, chiedendo di tirarlo. Non è nelle sue corde, e meno male per gli statistici, già in difficoltà con i 283 gol siglati in praticamente due decenni di carriera. Qualche rigorino se l’è concesso, ma giocando con i vari Zidane, Del Piero, Pirlo o Shevchenko è difficile imporsi anche dal dischetto; "SuperPippo" va tranquillo col piattone, perché se la metti nell’angolino, magari bassa, il portiere può solo stare a guardare, VOTO 7.

Acrobazia: qualsiasi parte del corpo è utile per far transitare la sfera oltre la linea, e pazienza se lo stop non è stato proprio di petto e al limite dell’umano sfinimento della pupilla del guardalinee; qualsiasi modo per arrivarci, sul pallone, anche sbucando fra una selva di gambe, testando l’elasticità di tendini in allunghi inimmaginabili, merita di essere sfruttato. Gommoso, fluttuante, sempre in bilico fra adrenalina del gol e anonimato di una gara senza volto stravolto, VOTO 9.

Potenza: la sua °9 non veste un armadio a quattro ante, è tutto tranne che il prototipo del bestione che fa a sportellate fra area del portiere e lunetta dei sedici metri. Sopperisce all’esiguo carico muscolare, con quella virtù non migliorabile fra i saloni di una palestra o le manipolazioni di un fisioterapista, l’astuzia. Dove non arriva il bicipite arriva l’intuizione, il corpo è messo avanti, e visto che non c’è molta massa a far resistenza, ecco fioccare calci di punizione e rigori, tutto torna, no? E poi un cinquantino è molto più agile di una moto da strada nel traffico, VOTO 7.

VOTO TOTALE 40


HERNAN CRESPO
Senso del gol: la razza è quella buona, quella dei bomber con un pedigree intravisto nella vecchia ma implacabile Argentina, e certificato in lungo e in largo nello Stivale, con un paio di capatine dalla parti del Vallo di Adriano. Un centravanti con movenze da seconda punta, che ha segnato ovunque sia stato in stagioni di magra e in annate da tartine e champagne; mai una parola scomposta, un atleta vero, un professionista esemplare, oltre ad essere uno dei migliori giocatori che abbiano mai vestito la maglia del Milan, VOTO 8,5.

Tecnica: “El Valdanito” ne ha fatta parecchie di giocate da spellarsi le mani, dal River Plate fino all’agrodolce esperienza genoana, sempre con il gol a fare da sfondo omogeneo alle pennellate di questo serio professionista Argentino. Indimenticabili i suoi gol di tacco (e suola) in anticipo sul primo palo, magari riuscendo ad alzare il pallone in un colpo con un quoziente di difficoltà già decisamente alto; non dimentichiamoci i tunnel, per informazioni e maggiori spiegazioni chiedere sul 28 novembre 1999 a Billy Costacurta, VOTO 8.

Calci piazzati: vale lo stesso discorso fatto per Inzaghi, perché il calcio di punizione è un momento della partita che non ha mai intrigato Hernan, più interessato magari ad insaccare una respinta del portiere o ad intercettare la battuta sporcata dalla barriera. Più chances dal dischetto, frequentato con maggiore disinvoltura soprattutto nelle ere del “primo” Parma e della Lazio, contraddistinte da quel destro, secco e preciso, scoccato prima del saltello sotto la curva, battendosi i tacchi librandosi in area, VOTO 7,5.

Acrobazia: la semirovesciata, la rovesciata, il tiro al volo, il colpo di testa in terzo tempo, il secondo marcatore di sempre con la Seleccion Argentina ha segnato in maniera varia ed eventuale, meritandosi la stima dei propri avversari e di quelli avversari. Presente nella lista composta da Pelé dei 125 migliori calciatori viventi, quando certi gol non puoi non applaudirli se ami questo sport, in una sfida spesso vinta contro la forza di gravità, VOTO 8,5.

Potenza: quando arrivò in Italia era un ragazzo che sì aveva scaldato da giovanissimo i cuori dei tifosi del River Plate, ma era pur sempre uno sbarbatello. Dal colore del Monumental veniva buttato nel composto calore del Tardini, all’epoca ambiziosa realtà comunque da quarto posto in giù. La voglia di arrivare e le sapienti strutture italiane l’hanno stoccato, e reso il prototipo dell’attaccante moderno, forte, agile, veloce nel breve, imperioso nello stacco ma corposo nel contrasto, tanto da garantirgli un “inverno” professionale ancora ampiamente sul pezzo, VOTO 8,5.

VOTO TOTALE 41


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