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LA LETTERA DEL TIFOSO: "Quanta fiducia attorno a Pato!" di Igor

di Vincenzo Vasta

Leggo di giubilo e gaudio attorno alla vicenda che, pare, ha cementato il legame fra Alexandre Pato e il Milan. Che bello, il Papero ha scelto col cuore e vuole solo noi! Questo sembra il motivetto che fa da colonna sonora a questa strana giornata di calciomercato. Leggo, si, comprendo, anche, però qualcosa continua a non quadrarmi. Si, perché immancabile, legata al tripudio del tifoso medio, aleggia anche una speranza che, di per sé, dovrebbe stemperare l’entusiasmo di chi è contento della permanenza (per quanto poi? Io ricordo ancora la storia di Kakà e rabbrividisco) del giovane brasiliano. Mi spiego meglio. Fra coloro che si concedono al tripudio per la permanenza di Pato raramente manca la postilla che auspica ad un suo sbocciare, un suo divenire, finalmente, la stella che tutti pensano che possa diventare. In poche parole tutti lo vogliono tenere, ma in pochi credono che già oggi, Pato, sia un campione, uno di quelli che fanno la differenza. E ne hanno ben donde! I numeri, si, tutto sommato non gli danno torto, ma se fossero tanto eloquenti non servirebbero mille considerazioni per cercare di mettere tutti d’accordo. Perché Pato non mette tutti d’accordo, né i suoi ammiratori, né i suoi detrattori. Si dirà che è giovane, ma poi il pensiero vola a Barcellona, visualizza il volto di Messi e ci si rende conto che tanto rugoso non lo è nemmeno lui. Se poi ci si ricorda di quanti palloni d’oro ha vinto, beh, forse, effettivamente, la questione anagrafica perde di importanza. Il problema è che Pato ha il talento per diventare il numero uno, ma per assurgere ad uno status tanto gratificante, normalmente, servono gli attributi, di cui, purtroppo, il Papero rossonero pare essere sprovvisto. A volte è irritante come pochi, perché se in mezzo a tanto ben di dio provvedutogli da madre natura, sotto forma di un talento enorme, l’unica cosa che si nota è la sua indolenza, la sua inettitudine tattica, la sua svogliatezza, la sua mancanza di grinta, non si può che provare tedio e una certa tristezza.
In definitiva Pato non solo non pare avviato verso una vita da leader, come Ibra per intenderci, ma sembra non curarsene nemmeno. Lui è felice così. Ha già vinto uno scudetto e una supercoppa e, magari, vincerà ancora qualcos’altro. Magari un giorno potrà raccontare ai nipoti del Presidente Berlusconi, di quella volta che ha vinto il campionato, ma quanto sarà stato suo? E quanto, piuttosto, sarà stato guadagnato dalla fame e dalla voglia di primeggiare degli Ibrahimovic, dei Boateng e di altri suoi compagni ben più dediti al culto della vittorio del leggero Pato? Chi vivrà vedrà. Intanto, però, non possiamo fare altro che sperare che, finalmente, Pato smetta di promettere bene e cominci a mantenere, perché già ora è tardi e il credito infinito non fa parte del gioco del calcio. Sveglia Pato! Sveglia!

Igor


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