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LA LETTERA DEL TIFOSO: "Il Milan stile Barcellona" di Antonio

di Alberto Vaneria

Scrivo questa lettera per parlare di una cosa che è alla base di tutti i discorsi intorno al Milan.
Prima di parlare di calcio mercato e scudetto, credo sia giusto discutere di un argomento di cui si sente spesso parlare: La costruzione di un Milan a stampo Barcelloniano.
Mi spiego meglio; troppi giornalisti e tifosi, e purtroppo anche il nostro Patron, parlano di ricostruire e rifondare il Milan sull'immagine del Barcellona, si parla di veder giocare i rosso neri come i catalani,
di smettere di comprare ragazzoni di 28-31 anni, e di cominciare a puntare sui giovanissimi. Ebbene, io voglio solo ricordare a tutti coloro che la pensano così, che se siamo il Milan, se siamo conosciuti, rispettati e temuti da tutti, è proprio perchè siamo sempre stati così, se negli ultimi 25 anni abbiamo vinto tutto ciò che esiste è proprio perchè abbiamo tenuto fede alla nostra politica e linea di azione. Certo, tutti sognano di poter tirar su dal vivaio il nuovo Messi, o di acquistare un ragazzino che in qualche anno esploda, ma non è nel nostro stile; come non è nel nostro stile pagare 60 milioni di euro per un giocatore, o un allenatore, con la convinzione di poter vincere tutto, e rischiando di fare la fine del Real Madrid e del Manchester City. Quindi vorrei convincervi a non pensarla così, a non lamentarvi della nostra diversità dal Barcellona, se ci chiamiamo Milan evidentemente siamo qualcosa di diverso, che dal 1899 vince tutto ciò che è possibile vincere, siamo tra le mete più ambite di tutti i giocatori, e siamo anche quelli che pagano 600.000 euro per Nocerino che poi ti fa 7 goal in 15 partite.
Nel calcio, non conta vincere un anno, vedete l'Inter, ma dare continuità ad un ciclo, sicuramente ora stiamo vivendo nel ciclo Barca, ma non so quanto potrà durare, ci vuole esperienza anche per essere numeri uno, e poche squadre ne sono dotati. Sicuramente, noi siamo tra quelle poche. E per poche intendo 2. Milan e Real Madrid.
Forza Milan, siate fieri dei nostri colori.

Anto


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