Roma - Milan, i singoli valgono di più degli schemi!
Sabato 29 ottobre allo stadio Olimpico di Roma alle ore 18.00, si sono sfidati Roma e Milan. Un Big Match. La Roma allenata da Luis Enrique si è schierata in campo con un 4 – 3 – 1 – 2 dove spiccano le prove di Josè Angel e Pjanic. Il terzino sinistro spagnolo è apparso molto bravo in fase di spinta, piedi buoni ed ha dimostrato una certa facilità nel saltare l’uomo. Nella fase difensiva è sufficiente, ovviamente non è il suo pezzo pregiato. Essendo ancora giovanissimo (classe 1989) avrà sicuramente modo di perfezionare ed eventualmente eliminare le sue lacune difensive. I rossoneri allenati da Massimiliano Allegri si sono schierati con il medesimo schema, 4 – 3 – 1 – 2. In porta Christian Abbiati (buona la sua prova). Nella difesa a quattro da destra verso sinistra Ignazio Abate. Prestazione generosa ma forse era troppo preoccupato dalla incursione del suo diretto avversario Josè Angel. Coppia centrale, quasi perfetta, formata da Alessandro Nesta e Thiago Silva. Per Alessandro primo gol agli odiati rivali di sempre. Sulla sinistra Gianluca Zambrotta. Per l’esperto Gianluca, al rientro, è da considerarsi colpevole per il gol subito di testa da Burdisso. Ma vista l’esuberanza fisica e la più giovane età di Taiwo perché non schierarlo titolare al posto del buon Zambrotta che ormai è a fine carriera? A centrocampo Alberto Aquilani, buona la sua prova contro il suo passato. A protezione della difesa, un bodyguard che porta il nome di Mark Van Bommel. L’olandese non avrà piedi ottimi, ma quando la squadra corre lui sa dare tempi perfetti e di conseguenza da grande sicurezza all’intera squadra rossonera. Dimostrazione sta nel fantastico recupero difensivo del primo tempo. Sul centrosinistra Antonio Nocerino, buona la sua prova, dinamico e sempre preciso negli inserimenti, qualche errore in fase di impostazione. In attacco la coppia formata da Robinho e Zlatan Ibrahimovic. Lo svedese torna al doppio gol. Ci voleva, questa doppia marcatura scaccia le polemiche del ritiro svedese. Alle spalle della coppia d’attacco Kevin Prince Boateng. Il ghanese non ha vissuto la sua miglior prestazione stagionale. È sembrato in ritardo di condizione, forse l’exploit della partita di Lecce e contro il Bate Borisov era dovuto al fatto che era appena rientrato dall’infortunio. Ora come spesso succede, il ragazzo ha bisogno di giocare con continuità, per poter trovare la condizione atletica e l’espulsione rimediata dalla panchina non giova certo a suo favore.
Il progetto di Luis Enrique piace, la mentalità di conseguire i risultati attraverso il bel gioco è ammirevole. Vedere un allenatore che chiede al proprio portiere di essere il primo a giocare il pallone fa ben sperare. Il tecnico spagnolo chiede ai propri terzini di essere i primi ad attaccare, crede nel possesso palla e di conseguenza schiera giocatori dai piedi buoni. Dimostrazione sta nel triplo regista di centrocampo (De Rossi, Gago e Pizarro) più un trequartista dai piedi vellutati come Pjanic oltre che il possibile inserimento di un talento assoluto come Erik Lamela. La Roma ha una rosa molto giovane e se la dirigenza avrà pazienza con il proprio allenatore, potremmo assistere ad un cambio di mentalità italiana. Questo progetto ricorda il primo di Carlo Ancelotti, quando si trovò a schierare in contemporanea le varie mezze punte. È vero oggi la Roma ha perso, ma non per mentalità ma per i giocatori. Avere nelle proprie file giocatori del calibro di Ibrahimovic, Cassano o Robinho ti rende vincente, ma come gioco espresso è piaciuta molto.