Juventus-Milan: tutti a lezione da Conte!
Domenica alle ore 20.45 allo Juventus Stadium si affrontano Milan contro Juventus. I padroni di casa allenati da Antonio Conte si schierano con un 4-5-1 che a tratti, durante la partita, si trasformava in un 4-2-3-1. Nonostante i numeri di partenza (4 – 5 – 1) la squadra juventina è apparsa molto offensiva e la mossa di aggiungere un centrocampista allo schieramento di base si è rilevata vincente. Antonio Conte ha dato lezione di tattica, Mr. Allegri in 90 minuti non ha capito come risolvere i vari problemi in campo. I continui lanci lunghi a cercare la giocata di Zlatan Ibrahimovic non reggono più. Un conto è giocare contro Viktoria Plzen un altro è giocare contro i bianconeri di Torino. Nel vedere giocare Andrea Pirlo ci si chiede come è possibile che non faccia più parte dei rossoneri.
Il Milan è sceso in campo con l’irrinunciabile 4-3-1-2. In porta Christian Abbiati (prestazione insufficiente, i fantasmi di un Dida bis sono dietro l’angolo). In difesa da destra verso sinistra, Daniele Bonera (inutile sia in fase di difesa che d’attacco), coppia centrale formata da Alessandro Nesta (generosa la sua prestazione) e Thiago Silva (predica nel deserto), a sinistra Gianluca Zambrotta (non regge più le due partite alla settimana e forse rischiare un altro terzino più giovane non sarebbe del tutto sbagliato). A centrocampo Antonio Nocerino (cosa serve?), Mark Van Bommel (buon giocatore, ma la squadra deve girare ed avere buoni sincronismi), Clarence Seedorf (grandissimo ci mette sempre la faccia ma non può più giocare due o tre volte alla settimana). In attacco la coppia formata da Zlatan Ibrahimovic e Antonio Cassano (incolpevoli, pochi palloni giocabili per i due). A loro supporto Kevin-Prince Boateng, più dannoso che utile.
Ora piuttosto che parlare di tattica bisognerebbe chiedersi il perché di certe scelte passate e presenti. Perché mandare via la genialità di Ronaldinho per poi prenderne la brutta copia italiana? Perché mandare via Andrea Pirlo per poi comprarne la riserva in Nazionale? Perché cambiare i ruoli ai giocatori? Per essere grandi allenatori non bisogna essere fenomeni cambiando le posizioni ai propri elementi. Per essere grandi allenatori non bisogna essere inflessibili sugli schemi ma bisogna adattare gli schemi ai giocatori. Ad esempio Arrigo Sacchi arrivò al Milan profeta del 4 – 3 – 3 ma dopo poche partite cambiò il suo modulo in un 4 – 4 – 2 capendo che Roberto Donadoni non era un attaccante esterno ma un’ala. Carlo Ancelotti arrivò al Milan con la cultura del 4 – 4 – 2 o del 3 – 4 – 3 (modulo usato proprio alla Juventus) ma quando si trovò in rosa gente come Rivaldo, Rui Costa, Andrea Pirlo, Shevchenko e Pippo Inzaghi, capì che doveva cercare un’altra strada e la trovò! Quindi perché cambiare ruoli ai giocatori? Emanuelson è e sarà per sempre un terzino sinistro od eventualmente un centrocampista di sinistra. Non è un rifinitore, non è una mezzala e non è nemmeno una seconda punta! Un giocatore può adattarsi in un ruolo nuovo per qualche partita, non può ad ogni presenza essere schierato in posizioni diverse. A domanda precisa sull’eventualità di schierare i rossoneri con 4 – 4 – 2 vista la presenza di Urby Mr. Allegri rispose: “Non siamo nel basket che si possono avere più schemi, nel calcio ne basta uno per l’intera stagione!” Ma questa è follia allo stato puro!.
Il famoso DNA rossonero era dovuto grazie alla presenza dei piedi buoni, ora dove sono? Mr. Allegri da quanto ha messo piede a Milanello ha chiesto i seguenti giocatori: Astori, Lazzari, Cossu e Matri, l’asse portante del Cagliari. Il Cagliari ha vinto per caso lo scudetto? È andato in Champions League? Al Milan si ragiona diversamente! Lui ha esultato per il pareggio di Barcellona, mentre il presidente Silvio Berlusconi ha parlato di lezione di calcio subita dai blaugrana. Contro la Juventus, l’atteggiamento tattico, è stato il medesimo come contro la squadra allenata da Pep Guardiola, chiusi in difesa e lancio lungo e sperare. Il Milan deve essere padrone del gioco, poi si può perdere ma bisogna essere padroni del gioco. E per esserne padroni bisogna comunque far dialogare i piedi buoni. Carlo Ancelotti schierava un solo incontrista (Gattuso), Sacchi ne schierava uno e mezzo (Angelo Colombo e Rijkaard che in passato era uno stopper ed adattato con successo nel ruolo di centrocampista). Il difensivista Fabio Capello schierava in contemporanea Boban, Savicevic, Van Basten e Massaro o Papin!