Non sempre con il cuore si vince: qualche volta si pareggia
E’ stata una serata da dimenticare. Per la prestazione incolore del Milan, per il comportamento antisportivo e becero di una frangia dei tifosi della Roma, per la grossa sciocchezza di Muntari che si è fatto espellere al 40’ del primo tempo. Un deludente 0 a 0 che rimanda l’eventuale qualificazione in Champions al match di domenica prossima contro il Siena già retrocesso. C’era anche un rigore per la Roma che non avrebbe cambiato nulla perché anche in caso di sconfitta i rossoneri comunque avrebbero dovuto fare risultato pieno a Siena. Ma c’è chi si aggrappa a questo episodio per sostenere che il Milan è stato favorito dagli arbitri dimenticando forse che proprio nel match con la diretta concorrente ci sono stati errori macroscopici (una espulsione, un rigore concesso con grande magnanimità, e due clamorosi penalty ignorati) senza i quali il risultato finalee la classifica potevano essere molto diverse.
L’unico aspetto positivo dell’ultima partita del campionato a San Siro è il grande impegno del Milan nel secondo tempo quando si è trovato in inferiorità numerica. La squadra ha lottato con grinta meritando sotto questo profilo un plauso. Purtroppo non sempre col cuore si vince, ci vogliono idee e uomini che sappiano tradurle in pratica (Montolivo) soprattutto quando il Milan era in undici contro undici. In quel frangenteè mancato il gioco (e l’intensità). Ancora una volta. Attaccanti troppo isolati in avanti cercati con le solite improduttive verticalizzazioni. Con Balo braccato e con il Faraone generoso ma poco brillante perché troppo prevedibile. Con Baoteng che andava a scartamento ridotto. Con un centrocampo privo di fantasia che in fase di impostazione commetteva una gran numero di errori. Con gli esterni che non riuscivano a dare profondità alla manovra. Buon per il Milan che il “gigantesco” Abbiati sia riuscito ad ergersi a baluardo insormontabile. Nella scala dei valori dopo Abbiati il vuoto, con l’unica eccezione di Mexes stavolta sugli scudi.