Grande successo a San Pietroburgo, ma quale correttivo andava fatto per tempo?
Partiamo dal triplice fischio finale di Zenit-Milan e dalla soddisfazione di aver battuto 3 a 2 in trasferta lo Zenit San Pietroburgo. Il Milan non vinceva fuori casa da due anni, lo Zenit non perdeva una gara interna da quattro anni. E poi mettiamoci pure la ciliegina del meraviglioso gol del Faraone che ha segnato il suo quinto sigillo negli ultimi 11 giorni (dal 23 settembre gol all’Udinese al 3 ottobre). I motivi per gioire sono tanti. Ma per non essere sofisti, c’è anche l’altra faccia della medaglia, quella meno positiva. Dopo i 25 minuti iniziali, dove il Milan è nettamente è prevalso tanto da stropicciarsi gli occhi, si è poi verificata l’ennesima flessione coincisa con la crescita dello Zenit. Sono allora arrivate le sofferenze e i due gol della rimonta dei padroni di casa.
Forse dopo il 2 a 0, con gli avversari che messo da parte ogni timore sono andati lancia in resta all’assalto della roccaforte milanista, era il caso di rivedere l’assetto tattico di partenza ricorrendo a qualche correttivo. I due gol subiti sono nati da imperdonabili disattenzioni. Sul primo Hulk era libero in area, mentre la seconda rete di testa di Shirokov è arrivata sugli sviluppi di un calcio d’angolo. E’ il sesto gol che il Milan subisce su palla inattiva.
Lo Zenit stava crescendo anche perchè Montolivo e De Jong non erano frangiflutti invalicabili e gli esterni non erano inappuntabili nelle chiusure. Come se non bastasse i 4 giocatori davanti (Boateng, Bojan, El Shaarawy e Emanuelson) per quanto volenterosi si rivelavano lacunosi nella fase difensiva. Sulle palle alte la contraerea rossonera non riusciva a contrastare con efficacia e così fioccavano i pericoli. A quel punto è assurto ad eroe della serata Christian Abbiati che ha compiuto almeno cinque autentici miracoli negando, con strepitosi interventi, altre segnature a Hulk e compagni.
Gli inserimenti di Nocerino per Emanuelson e Yepes per Boateng hanno prodotto immediati risultati. Il colombiano è diventato protagonista nella bolgia dell’area di rigore. Il cambio di Bojan, lodevole la sua prestazione, per Pazzini non ha sortito grandi effetti. Le barricate milaniste hanno retto fino alla termine dell’ emozionante match. Non sono mancate i rinvii alla “viva il parroco”, ma il fine giustifica i mezzi, tanto più che al 76’ il Milan è stato premiato con l’autogol decisivo di Hubocan che ha anticipato Pazzini pronto a mettere dentro. Ogni tanto un pizzico di buona sorte ( più in occasione del primo gol su punizione di Emanuelson deviata da Shirokov) non guasta.