Crudeli: "Continua il processo di crescita del Milan di Seedorf"
Fonte: di Tiziano Crudeli per CrozzoPizzo.it
Prosegue il processo di crescita del Milan con la differenza che rispetto al match con l’Atletico, dove c’erano state le prime avvisaglie, stavolta a Marassi oltre a giocare bene porta a casa anche i tre punti in palio. Eppure il Milan per nove undicesimi era molto diverso da quello visto a San Siro. Le 10 assenze per infortuni di vario genere non hanno pesato sul rendimento della squadra. Chi è sceso in campo ha dato il massimo con risultati ottimali. Lo score della gestione Seedorf: 4 vittorie, 1 pareggio e 1 sconfitta in campionato, più 1 sconfitta in Coppa Italia. La risalita verso posizioni più consone è appena cominciata.
Le novità tattiche, ma soprattutto la disponibilità di tutti al sacrificio e al rispetto dei dettami dell’allenatore, hanno prodotto eccellenti risultati. Intanto la circolazione della palla è più veloce e complica i tentativi di pressing degli avversari. Taarabt e Honda sui binari esterni attaccano e soprattutto ripiegano a centrocampo con grande rapidità non lasciando mai soli l’orchestratore Montolivo e Muntari perfino troppo determinato. Confermato: quando il Milan non è in possesso palla l’assetto tattico passa dal 4-2-3-1 a un più funzionale 4-4-1-1. Con inevitabili benefici per la difesa dove Rami ha giganteggiato e Zaccardo, sostituto dell’influenzato Bonera, ha svolto con profitto il suo mandato.
Contro la Sampdoria il Milan è partito forte e ha archiviato i 45’ iniziali con 1 gol di Taarabt, su cross di Rami, e un totale di 9 conclusioni a rete di cui 5 nello specchio e 4 fuori. Da registrare al 39’ il mancato raddoppio di Saponara con un tiro di poco alto sopra la traversa da buonissima posizione . Taarabt e Honda fanno un lavoro di spola prezioso e instancabile. Il marocchino è incontenibile. Dietro Rami non perde un colpo. Pazzini, mobilissimo, lavora a tutto campo, non offre punti di riferimento agli avversar e dà profondità alla manovra.
Seconda frazione di gioco ricca di episodi discussi. Al 13’ il gol di Rami: cross di Taarabt, Pazzini si scontra col portiere Da Costa, la palla arriva a Rami che di testa mette dentro. C’è non c’è l’intervento scorretto del Pazzo? Molti dicono: il gol andava annullato. Dunque errore arbitrale. E’ capitato a tutti subire dei torti. Al Milan contro l’Atletico. E’ successo all’Inter contro la Fiorentina in occasione della rete del 2 a 1 di Icardi, è capitato anche nel derby di Torino quando il direttore di gara non ha assegnato un rigore ai granata per un evidente fallo in area di Pirlo ai danni di El Kaddouri.
Al 22’ l’intervento di Amelia in scivolata in area su Eder lanciato a rete da un passaggio smarcante di Maxi Lopez che secondo Montolivo era viziato da un fallo col braccio dell’ex catanese. Il portiere rossonero ha colpito prima la palla o il piede del doriano? Tutti gli addetti ai lavori concordano che il Signor Doveri, arbitro dell’incontro, ha fatto bene a giudicare regolare l’uscita di Amelia su Eder perché il portiere milanista colpisce prima la palla e non può smaterializzarsi. La cronaca registra al 27’ l’espulsione di Maxi Lopez per doppia ammonizione (la seconda è causata da un plateale “vaffa” al direttore di gara che fatto infuriare il tecnico doriano). Poi anche Amelia, sostituto di Abbiati influenzato, si mette in evidenza con altri due strepitose parate rimediando a due disattenzioni difensive: al 37’ devia una conclusione sottomisura di Eder e al 48’ alza sopra la traversa una stangata da fuori area di un giocatore doriano. Rossoneri meno intraprendenti. Tiri in porta del Milan: 3 nello specchio e 2 fuori. Con gli inserimenti di Poli per Saponara, Essien per un nervoso Muntari e Emanuelson per Constant, il Milan dedica particolari attenzioni alle coperture e porta a casa un 2 a 0 che al di là degli episodi, oggetto di opposte valutazioni, è molto positivo.
Il commento riassuntivo nel post partita di Sinisa Mihalovich diretto interessato: “ Non giudico l’operato dell’arbitro. Il Milan ha meritato di vincere.“ E se lo dice lui c’è da crederci.