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Incroci rossoneri: Milan-Barcellona tra Ibra e Guardiola, da Dinho al Genio

di Matteo Bursi

La partita dell'anno, la sfida che mancava. Un Milan-Barcellona dal sapore differente rispetto agli illustri precedenti tra rossoneri e blaugrana. Gli incroci della storia ripropongono Milan-Barça a 5 anni e mezzo dall'ultima notte di gala a San Siro. Era il 18 aprile 2006, semifinali di Champions. A Barcellona si era ancora nel pieno dell'era di Ronaldinho e Eto'o, con Leo Messi già affacciatosi in prima squadra, ma lontano dall'egemonia mondiale che lo vede - ora - dominatore incontrastato di Liga, Champions e Pallone d'oro. Un lustro soltanto, ma una pagina di storia del calcio intercorre tra l'ultimo Milan-Barça e quello di domani sera. Reduce dalla beffa di Istanbul, quel Milan uscì a testa alta in semifinale (la vendetta sui reds solo rimandata di una stagione) contro un Barcellona - guidato in panchina dall'ex milanista Frank Rijkaard e con in mediana l'attuale rossonero Mark van Bommel - che in bacheca aveva una sola Coppa, quella francobollata da Rambo Koeman nell'amarissima Wembley di Vialli e Mancini. La storia nel frattempo è stata riscritta. I blaugrana capaci di sollevare la Coppa dalle grandi orecchie per altre tre volte nelle ultime sei edizioni. Il manifesto dell'era Messi (che nella memoria dei tifosi catalani rimarrà ben più indelebile del regno di Dinho) sancito nel nuovo Wembley, con il 3-1 rifilato al Manchester United di Ferguson lo scorso 28 maggio, che profuma di manifesto firmato a quattro mani da Lionel l'argentino e Pep Guardiola. E se il Milan rimane il club più titolato al mondo, la bulimia da trofei del recente Barça fa tremare più di un record a tinte rossonere. La squadra perfetta, il Milan di Arrigo Sacchi, fu infatti l'ultima compagine capace di vincere due volte consecutivamente il massimo trofeo continentale. Il Milan di Massimiliano Allegri ha dunque un motivo in più per mettere il bastone tra le ruote a Messi e compagni. E proprio l'ultimo incrocio tra il Diavolo e il Barcellona, nel tempio del Camp Nou ha forse lasciato intravedere una sceneggiatura diversa per il film del calcio europeo contemporaneo. Messi, Iniesta e soci rimangono al top, ma forse di un gradino dell'Olimpo il Barcellona è sceso. Non più inarrivabili, il 2-2 griffato dalla cavalcata di Pato e dalla zuccata di Thiago Silva, condito da tanto rigore e sofferenza, ha mostrato il lato vulnerabile dell'Armada blaugrana. La sfida a Messi lo stimolo giusto per ritrovare quella dimensione europea che il club di via Turati ha nel Dna da sempre (il 4-0 di Atene 1994 con la meraviglia di Dejan Savicevic ai danni del beffato Zubizzarreta ne è un dolce ricordo), più dei campioni d'Europa in carica. Se a questo s'aggiunge il pepe dell'andirivieni con veleno che Zlatan Ibrahimovic (16 gol a referto nell'annata in Spagna) ha da mettere in campo nel suo personalissimo Milan-Barcellona, con le fresche frecciate a Guardiola, gli ingredienti ci sono proprio tutti.


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