Il Fenomeno ci fa sognare: grazie Alexandre
Nella splendida serata pre-Natalizia di Milan-Udinese, brilla la stella di Alexandre Pato: un astro lucente che fa sognare i tifosi rossoneri con i suoi cuoricini, ma soprattutto per quei gol pesantissimi quanto belli. Come omaggio al fuoriclasse di Pato Branco, desidero riproporvi il mio editoriale del 28 agosto 2008, dal titolo "Il Fenomeno lasciatelo qua: Pato", e di tremenda attualità dopo la fantastica prestazione del Papero. Per l'analisi della convincente partita, l'ultima del 2008, ne parleremo nei prossimi giorni: in fondo c'è una sosta natalizia pre-ritiro di Dubai che cade proprio a pennello.
>Solo il tempo dirà se l'arrivo, anzi, il ritorno, di Andriy Shevchenko al Milan è effettivamente un affare per la squadra rossonera che certo, qualora recuperasse l'ex Pallone d'Oro, dimostrerebbe la gaffe del Chelsea a non puntare su di lui: quel che è certo però, e l'attualità lo dimostra, è che è stato un clamoroso affare per la stampa italiana, che da giorni impiega fiumi e fiumi di inchiostro (per i giornali) e di parole (per tv e radio) per improbabili formazioni che farebbero fatica a tenere il campo anche nei videogiochi o al fantacalcio, ovviamente con Shevchenko di punta. L'attacco più gettonato è quello composto da Seedorf, Kakà, Ronaldinho, in rigoroso ordine da destra a sinistra, più Sheva: come a dire, questi sono i fuoriclasse (alcuni da recuperare, è bene ricordarlo) del Milan e li mettiamo tutti in campo, come se fosse una partita a poker. Mi permetto, per un fatto affettivo prima ancora che calcistico, di apportare una correzione: a mio parere, non ci potrà mai essere Milan 2008/09 (ma anche 2009/2010, 2010/2011 e via seguenti) senza Alexandre Rodrigues da Silva, al secolo Alexandre Pato. Quando ho visto giocare per la prima volta questo ragazzo, il 27 novembre 2006, in alcuni highlights della 37esima giornata del Brasilerao, mi fiondai al pc per scrivere una breve seppur intensa news per Tuttomercatoweb.com, il portale per cui allora (e tuttora) collaboravo: la sensazione era quella di aver visto, fatte le debite proporzioni calcistiche, qualcosa di storico, come chi ha visto cadere la prima parte del muro di Berlino. Un giocatore straordinario metteva a segno 1 gol, due assist e numeri pazzeschi, a 17 anni compiuti da poco più di due mesi: da quel giorno quel ragazzino fantastico con quel soprannome buffo, non l'ho più lasciato neanche per una partita, tra Internacional, Nazionale Under 20, Olimpica e, finalmente, Milan e Seleçao, esattamente come avevo sognato per lui quel 27 novembre. Vedere un diamante così puro in un campionato che dispone sì di diversi campioni, ma tutti arrivati diversi anni fa (l'ultimo forse, Kakà nel 2002) oppure dal valore internazionale minore, mi fa venire tremendamente voglia della prima giornata di Serie A: con tutta probabilità Patinho domenica, contro il Bologna, sarà dal primo minuto lì, dove gli spetta. Da assoluto "Patomane" sono però preoccupato dalla tendenza italiana di bollare come seconda punta, addirittura come ala o trequartista (ricordo nella primavera 2007 deliranti articoli e servizi in cui veniva definito "l'erede di Figo"), chiunque abbia una classe cristallina nei suoi piedi, un talento al di fuori dal comune ed una disponibilità a svariare su tutto il fronte d'attacco: lo voglio dire chiaro, Pato è una prima punta, non certo nel senso statico del termine (alla Inzaghi o alla Trezeguet, anche se il fiuto del gol può crescere anche fino a quei livelli), ma pensate che all'Internacional decentrarono capitan Fernandao (un bel "manzo" di 190 centimetri per 85 chili) sulla fascia destra pur di farlo giocare "in the box". La sua frizzante smania di fare e di rincorrere il pallone (atteggiamento tipico dell'ex giocatore di Futsal, sport a cui Pato si dedicava in adolescenza, quindi non troppi anni fa) lo porta spesso troppo fuori dalla zona centravanti, ma proprio su questo penso lavorerà duro Carlo Ancelotti: non ha voluto lavorarci Carlos Dunga ed i risultati, contro l'Argentina, si sono visti. In questa stagione il numero 7 rossonero è chiamato alla conferma: a 19 anni, Ronaldo esplose definitivamente con la maglia del PSV e della Seleçao, e quello dovrà essere il riferimento di Alexandre per il resto della sua carriera. Perchè sì, il paragone con l'attaccante più forte degli ultimi 15 anni non è dissacrante: in Brasile lo sanno e l'opinione pubblica si è indignata della mancata convocazione dell'ex "garoto colorado" per il prossimo doppio impegno della Seleçao. Ormai quasi 10 anni fa, quando Shevchenko sbarcò a Milanello, i tifosi cantavano "Il Fenomeno lascialo là, qui c'è Sheva", esorcizzando quello straordinario campione che giocava nella Milano Nerazzurra: ora, il Fenomeno lasciatelo qua, con la sua maglia rossonera, davanti a Kakà e Ronaldinho... E gli altri, con il massimo rispetto per un eroe come Pippo Inzaghi, un ex pallone d'oro come Shevchenko ed il vice-capocannoniere Borriello, si mettano in fila.