.

Società, Gattuso e squadra verso un unica direzione. Con loro i tifosi tutti, o quasi

di Alessandro Jacobone

Un mese e poco più, è questo il periodo in cui il nostro Milan dovrà dare tutto buttando il cuore oltre l'ostacolo, o per meglio dire gli ostacoli rappresentati dagli avversari in calendario. Tra le poche formazioni europee in corsa su tre fronti, i ragazzi di Rino Gattuso hanno di fronte a loro una serie di sfide probanti che delinearanno meglio classifica, ambizioni, obiettivi e perchè no, il futuro della stessa guida tecnica. Lo sa il gruppo, lo sa anche il nostro mister che si gioca la panchina proprio in queste gare, nonostante le giuste smentite di routine. Mirabelli dice la verità quando si augura rimanga in rossonero per altri 10 anni. Lo ha voluto lui sulla panchina dopo l'esonero di Vincenzo Montella e lo ritiene una sua personale scommessa tramutatasi successo. Si narra gongoli per la continua crescita della compagine rossonera, ma più del suo ego, il Ds rossonero tiene al futuro del club e come detto da Marco Fassone in tempi non sospetti, "un anno fuori dalla Champion sarebbe digeribile in tema di bilancio, due molto meno". Da qui la necessità di chiarirsi subito le idee. Anche perchè proprio Marzo, viene considerato come limite per la decisione sulla guida tecnica. Così fanno le grandi squadre e così dovrà fare anche il Milan che grande vuole ritornare. Riparire con l' uomo dal Dna rossonero per eccellenza, o affidare ad un Top Trainer dal passato bianconero la corsa alla qualificazione per la coppa dalle grandi orecchie? Personalmente vivo questo dilemma con la serenità di chi non sarà costretto a fare tale scelta, ma con la gioia di trovarmi in uno stato di cortocircuito emotivo. Dubbioso sulla scelta di privare la Primavera del suo allenatore e scottato dalle lapidazioni avvenute con le bandiere rossonere che avevano osato ambire alla panchina rossonera, ho vissuto malissimo i giorni precedenti all'ufficialità della decisione. Il fatto che ad oggi le mie certezze su chi desiderare in panchina la prossima stagione, siano state messe in discussione con così tanta veemenza, non fa altro che confermare quanto di buono Rino Gattuso stia facendo in queste suoi primi mesi da allenatore della prima squadra. E non parlo solo dei risultati sul terreno verde, no. Il suo Milan sta iniziando a produrre gioco e le manovre fanno trasparire un lavoro che a Milanello sembrava dimenticato. Non è un Milan solo grinta ed entusiasmo. Con solo quelli, l'abbiam visto nel periodo in cui Pippo Inzaghi è stato sulla nostra panchina, si va poco lontano. Siamo in serie A e il campionato italiano non fa sconti a nessuno. Servono idee, tanto lavoro e qualche decisione presa di pugno. Quella relativa alla scelta di ripartire la preparazione a campionato in corso, per esempio, un colpo di genio. E' infatti risaputo quanto gli allenatori subentranti non varino mai i piani atletici per non ingolfare le gambe dei giocatori ma soprattutto per giocarsi la propria conferma puntando sulla reazione della squadra al cambio panchina. Rino pero' ama il Milan e per il suo bene ha preso una serie di decisioni senza esitazioni e senza pensare al suo mero interesse. Nessuna ricerca di consensi, nessun cenno d'intesa con chi si complimenta con lui in sala stampa. Rino sa che si deve lavorare sodo e che per ottenere risultati serve che si dicano più NOI, piuttosto che IO. Il gruppo l'ha capito e le numerose dimostrazioni di coesione del gruppo vanno di pari passo con il miglioramento delle prestazioni in campo. Quello che succede sul tappeto verde e fuori dal campo, sono legati molto più di quanto si pensi. E se alle cene tra amici spontaneamente organizzate dai vari marcatori della domenica, seguono vittorie e belle immagini di gioia post partita, ben venga tutto questo. Uniti verso un unico obiettivo. Lo ordina Rino Gattuso. Chi manca a questo appello è ancora una parte della tifoseria ancora scettica sul futuro della squadra e sulle scelte effettuate da Massimiliano Mirabelli in sede di calciomercato. L'inizio shock dei ragazzi sotto la guida di Vincenzo Montella, ha leso alcune delle certezze costruite a colpi di "passiamo alle cose formali" e dato il fianco a detrattori di vecchia data. Ma lunga esperienza di contestatore della vecchia dirigenza, ha affinato la mia sensibilità nel riconoscere la critica per amore, da quella figlia di pregiudizi o per semplice interesse. Arrivati a questo punto della stagione, ero convinto di aver individuato con chiarezza le due fazioni. Con il carro dei positivi sempre più in overbooking e lo zoccolo duro del team contro la società, barricato dietro le proprie convinzioni senza pero' ledere il loro amore per il Milan, cosa che non ho mai messo in discusione. Ho commesso pero' un errore di valutazione e me ne sono accorto nei giorni quando ai miei occhi si è palesata una parte di "tifosi" che non avrei mai pensato potesse esistere, quella del "Kalinic si è rotto, evviva non gioca più". La stupidità di quei post non necessita di ulteriori commenti e come ha detto Leonardo Bonucci in occasione delle offese sotto il suo profilo, è figlia di vili profili social celati dietro nickname indecifrabili. "A volte viene la voglia di andarli a prendere a casa" ha sentenziato Leonardo mostrandosi umano come tutti noi. A proposito di Bonucci, notizia di ieri è quella relativa all'esultanza e compiacimento per il presunto infortunio del giocatore durante la gara di ieri, da parte di un sedicente giornalista a tinte rossonere. Il tutto perchè simbolo di una campagna acquisti costruita da una nuova dirigenza. Ho dovuto rivedere il video più volte senza riuscire a capacitarmi di cotanta stupidità ma il rammarico maggiore è stato quello di non aver avuto con me il numero di telefono di Leonardo per scrive lui il messaggio "Capitano, fra cinque minuti passo a prenderti in macchina, andiamo?"

Alessandro Jacobone Milanisti Non Evoluti 2.0 su facebook, twitter e instagram. Vice Presidente Associazione Milanisti1899


Altre notizie
PUBBLICITÀ