Milan vs business, i giocatori ne risentono
Il quotidiano torinese Tuttosport, prova a studiare il pre-campionato milanista da un punto di vista particolare. Venticinquemila chilometri in tredici giorni, fatti di sei trasferimenti aerei, in grado di stendere un elefante. Il profitto (sconfitte a parte) è buono, quattro milioni di euro il compenso incassato dal club rossonero. La traversata del Milan, non ha portato solo "liquidi", ma rientra nel piano di un indotto, fatto di promozioni e di marketing, valutabili solo nei prossimi mesi o anni. Questo è il calcio business di oggi, con il quale il Milan, si trova a dover convivere. Ancora una volta motivo di discussione, esattamente come nello scorso inverno, quando i giocatori si ribellarono alla prospettiva di dover disputare tutte le settimane una grande amichevole in giro per il mondo, con il rischio di perdere il terzo posto (poi conquistato in extremis).
La squadra lo ha fatto presente alla società, il tecnico lo sta ripetendo da giorni, i preparatori utilizzano questi dati, quelli dei chilometri, dei trasferimenti e dei fusi, per spiegare la mancanza di benzina. Certo, poi arriva la prestazione contro il Boca e allora potrebbe essere che qualcosa non torni. In realtà, anche l’orgoglio ha un limite: nel senso che lo si può tirare fuori quando si sta per affogare, non tutte le volte che si nuota controcorrente. "Siamo morti, così non si può andare avanti". La voce che vuole per ovvie ragioni rimanere anonima, racchiude però il pensiero del gruppo, che in tutto questo tempo, non si è allenato. Da qui la preoccupazione non solo dei risultati attuali, ma ancor più di quelli futuri, quando potrebbe venire a mancare la “base”, sacrificata sull’altare delle partite che portavano tanti soldi. "Solo una lunga serie di allenamenti defaticanti", è il concetto che si ripetono tra loro i giocatori, descrivendo questa avventura.