...Una stagione su cui meditare: rosa non all'altezza ed infortuni "inevitabili"
La stagione che si è appena conclusa, con tutto il suo bagaglio di delusione, non può far altro che farci riflettere, cercando di prendere il lato buono di un fallimento totale, sperando in una “sveglia” per i vertici rossoneri che dovrebbero cogliere spunti importanti da un’annata tanto storta quanto emblematica.
I perché di questa debacle totale sono da ricondurre a diversi fattori, tutti esemplificativi dei problemi genetici di una rosa con diverse falle al suo interno. Se la squadra ha dimostrato di essere pienamente all’altezza di poter vincere il campionato italiano, in Europa ha mostrato carenze strutturali importanti, tali per cui risulta impossibile poter lottare ad armi pari con i top team del vecchio continente.
In primis la squadra titolare, l’ipotetico 11 tipo del Milan non è assolutamente accomunabile a quello di Barcellona, Real Madrid e Bayern Monaco. Anche avendo tutti a disposizione (una vera e propria chimera in stagione, ma degli infortuni si parlerà più avanti), Massimiliano Allegri non avrebbe mai potuto mettere in campo una formazione in grado di dominare con qualità le partite contro le migliori squadre d’Europa. Innanzitutto quella fascia sinistra in difesa, troppi anni che il diavolo non ha un padrone dell’asse mancino, nel post Maldini si sono alternati interpreti diversi pressoché ogni anno, quasi sempre con risultati troppo lontani dall’eccellenza. Passando al centrocampo le carenze si moltiplicano, partendo dal mediano davanti alla difesa, avendo perso l’affidabilità di Mark Van Bommel, troppo spesso vittima degli infortuni e comunque molto più impreciso del campione ammirato l’anno scorso, serve un uomo in grado di garantire quantità e qualità con una continuità importante. Problema evidente anche per quel che riguarda le mezz’ali, i vari Nocerino, Aquilani e Muntari hanno fatto benissimo in stagione, andando ben oltre le aspettative, ma non hanno la qualità necessaria a dominare in campo internazionale, non hanno la capacità di fare la differenza nelle partite che contano. Perso Clarence Seedorf, sicuro partente in estate, ma presente a singhiozzi e con prestazioni via via meno importanti già quest’anno, il Milan non ha un uomo in grado di far fare un vero e proprio salto di qualità alla linea mediana, in grado di fronteggiare le grandi sfide con il piglio e la mentalità giusta. Da ultimo il nodo relativo alla porta, un argomento da trattare con delicatezza visto il ruolo. Il Milan ha in rosa due portieri ottimi, forse nessun’altro club ha una qualità tale, nel senso che nessuno può permettersi di schierare senza troppi ripensamenti il primo o il secondo portiere, stante una qualità media elevata, con due interpreti di pari livello. Abbiati ed Amelia sono due ottimi portieri, dal rendimento decisamente positivo, capaci anche di grandi parate, ma allo stesso tempo vittime di errori imperdonabili. Nulla da dire ai due numeri 1 rossoneri, ma per riportare la cosa ad un livello strettamente numerico, fra i tanti errori di tutta la squadra, i 4 punti di distanza dalla Juve, magari, non esisterebbero se Abbiati non avesse avuto quell’infortunio contro l’Udinese a San Siro ed Amelia non avesse fatto quell’errore madornale su un tiraccio di Diamanti a Bologna.
In avanti la situazione è di gran lunga migliore, potendo contare su tutti gli effettivi non si sarebbe secondi a nessuno, grazie ad un parco attaccanti completo e variegato, composto da campioni veri dalle caratteristiche diverse, capaci di offrire valide alternative tattiche ogni partita, l’importante, però, sarebbe averli tutti a disposizione.
Eccoci arrivati alla vera nota dolente, quella relativa agli infortuni, il leit motiv di una stagione intera, per molti un alibi, per altri una colpa. Certamente sono stati troppi, molto spesso inaspettati e strani come quelli di Gattuso e Cassano, la sfortuna ha giocato un ruolo fondamentale in questa annata storta, ma allo stesso tempo non ci si può stupire troppo dei tanti stop. La rosa del diavolo ha un difetto genetico, lo ha sottolineato anche ieri Gattuso, è una squadra piuttosto vecchia, per questo non ci si può stupire degli stop dei vari Nesta, Zambrotta, Seedorf, Van Bommel, Inzaghi, Yepes, Bonera. Allo stesso tempo vi sono giocatori tendenzialmente fragili, ci riferiamo chiaramente a Pato ed Aquilani, le carriere dei quali dimostrano una palese tendenza a farsi male. Naturale che quando capitano 4 infortuni in una partita sola, come accaduto nel derby dell’altra sera, tre dei quali di natura traumatica per giunta, non si può far altro che appellarsi alla cattiva sorte, ma, allo stesso tempo, un buon 50% degli stop stagionali ha coinvolto giocatori naturalmente soggetti ad infortuni, per età anagrafica o per fragilità muscolare.
Alla luce di tutto ciò, i dubbi presidenziali, palesati nella sfida con il Barcellona e non solo, hanno diverse spiegazioni, alle quali si può rispondere in un’unica maniera, investendo e rinnovando una rosa che non è geneticamente pronta per essere all’altezza delle aspettative dei tifosi rossoneri, il primo dei quali è proprio colui che potrebbe porre un rimedio a tale impreparazione.