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...Segnali positivi, individualità importanti ed un coro che stona ancora

di Emiliano Cuppone

La vittoria interna contro il Cagliari, fondamentale per classifica e morale, porta con sé tre punti, la consacrazione del Faraone El Shaarawy ed un gioco ancora da rivedere.
La prestazione rossonera ha convinto a metà, benissimo la rete inviolata, per la prima volta in stagione in campionato, bene le occasioni create, ma la manovra rossonera è piaciuta solo a sprazzi. Un altro ottimo inizio di partita, come ad Udine, come contro l’Atalanta e l’Anderlecht, con il diavolo che è sembrato poter controllare la gestione del pallone e chiudere l’avversario nella propria metà campo. Poi il calo, qualche disattenzione difensiva e molto spazio lasciato ai sardi che a tratti sembravano poter mettere sotto pressione Abbiati e compagni. Il diavolo sembra ancora timoroso, il gol siglato da El Shaarawy dopo un quarto d’ora ha facilitato il compito ed avrebbe dovuto permettere ai rossoneri di controllare con serenità la partita, ma al primo tiro in porta rossoblu il Milan è sembrato ritrarsi, quasi spaventato, sicuramente timoroso.
Benissimo il Faraone, trascinatore vero in questo inizio di stagione, ottimi Bonera e Mexes in mezzo alla difesa, bello a metà Montolivo, calato vistosamente nella ripresa ed evidentemente in debito di condizione atletica. Non è piaciuto Ignazio Abate, un po’ svagato in fase difensiva, incisivo solo a tratti in quella offensiva, con la solita fretta che ne vanifica gli ottimi inserimenti. Dall’altro lato buona prestazione per Mattia De Sciglio, sempre pronto a sostenere l’azione, adattato a sinistra il 20enne appare ancora un po’ insicuro nella fase di ripiegamento, incappando in errori di gioventù che contro avversari più blasonati potrebbero costare cari. In netta crescita Nigel de Jong, sempre puntuale nelle chiusure difensive, prontissimo a dare una mano alla linea arretrata sia in fase di ripiegamento che d’impostazione, inizia finalmente a trovare linee di passaggio interessanti ed a gestire il pallone con dovizia, eccezion fatta per un paio di dribbling di troppo sulla pressione avversaria.
Tante note positive nei singoli, qualche rimandato, Traorè su tutti, ma anche Giampaolo Pazzini ed un evanescente Emanuelson, sempre pronto al sacrificio ed alla corsa, ma troppo spesso pasticcione nella gestione della sfera, ancora da rivedere il coro di Massimiliano Allegri. Il Milan risulta incisivo e convincente solo a sprazzi, non riesce ad imprimere il proprio gioco per tutti i novanta minuti ed appare ancora sin troppo timoroso.
La speranza è che la vittoria possa portare maggiore serenità e coraggio in una squadra che a tratti appare ben congeniata e capace di gestire la manovra, potendo fare affidamento sulle geometrie di Montolivo, la grinta di De Jong e la spinta degli esterni, siano essi difensivi o del tridente. L’ingresso di Robinho nel finale di gara ha mostrato che il brasiliano può portare quella dose di fantasia ed imprevedibilità utile a colpire le difese schierate, attendendo la vitalità ed il senso del gol di Alexandre Pato ed aspettando di valutare l’impatto che potrà avere Bojan Krkic.
Un Milan in crescita, non piace in maniera assoluta, ma lascia intravedere qualcosa di positivo in una stagione che sino ad adesso è stata piuttosto avara di emozioni per il tifo rossonero. Attendiamo conferme già al Tardini di Parma contro una squadra ferita e capace di esprimere un bel gioco, aspettando anche sfide più probanti come potrebbero essere quelle allo Zenit di mercoledì prossimo ed il derby della domenica successiva.

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