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...PAZZIa rossonera: quel conguaglio che capovolge il mondo

di Emiliano Cuppone

Assistiamo attoniti a quello che dovrebbe essere un affare di mercato, uno scambio che dovrebbe accontentare tutti, con l’Inter che prenderebbe il giocatore di qualità voluto da Stramaccioni, al contempo liberandosi dello scontento Pazzini il quale si tufferebbe nella nuova avventura che starebbe cercando, andando a colmare il vuoto lasciato da Zlatan Ibrahimovic e contestualmente accontentando Allegri alla ricerca di una prima punta di peso, liberando il Cassano triste di quest’estate che sposerebbe la squadra per cui ha sempre tifato.
Tutto perfetto all’apparenza, ma qualcosa non torna, sì perché la trattativa prevede un conguaglio economico e, contrariamente a quanto ci si potrebbe aspettare, questo è dovuto all’Inter che, oltre al barese, ha chiesto ben 10 milioni di euro.
Partendo dal fatto che una cifra del genere, in un mercato povero e ridotto all’osso, è decisamente anacronistica, consci del fatto che la somma versata dovrebbe essere inferiore (si parla di una cifra compresa fra i 4 ed i 7 milioni), ma quello che proprio non scende giù è il pensiero che Pazzini abbia un valore non solo superiore, ma addirittura doppio rispetto a quello di Cassano.
Con tutto il rispetto per Giampaolo Pazzini, gran bell’attaccante che sicuramente saprà rendersi utile nell’economia del Milan di Allegri (sempre che alla fine la trattativa si chiuda, visto che le parole rilasciate dal livornese ieri sera, seppur diplomatiche, trasudavano un certo scetticismo sull’ingaggio del nerazzurro), ma nulla a che vedere con il genio di Antonio Cassano. Ci hanno dato diverse spiegazioni, innanzitutto i due anni di differenza (manco avessimo detto una decade), la durata del contratto con Pazzini che va in scadenza un anno dopo il barese, ma soprattutto la valutazione a suo tempo fatta dalla Sampdoria dei due giocatori (Pazzini in rampa di lancio con i blucerchiati pagato 18 e messo a bilancio con un valore di 12 milioni dall’Inter, Cassano fuori rosa e costato una cifra intorno ai 5 milioni per il Milan).
Partendo dal fatto che poco importa ai tifosi del diavolo delle casse di Massimo Moratti e soci (anzi a dirla tutta non ce ne può fregar di meno), noi, che con bilanci e questioni economiche forse abbiamo poco a che fare, siamo abituati a fare i conti della serva e, così facendo, comunque si veda la questione le cose non tornano.
Partiamo da un dato incontrovertibile, il valore assoluto dei due giocatori, sostanzialmente nemmeno paragonabile. Premettendo che chi scrive apprezza e non poco Pazzini, contento anche che possa essere lui l’acquisto per l’attacco, il ragazzo è un ottimo attaccante, un goleador che in area fa cose mirabili, ma nulla a che vedere con la classe e le qualità di quello che forse è l’ultimo vero fuoriclasse italiano.
Passiamo a valutare il passato recente dei due e vediamo che da un lato il barese, nonostante uno stop di 6 mesi, ha disputato una stagione dai numeri importanti, miglior assistman rossonero, fra i migliori della Serie A, praticamente sempre impiegato da titolare quando disponibile. Dall’altro lato un Pazzini pressochè emarginato dai vari allenatori che si sono succeduti sulla panchina dell’Inter, impiegato con il contagocce, quasi mai decisivo. Il primo è stato leader e uomo di punta azzurro agli Europei persi in finale dall’Italia, mentre l’altro era a casa o al bar con gli amici mentre Prandelli ed i suoi sfioravano l’impresa in Polonia ed Ucraina.
Anche volendo cadere nel tranello delle valutazioni e dei bilanci, non ci spieghiamo perché, solo questa volta, il parametro di riferimento debba essere l’esborso fatto dalle due società a suo tempo e non la valutazione corrente del duo. Vero che Cassano fu pressochè regalato al diavolo dalla Samp, ma il giocatore era stato estromesso dalla società ligure per problemi comportamentali, per poi essere valorizzato in rossonero e ritrovare una condizione ed una maturità che forse non ha mai avuto in carriera. Vero che Pazzini fu pagato a peso d’oro dall’Inter, ma all’epoca era in rampa di lancio, uomo di punta dei blucerchiati, goleador implacabile che veniva da due stagioni a livelli altissimi, praticamente titolare in Nazionale, mentre oggi è un ragazzo che non è riuscito a ritagliarsi spazio in un Inter a dir poco deludente, non riuscendo a convincere nessuno dei tre allenatori che si sono succeduti ad Appiano.
Alla luce di quanto sopra esposto appare del tutto incomprensibile il perché di un conguaglio che, di fatto, vanifica il lavoro di valorizzazione operato dal Milan ed allo stesso tempo non tiene conto di quanto la quotazione di Pazzini sia scesa nell’ultimo anno all’Inter. Se il parametro unico dev’essere la contabilizzazione del cartellino, qualcuno ci spieghi com’è possibile che il Milan ha ceduto Thiago Silva per 40 milioni dopo averlo acquistato per meno di 10, o perché a suo tempo Ricardo Oliveira fu ceduto al Saragozza per 13 milioni nonostante solo un anno prima il suo cartellino fu valutato circa 25 dal Betis, giusto per fare due esempi in salsa rossonera, ma ne potremmo fare centinaia.
Qualcosa non torna, se è vero che l’addio di Cassano sembra inevitabile, nessuno vuole tenersi un giocatore scontento, specie se il ragazzo in questione è quella testa matta di FantAntonio (qualcuno lo chiamerà irriconoscente, come dargli torto, ma questo è un altro discorso), se è vero che Giampaolo Pazzini potrebbe fare al caso del diavolo e rinascere in rossonero, nessuno può toglierci dalla testa che a pagare un conguaglio dovrebbe essere l’Inter e non il contrario. Se l’operazione (come sembra ormai scontato) dovesse concludersi come ipotizzata, l’affare l’avrebbe fatto una parte sola, una follia di mercato che ricorda quelle dei primi anni 2000, quando a perderci, però, erano Moratti ed i suoi, più volte caduti nella tela di un Galliani che oggi sembra cascarci con tutte le scarpe.

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