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...La parola d'ordine è semplice: Vincere

di Emiliano Cuppone

Massimiliano Allegri è entrato nella famiglia Milan in punta di piedi ormai un anno e mezzo fa. Il Conte Max è arrivato senza gli onori della cronaca, un buon allenatore, che bene aveva fatto in una stagione con il Cagliari. Per molti era l’ennesimo ripiego di un Milan ormai in declino, privo di campioni, con “vecchie glorie” che vivevano di sprazzi d’orgoglio. Poi d’un colpo sono arrivati Ibrahimovic e Robinho, una sorpresa inaspettata, che ha rubato la scena al condottiero livornese, uomo semplice, lontano dai riflettori. Sono arrivati i primi risultati deludenti, le prime critiche, tutti pronti a sparare a zero su quell’allenatore giovane ed inesperto, incapace di guidare una grande squadra.
Massimiliano Allegri ha saputo ribaltare quei giudizi, ha vinto, con merito, lo scudetto, trofeo che  mancava al Milan dal lontano 2004. Ha cambiato, con coraggio, mentalità e uomini di una squadra che era diventata schiava del suo gioco lezioso, ha vinto con la semplicità di chi chiama mediano il metronomo davanti alla difesa, mezz’ala l’esterno del centrocampo a tre che deve coprire ed inserirsi, che chiama stopper il centrale di difesa con spiccate doti fisiche e libero quello con maggiore attitudine all’impostazione ed alla leadership della linea difensiva.


Massimiliano Allegri ha portato la semplicità del gioco in verticale, perché per sua stessa ammissione per segnare bisogna andare verso la porta, e si fa prima a farlo mandando la palla in avanti, piuttosto che facendola girare in orizzontale.
La sua semplicità si riflette nelle affermazioni a riguardo della “sfida del secolo” con il Barcellona, quando asserisce che più che perdere non ci può accadere nulla, che se saremo più bravi noi vinceremo, se lo saranno loro perderemo oppure alla fine pareggeremo. Si denota quando chiede semplicemente la vittoria nelle partite che verranno, quando evita di fare scalette o programmi troppo complicati, affermando che nelle prossime 6 partite il Milan dovrà vincere per totalizzare 18 punti, calcolo più semplice non è mai stato fatto.
Il semplificatore Allegri continua a stupire, senza fuochi d’artificio, con i fatti, con le parole sempre schiette sparate da buon toscanaccio, con quelle risate in conferenza stampa con le quali risponde sinceramente alle domande “tendenziose” dei giornalisti in sala. Non si nasconde dietro pretattica, forbite argomentazioni o attacchi alla “casta” di mourinhana memoria, Max l’acciuga a domanda risponde.
L’allenatore livornese ha riportato il calcio alla sua forma più sintetica, uno sport che si pratica in dieci giocatori di movimento più un portiere, dove si tirano calci ad un pallone con il fine di infilarlo nella rete avversaria, con la speranza di siglare una marcatura in più dell’avversario. Allegri gestisce con questa semplicità gente del calibro di Ibrahimovic e Thiago Silva, Pato ed Alessandro Nesta, così come volti meno avvezzi agli onori della cronaca come Nocerino o Antonini.
Massimiliano Allegri fa l’allenatore di calcio, non è comunicatore o filosofo, non conosce 7 lingue e non si definisce “Special”, manda in campo 11 ragazzi spiegando loro qual è la posizione da tenere in campo e chiedendogli una cosa semplicissima: Vincere! Più chiaro di così…


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