...Dal "Caciucco" alla "Paella" quanti sarebbero i vantaggi?
Le voci su un avvicinamento di Pep Guardiola al Milan si fanno sempre più insistenti, con il sogno presidenziale di portare il catalano in rossonero per una rinascita che ad oggi sembra piuttosto improbabile.
Senza nulla togliere al filosofo ex Barça, allenatore capace di rivoluzionare il gioco blaugrana ed il calcio degli ultimi anni, non comprendiamo a pieno come possa ripetersi in quel di San Siro visto il materiale che avrebbe a disposizione. In qualcosa Massimiliano Allegri sta sbagliando evidentemente, la classifica non rispecchia il reale valore del Milan che, seppur ridimensionato, di certo non è costruito per sostare nella parte destra della classifica. Allo stesso tempo, però, il livornese ha provato a cambiare e tanto in questa stagione, raccogliendo risultati a sprazzi e vedendo una crescita che sembra andare sin troppo a rilento.
Proviamo a fare un gioco, allora, ed ipotizzare quale potrebbe essere la formazione che Guardiola schiererebbe oggi se avesse il Milan per le mani, immaginando che continuerebbe a puntare sul suo solito 4-3-3. In porta il catalano potrebbe contare sui guizzi di Abbiati, scontrandosi sui tanti problemi che il numero 32 incontra sulle uscite alte, o sulla concretezza di Amelia, meno brillante fra i pali, ma più affidabile sui palloni alti. Risolto il nodo portiere (cosa non da poco, giudicando il fatto che al Barça aveva un Victor Valdes che non sarà Buffon, ma che ha sempre assicurato un certo spessore fra i pali e, soprattutto, con i piedi, visto che in catalogna l’estremo difensore viene sollecitato anche nella manovra), Pep dovrebbe imbastire una linea difensiva ancora tutta da delineare in casa rossonera. Non è un caso se Allegri ha presentato una coppia diversa in ogni partita, al Milan non vi sono giocatori di assoluto spessore, persi Thiago Silva e Nesta, infatti, i centrali sono un terno al lotto per il tecnico rossonero. Se il Barcellona può contare sull’esperienza e la classe di Puyol, il fisico e le doti d’impostazione di Piquè, il diavolo non potrebbe far altro che affidarsi alla fisicità ed ai recuperi di Mexes (troppo spesso altalenante nelle prestazioni) ed all’esperienza di Daniele Bonera (con tutto il rispetto per il numero 25, di certo non un fuoriclasse della linea difensiva). Si passerebbe poi agli esterni, contando la passione per i giovani di Guardiola, potremmo fare affidamento sulla coppia Abate-De Sciglio, nessuno dei due nemmeno paragonabile al Dani Alves blaugrana, giocatore di un’altra categoria per qualità tecnica, tempo nell’inserimento e tiro, il secondo miglior assistman alle spalle di Leo Messi non a caso.
Passiamo in mediana, laddove inizierebbero i problemi seri per il filosofo catalano. Pep al Barcellona poteva fare affidamento su un trio assortito alla perfezione, composto da un geometra incredibile (forse il migliore al mondo) come Xavi, un incursore implacabile (unico nel suo genere) come Iniesta, ed un incontrista dal fisico prorompente ed i piedi educatissimi come Bousquets, senza dimenticare un’alternativa di lusso, capace di ricoprire tutti i ruoli in mediana ed anche in attacco come Cesc Fabregas (sogno proibito per molti anni del Milan). Ecco che al centro Guardiola dovrebbe schierarsi con Montolivo (non in possesso della stessa capacità d’impostare di Xavi), Boateng (non in possesso della stessa tecnica ed intelligenza tattica di Iniesta) ed Ambrosini (esperto, ma meno mobile e tecnico di Bousquets). Tutt’altra storia lì in mezzo dunque, con una difficoltà sicuramente maggiore nell’esprime il possesso palla asfissiante che ha fatto le fortune del Barcellona.
In avanti, paradossalmente, vi sarebbero i problemi minori per il tecnico. Sì, perché è vero che nessuno si avvicina al mostro sacro Leo Messi, giocatore unico e capace di segnare come nessun altro (o quasi, se si pensa a Cristiano Ronaldo), ma il tridente offensivo potrebbe proporre ottime cose se ci si affidasse a Pato (punta), El Shaarawy (esterno a sinistra) e Bojan o Robinho (esterno a destra).
La formazione, di fatto, potrebbe essere questa: 4-3-3 con Abbiati/Amelia, Abate, Bonera, Mexes, De Sciglio, Ambrosini, Montolivo, Boateng, Bojan/Robinho, Pato, El Shaarawy. A ben guardare, eccezion fatta per Pato, ancora atteso al rientro, ed Ambrosini al posto di De Jong (giocatori simili nelle caratteristiche), la stessa che Allegri ha schierato nell’ultimo periodo, seppur con una variazione nel modulo, visto il duo di centrocampo che passerebbe a tre, con la necessità, però, di convincere Boateng ad arretrare in mediana.
Senza nulla togliere alle capacità di motivazione di Guardiola ed alla sua filosofia nel possesso palla, ci chiediamo quanto effettivamente cambierebbe a livello di risultati, viste le tante carenze tecniche che questo Milan ha soprattutto dalla cintola in giù. L’unica soluzione sarebbe quella di un massiccio investimento societario che al momento appare pressoché impossibile, volto a ricostruire una squadra che necessiterebbe di una rifondazione per rinascere fra le mani sapienti del filosofo catalano. Alla luce di quanto analizzato, siamo proprio certi che il passaggio dal "Caciucco" alla "Paella" porterebbe tutti questi vantaggi?
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