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...Ancora una volta indici puntati sul Conte Max

di Emiliano Cuppone

La sconfitta nel derby lascia dietro di sé diversi strascichi, dai fischi a Pato sino alle critiche a Massimiliano Allegri.
Il tecnico toscano è piombato al centro delle lamentele, come accaduto spesso nei momenti no dei rossoneri, reo di non aver messo la squadra giusta in campo, di aver mal gestito la panchina ed i cambi, di non riuscire a sfruttare a pieno il potenziale del suo Milan.
Certo la scelta ostinata di puntare su Urby Emanuelson non aiuta Max l’acciuga, l’olandese dopo un anno è ancora oggetto misterioso, diviso fra il ruolo di mezz’ala, quello di terzino e l’invenzione allegriana come trequartista. Il numero 28 alla fine dei conti sembra non essere né carne né pesce, un jolly mediocre, che sa stare ovunque, ma non brilla in nessun ruolo, eppure Allegri non smette di stravedere per lui, di infilarlo dalla panchina per cambiare ritmo, come per tenere il risultato, e di schierarlo da titolare in questo ruolo o in quell’altro appena ce n’è l’occasione. Da rimproverare questa cocciutaggine tipicamente livornese, a maggior ragione se si imbriglia Boateng in un ruolo da mezz’ala che sembra stargli evidentemente stretto, privando il diavolo della sua dinamicità sulla trequarti che tanto bene avrebbe fatto contro la statica seppur rocciosa difesa interista.
Per il resto, però, poco c’è da dire sulle scelte del tecnico, ha preferito Pato a Robinho, non per dictat presidenziale, ma perché pensava di poter fare più male alla difesa interista con la velocità del papero capace di tenere anche botta fisicamente con Samuel e Lucio. Robinho gli è apparso forse troppo fumoso per presentarsi al cospetto di cotanti colossi, in teoria la scelta non era errata, in pratica si è assistito ancora una volta a quel controsenso calcistico che è l’incomprensione fra Ibrahimovic e Pato. Non ci si capacita, di questo difficilmente si potrà dare la colpa ad Allegri. Da un lato un colosso a cui piace fare il trequartista che apre voragini nelle difese avversarie, dall’altro una punta veloce a cui piace catapultarsi negli spazi, una classe immensa da ambo le parti, eppure non scocca la scintilla.
Il centrocampo era quello che era, tanti gli assenti, forse troppo poche le alternative in rosa, si sta cercando di rimediare sul mercato, si poteva buttare prima nella mischia Seedorf con la sua febbre, ma pare proprio che le cose non sarebbero cambiate granchè.
Il mister toscano incassa e va avanti, ha dovuto preparare un derby nel pieno di una bufera di mercato, quando si parlava solo di Tevez e di Pato al Psg come se la sfida ai nerazzurri non contasse nulla, ha dovuto gestire l’emergenza a centrocampo, tenere unito l’ambiente e mandare in campo la migliore formazione possibile in una partita difficilissima, capitata per di più in un periodo storicamente delicato, con i carichi del lavoro di preparazione ancora da smaltire.
Ancora una volta accetta le accuse il livornese, fa spallucce e guarda avanti, alle prossime sfide, convinto di poter ribaltare le critiche nelle solite ovazioni, aspetta di ritrovare qualche protagonista in più, proverà forse qualcosa di nuovo, come ha sempre fatto peraltro, ed attende fiducioso quel febbraio pieno di sfide di un certo peso che tanto potrà dire sul lavoro svolto da Mister diciottesimo scudetto, colui che ha riportato il tricolore a Milanello dopo 7 anni ed alla sua prima apparizione alla Scala del calcio, uno cui in fondo, forse, andrebbe data una certa fiducia.


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