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...Adesso prendiamoci lo scudetto e diamo una "soddisfazione" al "Mouzzarri" bianconero

di Emiliano Cuppone

Si torna al campionato, messi da parte i veleni ed i rimpianti europei, il Milan si tuffa nella competizione in cui non può fallire. Dopo qualche giorno di silenzio, forse a rimuginare su quell’eliminazione giusta eppure amara, Massimiliano Allegri dovrà ritrovare voce e carattere, spronare i suoi, mandarli in campo a divorare l’erba di San Siro contro la Fiorentina mutilata ed in crisi di Delio Rossi.
Il Milan torna a lottare sul campo che nell’ultimo periodo gli sembra essere più congeniale, in Italia il diavolo ha dominato nell’ultimo anno e mezzo, qualche mese alle spalle della Juventus, ma con la consapevolezza di poter balzare davanti, per il resto sempre in vetta. Per il Conte Max l’obiettivo è chiaro, vincere e convincere da qui a maggio, portare a casa punti su punti per staccare la Juventus dell’uomo “onesto e leale” e tenersi stretta quella panchina che qualcuno vorrebbe sfilargli.
Il suo alterego bianconero in settimana ha ricordato ai suoi che il Milan deve “sputare” (il termine non è stato proprio questo secondo molti, ma così ce l’hanno riportato) sangue per portare a casa il suo diciannovesimo scudetto. L’allenatore bianconero ha spronato la Vecchia Signora a dare il massimo in campo, a lottare fino all’ultimo minuto utile per contendere al diavolo uno scudetto che dovrà essere sudato più del previsto, poi rammaricandosi che quelle parole siano state udite da milioni di persone (strano che non avesse pensato alle telecamere ed ai microfoni presenti quando ha urlato il discorso a distanza ravvicinata dai presenti). Nulla da dire sotto il punto di vista tecnico dove sta facendo cose ammirevoli, il salentino, però, sembra voler incarnare anche un mix di qualità mediatiche che forse non gli appartengono, da un lato prova ad essere tagliente e motivatore come il miglior Mourinho (per la verità il portoghese sembra essere dotato di maggiore arguzia e di tutt’altro charme), dall’altro prova ad essere aggressivo e genuino come il miglior Mazzarri (dal quale, però, sembra aver appreso solo “l’arte” nel “nascondere” gli obiettivi e distogliere l’attenzione davanti alle telecamere), una sorta di “Mouzzarri” insomma.
Al Milan, ad Allegri ed i suoi ragazzi, il compito di stemperare una tensione che si taglia a fette ormai da tempo, di smetterla di combattere sul piano dialettico (con il rischio assurdo di essere poi processati come i fautori di questa faida mediatica a tinte rosso/bianco nere) e di scaricare tensione e rabbia sul rettangolo verde. Si parte da Firenze, si deve ripartire dai tre punti, dimenticando i veleni di Catania, mettendo da parte la delusione di Barcellona, ritrovando lo spirito e la voglia necessaria a staccare la Juve in classifica ed andarsi a prendere quello scudetto che spetta al Milan di diritto per quanto mostrato nell’ultimo anno e mezzo.
C’è da ritrovare la concretezza di Ibrahimovic, la verve di Robinho e la voglia di Nocerino, da riscoprire l’importanza di Boateng e la classe dell’intera rosa del diavolo, capace di vincere e convincere come nessun’altro in Italia. Se in Champions non è bastato, in Serie A il Milan ha armi sufficienti a fare la differenza, nessuno sembra essere sullo stesso livello dei rossoneri. Su questo dobbiamo dare ragione al Mouzzarri, il Milan è di un’altra categoria, agli altri lasciamo la lotta per i due posti rimanenti Champions, mostriamo alla Juve che il suo allenatore non si sbaglia e che la più grande delle vittorie per la Vecchia Signora è quella di arrivare alle spalle di un diavolo irraggiungibile.


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