ESCLUSIVA MN - Reić: "Rebić deve essere incoraggiato, Boban gli parla prima di ogni gara. Ibra? Per lui il migliore, otto anni fa disse..."
Zdravko Reić, un senatore del giornalismo croato, ha concesso un'intervista esclusiva a MilanNews.it per raccontare la storia e il carattere di Ante Rebić, attaccante che si è sbloccato in questo 2020 dopo una prima parte di stagione ai margini.
Rebic nel 2020 si è completamente sbloccato, cos'è successo rispetto ai precedenti mesi in rossonero?
"Per adattarsi deve avere sostegno. Quando è arrivato alla Fiorentina era solo, non conosceva l'italiano, si sentiva solo. Lui quando giocava a Spalato aveva un presidente che lo trattava come un figlio, poi è andato alla Fiorentina, al Lipsia e al Verona... Nel frattempo ha finalmente iniziato a giocare regolarmente con l'Under 21 dove ha trovato Niko Kovač, un allenatore che lo sosteneva, lo difendeva e lo consigliava. Dopo essere stato licenziato dalla Croazia, Kovač è andato all'Eintracht Francoforte, ha chiamato Rebic per portarlo con lui. Al Milan c'è Boban che è nato a Imoschi come Rebic. Rebic dice che prima di ogni partita Zvone parla un po' con tutti i giocatori ma soprattutto con lui, incoraggiandolo. Quando non ha sostegno lui si chiude. Ora in Boban ha trovato un'altra persona che lo incoraggia. Quando giocava per l'RNK Spalato ha segnato contro la Dinamo Zagabria e disse ai suoi amici che era riuscito a sbloccarsi. La bottiglia era stata stappata. Lo stesso è successo quando ha realizzato la doppietta contro l'Udinese, ha chiamato i suoi amici ancora una volta per dire che il tappo era saltato".
E' anche diventato il capocannoniere della stagione rossonera...
"Non si sente un goleador, dice di essere un giocatore che rompe la difese, un calciatore che gioca per la squadra e non per sé stesso. Quando fece un provino per le giovanili dell'Hajduk Spalato non riuscì a convincere l'allenatore e non fu preso. Lui era deluso e disse a suo padre che non avrebbe più voluto giocare. Il padre però lo convinse a provare per l'RNK Spalato del presidente Žužul, una squadra "rossa", una squadra di lavoratori. Anche Žužul è di Imoschi. Gli dissero che c'era un giovane centrocampista che voleva provare per l'RNK e lui acconsentì. Rebic ha fatto un provino con gli juniores dello Split, hanno vinto un torneo ma l'allenatore, Ivan Matic, gli disse subito che avrebbe dovuto giocare come attaccante, come ala sinistra, perché gioca sempre rivolto verso la porta. Così ha cominciato a giocare in quella posizione".
La presenza di Ibrahimovic ha influito?
"Nel 2012 disse che il suo idolo era Ibra. Da giovane dicevano che come fisico e progressione assomigliava a Bokšić. Rebic però non aveva mai visto giocare l'ex attaccante della Lazio, disse di voler fare una carriera come Bokšić ma che il suo idolo era Ibrahimovic, che aveva segnato recentemente quattro gol contro l'Inghilterra e per lui era il migliore. A distanza di otto anni lui sta giocando con Ibrahimovic e lo svedese lo sta aiutando. Ibra in questo momento della sua carriera sostiene molto i suoi compagni con dei consigli e Rebic si sente molto più sicuro".
Lo stato d'animo di Rebic quindi è fondamentale per le sue prestazioni.
"Suo padre, sua madre e le sue due sorelle sono andati spesso a Firenze per dargli sostegno. A casa si sentiva a suo agio ma non altrove. Io sono croato, della regione dalmata, sono andato tantissime volte in Italia e da solo ho imparato l'italiano. Noi abbiamo l'orecchio, tante parole in Dalmazia hanno radici italiane, lui invece non parla italiano. Anche al Lipsia non parlava tedesco, per le interviste serviva un traduttore. Non parla, è sempre chiuso ed è una persona molto umile".