ESCLUSIVA MN - Paolo Ciabattini: "Fair play finanziario, come funziona e cosa si rischia. Milan, la conferma di Thiago Silva "costa" 70 milioni"
Paolo Ciabattini, autore del libro "Vincere con il fair play finanziario. I grandi club del calcio europeo e la nuova normativa UEFA: la fine dell'era dei mecenati", in esclusiva per MilanNews ci spiega la normativa della Uefa atta a salvaguardare i club europei. C'è, però, chi nonostante la deadline sia nel 2013 continua con le campagne faraoniche. Ecco nel dettaglio qual è lo scenario attuale e quello futuro.
Paolo Ciabattini, parliamo di fair play finanziario
“C’è una normativa che è stata decisa nel 2007 dall’Uefa insieme ai top club. All’epoca le società europee dei campionati di prima divisione accumulavano già una perdita di 200 milioni di euro. Nel 2010 la somma delle perdite di bilancio di tutti i club di prima divisione europei aveva raggiunto il miliardo e 600 milioni. Il 65% dei club era in perdita e quindi i mecenati hanno dovuto ripianare le perdite di propria tasca. Ora, la normativa è in vigore da una anno e dice che, rispetto la primo periodo di monitoraggio che si riferisce ai bilanci degli esercizi 2012 e 2013 i club non possono accumulare più di 45 milioni di perdite sommando i due bilanci”.
Chi non rispetta la regola?
“Chi dovesse trasgredire verrebbe sanzionato per le competizioni europee dalla stagione2014/2015. Ci sono tre sanzioni: si va dalla riduzione dei premi Uefa al blocco del mercato fino all’esclusione delle coppe europee”.
C’è chi è già fuori?
“Qualche caso c’è e riguarda Besiktas, Paok, Aek Atene a Rangers Glasgow. Queste squadre non parteciperanno alle coppe europee perché non hanno rispettato il secondo parametro previsto dalla normativa che è quello di non avere debiti scaduti. La normativa non è di natura coercitiva, lo dimostra il fatto che esiste una clausola che permette di dedurre soltanto per il periodo 2012 il costo degli stipendi dei giocatori acquistati entro il 30 giugno 2010. Questa clausola permetterà ai club di concentrarsi sull’esercizio 2013 che non dovrà avere una perdita superiore ai 45 milioni”.
E le italiane, nella fattispecie il Milan?
“Il Milan chiude il bilancio 2011 con 67 milioni di perdita. Con i contratti scaduti non rinnovati e la campagna rafforzamenti fatta fino ad ora la perdita del 2012 potrebbe aggirarsi attorno ai 40 milioni. Mantenendo l’attuale struttura dei costi e ipotizzando di avere anche lo stesso fatturato anche nel 2012 e nel 2013, grazie alla clausola che permette per il 2012 di non considerare il costo gli stipendi dei giocatori acquistati entro il 30 giugno 2010 la perdita aggregata del primo periodo di monitoraggio sarebbe all’interno dei parametri”.
Non era necessario, quindi, cedere Thiago Silva?
“Questa è un’operazione che dal punto di vista economico andava assolutamente fatta. Considerando la mancata cessione, l’adeguamento del contratto del giocatore e il risparmio sullo stipendio del giocatore che lo avrebbe sostituito si parla di un impatto negativo di oltre 70 milioni di euro. Le ragioni del cuore hanno prevalso, il Milan recupererà parte di questi soldi con le prossime operazioni di mercato”.
Parliamo invece di squadre coma Manchester City, Paris Saint-Germain, Malaga e Anzhi. Perché stanno palesemente ignorando il fair play finanziario?
“Bella domanda: io credo che questi club siano consapevoli di non rispettarlo ma abbiano fatto i loro conti. Prendiamo il caso del Manchester City: nel 2011 hanno avuto 225 milioni di euro di perdita. Il 2012 probabilmente la perdita sarà simile. Una cifra irrecuperabile nell’arco di un anno. La strategia del City sarebbe quella di giocarsi tutte le sue chances nei prossimi due anni senza badare alle perdite accumulate con l’unico obiettivo di vincere la Champions. Avvantaggiati dal fatto che molti club stanno già rispettando la normativa. Poi nel 2014/2015 molto probabilmente verranno esclusi dalle competizioni europee”.
Condivide la scelta dell’Uefa?
“Si, la Uefa vuole salvaguardare il calcio nel medio periodo e indica anche la strada da seguire. Infatti i costi relativi alle infrastrutture e al settore giovanile non saranno considerati nel calcolo del risultato di bilancio ai fini del fair play finanziario. La strada da seguire è tracciata: stadi di proprietà, campioni costruiti in casa e attività di scouting ad alto livello modello Porto e Udinese”.