ESCLUSIVA MN - Luca Serafini: "Il Milan si è dimesso da grande club. Ora Berlusconi parli"
Luca Serafini ci dice la sua sulla cessione che sembra sempre più imminente di Thiago Silva e il suo punto di vista riguardo le strategie societarie.
Luca Serafini, possiamo rassegnarci: Thiago Silva al Paris Saint-Germain?
“Dai toni che sento, dai canali ufficiali la direzione è quella. Sento un clima rassegnato da persone molto vicine alla Socieà o addirittura dentro la Società”.
Nonostante si sapesse da tempo delle richieste per il brasiliano questo sembra un fulmine a ciel sereno
“Il mercato è in mano a sceicchi, petrolieri russi, magnati oppure gli spagnoli che hanno fatto campagne acquisti con le agevolazioni fiscali e i prestiti delle banche. Nessuno può sapere, né Galliani né Thiago Silva, cosa sarebbe potuto succedere perché da un momento all’altro arriva l’emiro, il vincitore della lotteria, Paperon de’ Paperoni o qualcun altro con i soldi. Quindi non ci si può stupire più di niente. Quello di cui stupirsi, semmai, è come mai il Milan, che è una società fortissima con un presidente solido, se non è in grado di fare una campagna acquisti importanti almeno non sia capace di fare una campagna cessioni importanti, ovvero trattenere i campioni. Sta dimostrando di non essere in grado di fare né una né l’altra cosa”.
Da qualche anno già il Milan sta cedendo i propri gioielli
“Dalla partenza di Shevchenko, che aveva chiesto lui di andar via, siamo passati a cedere Kakà, Pirlo e Thiago Silva. E questi ultimi tre non hanno certo chiesto di andar via, ma sono stati fatti andar via. Insomma, è cambiata la filosofia della Società che ha le sue colpe non facendo chiarezza. Fedele Confalonieri sulla vicenda Kakà disse che la comunicazione sulla vicenda riguardante il brasiliano era stata sbagliata, non era stata fatta chiarezza e i tifosi si sono arrabbiati”.
Credi che la Società debba prendere una posizione ufficiale per fare chiarezza con i tifosi?
“Quando chiedo che Berlusconi parli lo faccio perché ritengo necessario che lui spieghi dopo 26 anni di presidenza il perché cominci a dar via Shevchenko, Kakà, Pirlo e adesso Thiago Silva, tra l’altro quest’ultimo in un’estate in cui se ne sono andati 6 senatori. La gente è ovvio che sia sconcertata, perché non si capisce dove si vuole andare. Si parla di tagli e basta, mai lavorare su qualcosa che funzioni. Perché se vuoi restare competitivo devi rinforzare le cose in cui sei forte”.
Qual è lo scenario che ti aspetti?
“A riguardo ho fatto una frase: il Milan si è dimesso da grande club. Faccio un esempio: quando un campione arriva a una certa età e vede che uno più giovane lo batte inizi ad arrenderti, così come quando arriva uno più ricco di te e ti porta i giocatori. Il problema è che i giocatori in questione sono i migliori nel loro ruolo e per bene che ti vada puoi sostituire un numero uno con un numero 2. Siccome non è questo il caso questo diventa ulteriormente preoccupante e la frase “offerta irrinunciabile” non mi sta bene con una proprietà come quella di Berlusconi. Capisco trattative impossibili dalle cifre assurde, come Fabregas a 45 milioni. Ma di cedere giocatori come Thiago Silva no. Si riparte semmai da lui, ma non si tocca. Poi è chiaro che anche i tifosi che si vedono arrivare, con tutto il rispetto, Mesbah e dopo qualche mese salutano Thiago Silva abbiano il diritto di incazzarsi. Poi, hai già perso Nesta e vendi Thiago Silva? Incredibile. Per non parlare del fatto che hai perso altri campioni, come Seedorf che puoi criticarlo quanto vuoi ma è sempre un grande giocatore e non puoi rimpiazzarlo con Traoré. Sono cose queste che dovrebbe spiegare non Galliani, ma Berlusconi”.
L’ipotesi degli emiri potenziali acquirenti del Milan?
“Pista non percorribile. Gli emiri sono ricchi ma mica scemi. Loro comprano gli stadi, loro comprano i giocatori. Non entrano in Società con un altro, ma lo fanno per investire. Il Milan di proprietà ha solo Milanello e non dimentichiamo che ha 60 milioni di disavanzo che vengono regolarmente coperti da Fininvest. Quindi, perché gli emiri dovrebbero entrare in una società che è in perdita?”.
Pensi che arriverà almeno qualche nome a risollevare l’umore della piazza?
“Secondo me si resta sulla scia dei Nocerino, degli Emanuelson. Giocatori low cost o a parametro zero che se ci va bene ci portano al secondo posto, mentre la Champions League ce la possiamo scordare nei secoli dei secoli”.
Pessimista, quindi
“È la realtà dei fatti. E non sono critico tanto per quello che stanno facendo ma per quello che non stanno dicendo. C’è mancanza di comunicazione, di strategie, di obiettivi. E il bello è che quest’anno ho sentito dire: “la rosa è come quella del Barcellona”. Ma stiamo scherzando?”.