.

ESCLUSIVA MN - Crochet (RMC Sport): "Chi critica Fonseca non l'ha visto al Lille. Tiago Santos perfetto per il Milan"

di Gaetano Mocciaro

È partito il countdown per l'annuncio di Paulo Fonseca come nuovo allenatore del Milan. Ma come è andato il tecnico portoghese nei suoi due anni al Lille? Ne abbiamo parlato col collega di RMC Sport, Johann Crochet, esperto non solo delle vicende del calcio francese ma anche della nostra Serie A. Ecco il punto di vista transalpino sulla stagione appena conclusa dal Milan. In esclusiva per MilanNews.it:

Come valuti complessivamente il lavoro di Fonseca a Lille?
"Per me in questi due anni il lavoro di Fonseca è stato ottimo. Se vogliamo fare una valutazione complessiva dobbiamo considerare più cose: intanto il Lille ha il settimo fatturato in Ligue 1, è arrivato in due anni quinto e quarto. Seconda cosa: il gioco. È stato divertente, di qualità, ambizioso. Un gioco di grandi valori tecnici. Terzo punto: la valorizzazione dei giocatori. Ha ereditato un gruppo molto giovane, si pensi che nella formazione titolare c'erano Chevalier (2001), Yoro (2005), Diakité (2001), Tiago Santos (2002), Alexsandro (1999), Angel Gomes (2000), David (2000), Zhegrova (1999). In definitiva tanti giocatori giovani e giovanissimi e che avevano bisogno di un ultimo salto di qualità e penso a Zhegrova cresciuto molto grazie al gioco di Fonseca. In definitiva se prendiamo la griglia di partenza del campionato, il gioco, i risultati e la valorizzazione dei giovani è stata una stagione ottima. Ho letto un'intervista di un ex grande allenatore italiano negli scorsi giorni dove sembrava poco convinto della scelta di Fonseca, preferendo un allenatore italiano. E parlando di gioco ambizioso, con la valorizzazione del patrimonio umano. In pratica, quello che ha sempre fatto Fonseca. Quindi, credo che ci sia poca conoscenza del lavoro di Fonseca in Italia, per ciò che ha fatto a Lille ma anche allo Shakhtar, dove ha valorizzato tanti giocatori".

Cosa ti ha impressionato maggiormente di lui e in cosa secondo te dovrebbe migliorare?
"Non è che mi abbia impressionato perché lo seguo dai tempi dello Shakhtar. È un allenatore che mi piace, ha fatto un ottimo lavoro dappertutto e quel che mi piace è l'identità chiara di gioco che propone, il fatto che i suoi giocatori apprezzino gli allenamenti, il fatto che valorizzi i giovani, che sia poco polemico. E che parla sempre di calcio. Questo DNA che si porta mi piace: come vede il calcio, l'evoluzione del gioco. Potrebbe migliorare sul piano caratteriale e questo non so se sia possibile, perché è difficile cambiare gli uomini e le donne con un determinato carattere. A volte può sembrare un po' molle a bordo campo, ma è il suo stile. In tanti pensavamo che il Lille potesse chiudere sul podio in Ligue 1 e ci sono state un paio di partite in cui potevano fare il salto di qualità e non l'hanno fatto. Si può spiegare in tanti modi, anche a livello di esperienza della squadra".

I tifosi del Milan sono perplessi, non ritenendolo un tecnico adatto per un club che deve ambire allo scudetto. Conoscendo il calcio italiano credi che la dirigenza abbia fatto la scelta giusta o serviva andare su altre strade?
"Non sono i tifosi che devono scegliere l'allenatore. La cosa che è stata fatta con Lopetegui è assurda. In pochi che l'hanno crititcato conoscevano il lavoro che aveva fatto al Siviglia, al Real Madrid, con la Spagna, al Wolverhampton. Aveva fatto un ottimo lavoro ovunque, così come lo ha fatto Fonseca. Credo che il calcio stia vivendo un'evoluzione: per quel che riguarda i giocatori, gli allenatori ma anche i dirigenti seguono una sorta di evoluzione dove l'allenatore non è più tutto. Il fatto di vincere a tutti i costi: umani, di spese, di gestione non sono più una regola per la quale i dirigenti si muovono. Faccio un esempio: perché il Chelsea cerca Maresca? Perché il Bayern cerca Kompany? Perché questi grandi club fanno un determinato tipo di scelte? Magari perché le proprietò e i dirigenti cambiano, non solo come persone ma anche come mentalità. Vincere a tutti i costi non esiste più, non dovrebbe mai più esistere. Perché se punti al breve termine ti può costare tanto. E poi, quanti anni ci mette un club dal rialzarsi dopo una politica fatta di costi per vincere a breve termine? Credo che la gestione di un club di calcio sia cambiata. Relativamente al Milan: non credo che Sacchi sia stato accolto con euforia, lo stesso vale per Ancelotti e per Pioli. Mi fa strano vedere che alcuni tifosi del Milan si siano dimenticati che è il Milan a far diventare grandi gli allenatori. Non è il grande allenatore a venire al Milan e fare grande il club. È una cosa molto legata al DNA del Milan, alla sua storia e bisogna avere fiducia nella scelta dei dirigenti. Magari Fonseca sbaglierà, magari vincerà ma questa perplessità solo per prendere Antonio Conte non la capisco".

Come valuti la stagione del Milan, per certi versi considerata deludente dai tifosi?
"C'è molto da dire anche qui. L'anno scorso hai fatto una stagione in campionato molto meno brillante di quest'anno. Va bene la semifinale di Champions, ma analizziamo il percorso: ottavi contro il Tottenham con un Maignan pazzesco al ritorno. Quarti di finale contro il Napoli. Non è che il Milan sia arrivato in semfiinale eliminando il Manchester City e il Real Madrid. Io non sono così sicuro che l'anno scorso sia stato più brillante di quest'anno. La contestazione per un secondo posto e un quarto di finale di Europa League mi fa strano. Ovviamente la storia del Milan è anche vincere, ma bisogna analizzare correttamente la sua storia perché il Milan nella sua storia ha avuto dei buchi nei quali per tanto tempo non ha vinto. Che debba essere ambizioso è ovvio, è nel suo DNA ma non è che si possa sempre vincere, altrimenti cosa dobbiamo dire del Liverpool che ha vinto solo un titolo dall'avvento della Premier League? Certo, i derby pesano, ne hanno persi troppi. Posso capire la delusione, ma da lì a contestare così tanto, con l'ultima partita della stagione dove c'erano gli addii di Pioli, Giroud e Kjaer e hai fatto lo sciopero del tifo per i primi 45' mi sembra troppo, onestamente".

Maignan o Théo Hernandez potrebbero essere tra i giocatori sacrificabili dal Milan. Tra i due chi venderesti e per quale motivo?
"Se possibile terrei entrambi. Se deve uscire uno dico Maignan per vari motivi: Théo mi sembra molto più legato al Milan, non solo al club ma anche alla città e all'ambiente. Poi mi sembra molto più difficile trovare un altro terzino sinistro così dominante, a differenza del portiere. Poi c'è il fattore età, Maignan va per i 29 e Théo ne ha 26. E poi c'è il discorso infortuni di Maignan. Consideriamo che un corpo quando sta invecchiando è sempre più difficile da gestire, possono emergere alcuni problemi fisici".

Olivier Giroud ha chiuso un ciclo di tre anni al Milan ricco di grandi soddisfazioni. Credi che potesse essere utile per il Milan averlo ancora per un anno per far crescere i giovani? Ti aspettavi che facesse così bene?
"Penso che Giroud avrebbe potuto fare ancora un anno al Milan, solo che lui ha deciso per ragioni personali di fare un altro tipo di esperienza ma chiaramente da quel che vediamo da tre anni a questa parte avrebbe potuto continuare per un'ultima stagione. Ma la domanda è: avrebbe avuto senso tenere Giroud per poi lasciarlo in panchina, considerando che il Milan vuole prendere un 9 di grande spessore? Non credo. Quindi giusto così, i tre anni al Milan di Giroud sono stati splendidi, in pochi si potevano aspettare questo tipo di prestazioni. Ha fatto benissimo, segnando gol importanti".

C'è un giocatore della Ligue 1 che per talento e rapporto qualità/prezzo possa fare al caso del Milan?
"Penso subito a Tiago Santos. Credo che il Milan debba fare qualcosa per il ruolo di terzino destro, perché è sempre meglio avere più dinamismo, più corsa. E poi a livello di budget mi sembra che rientri nelle possibilità del Milan. Ci sarebbero parecchi giocatori, ad esempio Zhegrova, sempre del Lille. Ma con Chukwueze e Pulisic come esterno alto a destra il Milan è a posto. Quindi dico Tiago Santos". 
 


Altre notizie
PUBBLICITÀ