Vinto “per caso”. L’allarme di Tonali. Il problema di Leao. Le scelte a destra. La farsa Uefa e il “buon girone E”. I voti al mercato (di tutti!)
E dunque. Dunque, c'è una minima parte di tifoseria milanista (sparuta, ma molto rumorosa al bar dei social e pavidamente insinuata in alcune radio e tv minori) che allo stesso tempo si indigna per le spese fuori controllo di club indebitati fino alla testa, ma poi insulta la parsimonia del Milan e il linguaggio da tastiera o da salottino la trasforma in avarizia. Lo scudetto, il record europeo della giovane età media, dei gol fatti e subiti, delle vittorie, i numeri del bilancio, il lavoro di Pioli e della dirigenza, sono stati un puro caso. Una botta di culo irripetibile. Nata grazie alle porte chiuse prima e al crollo dell'Inter poi. Se qualcuno si azzarda a elogiare quello che da fine 2019 si sta facendo a Casa Milan, nonostante critiche alle prestazioni dei singoli, a qualche ritardo di troppo sul mercato, a qualche scelta in corsa, è un aziendalista, uno al soldo, un corrotto, un debole. La storia della schiena dritta (sempre) e della coscienza pulita (sempre) si sbriciola dopo il primo pareggio, il primo malumore.
Pensare che a Bergamo i rossoneri hanno dominato l'Atalanta come non accadeva da lustri interi. Statistiche schiaccianti e 2 punti persi per colpa nostra. Nella dialettica del dopopartita, impostata da una parte attraverso l'analisi e dall'altra attraverso gli strali, le parole di Sandro Tonali sono quelle che personalmente mi hanno colpito di più: "I problemi sono fuori dal campo", "Questo non è il prosieguo del campionato scorso, è un campionato nuovo e diverso". Come se la testa del gruppo sia rimasta sul pullman a due piani che attraversò Milano. Se è così, è questa la delusione: ero certo che la mentalità fosse cambiata, che vincere aiutasse a vincere, che ora fossimo di fronte a una rosa matura e convinta. E che pensasse a come si conquistano i grandi traguardi: con il lavoro, il sacrificio, la dedizione. Urge appendersi in camera da letto il poster di Ibra, magari anche quelli di Kjaer, Florenzi, Giroud e lo stesso Origi che - forse non è chiaro - ha vinto qualcosina in carriera.
Ma il dibattito si concentra invece su Diaz e Rebic, eroi della prima giornata e opachi a Bergamo. Su Messias e Leao, inadeguato il primo e di nuovo indolente, superficiale il secondo. Una cosa è certa: tutti devono avere continuità, per aiutare il Milan e per evitare di passare regolarmente sotto le forche caudine di quella parte di popolo. Origi è già un mezzo bidone, il mercato ha voti da bocciatura a prescindere, ci volevano questo e quello e quell'altro. Tutti pazzi invece per DeKetelaere già prima che mettesse piede in campo, eppure - sono certo - nessuno lo aveva mai visto giocare più di qualche spezzone con la Nazionale belga. Non certo con il Bruges.
Guardo in casa altrui. A parte travolgere lo Spezia e vincere al 95' a Lecce, mi pare che in questi primi 180' solo il Napoli abbia dato veramente dimostrazione di forza, gioco, organizzazione. Ricchezza. Vedremo. Intanto resto in casa mia e dico a Leao che passare da 1,2 milioni a 7 di ingaggio, sottintende giocare ogni partita da 7 milioni di ingaggio. Con strappi, dribbling, cross, assist, gol. Ciondolare non giustifica passare da 1,2 milioni a 7: lo scudetto lo hanno vinto tutti, non uno da solo.
Il discorso vale per la fascia destra. Pioli ci ha detto nel precampionato di aver visto un Messias libero da qualche blocco psicologico di troppo e pronto per l'avventura. Qualche limite tecnico resta, l'attesa sulla sua crescita pure. Quanto a Saelemakers, quello ammirato nei primi mesi di Milan si è forse crogiolato un po' troppo: ha mezzi, ma dal 2020 ad oggi - contrariamente a quasi tutti i suoi compagni - non è cresciuto. Fosse stato così, non solo non avrebbe perso il posto da titolare, ma sarebbe una risorsa eccellente per quel binario. Quindi tocca a lui rimboccarsi le maniche, capire, alzare l'asticella. Avrebbe potuto essere lui la soluzione, senza sognare Ziyech o surrogati alternativi.
Quello che penso è che la spina dorsale Tonali-Kessie avesse determinate caratteristiche, quella Tonali-Bennacer ne abbia altre e andrà comunque rodata in funzione della copertura, anzitutto, oltre che dei meccanismi di una squadra che (in ogni caso) ha dominato l'Atalanta e ha avuto proprio in Tonali e Bennacer due tra i migliori. C'è bisogno di tempo, ma soprattutto di resettare abitudini e cervello se l'allarme suonato da Sandro dovesse avere radici profonde.
Per concludere, concordo sui cambi sbagliati da Pioli a Bergamo, sugli errori e sui ritardi del mercato, sull'avarizia del club che ha cambiato proprietà, sull'inadeguatezza di certi interpreti. La perfezione non è di questo mondo e, secondo i parametri umani, nemmeno del Padreterno. Quindi lasciatemi continuare a credere che Pioli sia il miglior allenatore del Milan degli ultimi 13 anni, che Maldini e Massara stiano facendo un capolavoro di buonsenso, occhio e lungimiranza, che Cardinale avrà tempo e modo di occuparsi del club e investire (stadio compreso), che dal 2 settembre gli interpreti se la giocheranno con tutti in Italia e in Europa. Per caso non si vince nulla, invece a caso si scrive sui social o si finisce a sparare nel monolocale di qualche rete privata.
Un buon giorno di Champions non esiste: esiste la capacità di confermare sul campo la propria forza. Il Chelsea è work in progress e Tuchel è in un momento (immagino passeggero) di presunzione estrema. Il Salisburgo ha ormai un’esperienza europea più solida di quella recente del Milan. A Zagabria sarà battaglia, ma Maldini è stato chiaro: “L’obiettivo sono i quarti”. A proposito: L’Uefa si accinge a punire qualche club italiano, ma Chelsea, PSG e le spagnole continuano a spendere e spandere come pozzi senza fondo. Un giorno qualcuno ci spiegherà, magari Boban, come sia possibile questa sperequazione.
Concludo con un pensiero rubato da una chat rossonera cui partecipo: “Quante squadre hanno speso quasi 40 milioni (considerando anche i riscatti) in questa sessione di mercato? Quanti investono programmando sui giovani? La Roma, tanto decantata, ha fatto soltanto parametri zero o prestiti, la Juve idem (peraltro puntando su vecchi o infortunati) e il cash che ha tirato fuori per Bremer e Kostic arriva dalla cessione di De Ligt. Tacendo del fatto che hanno perso in un colpo solo pure Morata e Chiellini. Dell’Inter meglio non parlare. Hanno fatto un’operazione inspiegabile con il Chelsea investendo quasi 10 milioni per un prestito (follia!) e nulla più. Poi certo ci sono squadre che sono più disinvolte sugli ingaggi, che preferiscono dare il 30enne di nome in fase calante in pasto si tifosi piuttosto che pianificare e investire sui giovani, ma dire che il Milan non spende è un falso clamoroso. Una storiella che diverte le redazioni e che a forza di essere ripetuta rischia di essere presa per buona. Poi per carità non sono solo luci: il prestito biennale di Baka è stato un errore, ritrovarsi senza sostituto di Kessie pur sapendo da gennaio che non avrebbe rinnovato pure, ma se il panorama generale è fatto di ingaggi folli, prestiti, debiti e incapacità di programmare mi tengo stretto questa gestione del Milan. E mi auguro che a giocarsi lo scudetto con noi resti soltanto il Napoli, unica società che si muove con un minimo di lucidità e programmazione. Scusate il pippone”.
Anche da parte mia.