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Viaggio nel favoloso mondo del calciomercato: bugie, plusvalenze, trucchi, ricatti e dispetti tra “giornali tifosi” mentre i milanisti si azzuffano tra loro

di Luca Serafini

Il mondo rossonero è diventato bipartisan peggio che in politica. Da una parte ottimisti, fiduciosi, romantici incrollabili: aziendalisti, praticamente. Dall’altra critici, scettici, iracondi: oppositori, insomma. 

Strali, anatemi, qualche volta insulti, gente che ne sa più dell’altra. Una battaglia intestina con un calderone che contiene tutta la minestra: società, allenatore, giocatori, opinionisti. Chi sta nel primo gruppo è un servo al guinzaglio, chi sta nel secondo è libero e conosce bene la storia. Gli aziendalisti si accontentano, gli oppositori esigono. Ai primi va bene anche pareggiare o perdere, i secondi vogliono solo vincere. Questo è diventato il milanismo: pascoli marchiati come nei campi di montagna, lontani da quelli di calcio. 

I 35.000 abbonati, quelli che vanno a Milanello a vedere gli allenamenti, quelli che si affollano all’inaugurazione di un flagshio store in via Dante con Scaroni e Fonseca, sono dei poveri illusi denigrati dai realisti secondo i quali - se tutto va bene - siamo rovinati. 

Quindi gli aziendalisti si bevono come acqua fresca (in questi giorni torridi) tutti 

i nomi scaricati nel cassonetto del silenzioso mercato rossonero, siano essi terzini o centrocampisti o attaccanti, giovani o vecchi. Gli altri scrollano le spalle da Morata in giù, non credendo più a niente. Un capitano campione d’Europa, che tristezza. 

Nel frattempo il luna park gira, manovrato da giostrai di diversa estrazione: procuratori e agenti che chiedono (e ottengono) commissioni, vantaggi, favori a giornalisti accondiscendenti, tu dimmi una verità e ti concedo di scrivere una bugia; dirigenti traditi che non esitano a tradire a loro volta; inquisitori che non indagano e lasciano fluttuare maree di plusvalenze farlocche, trucchi di ogni genere, tanto che Simic valga 3 milioni e un Carboni a scelta 40 o 50, chi può realmente stabilirlo? Si potrebbe, certo, decidere una volta per tutte che chi ha debiti, chi gonfia o trucca i bilanci, chi ricatta persino, venisse perseguito, ma disgraziatamente la finanza è impegnata a perquisire Casa Milan, la Procura è girata dall’altra parte (“quella” parte), Covisoc e Federazione hanno altri problemi, altre priorità, altri interessi. 

Resterebbero i giornali, non quelli della Finanza che non sempre si accorgono dei giocolieri economici del pallone, ma quelli sportivi. Il problema è che sono diventati house organ di questa, di quell’altra squadra, a seconda del tifo o della geografia. Non che questo incida sulle vendite, ahimè, anzi… Cattura però quei pulviscoli rimasti sui comodini della credulità, incantandoli come con i flauti magici. Sono sempre meno, per fortuna o purtroppo, ma resistono granitici mentre guelfi e ghibellini milanisti continuano a litigare tra loro, non distinguendo spesso tra reale e virtuale. Eppure, per intendere sarebbe bastato seguire la narrazione del colpo Cabal o del roseo futuro di DAZN. 

Arriverà il campo a rimettere a posto le cose, a quel punto come al solito non importerà più nessuno chi ci arriverà con le cambiali e chi con i conti a posto. Cosa volete che gliene freghi…


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