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VAR, polemiche da pollaio italiano, ma Rizzoli gioca la briscola. Gli arbitri non sono un problema, nemmeno rigori e cartellini. Gasp, nessuno dimentica il 5-0. Mercato da scudetto: perché Elliott ha virato

di Luca Serafini

Basterebbe dare un occhio alla Premier League, un altro alla Bundesliga, un ultimo sguardo alla Liga. Immagino che arbitri, addetti agli arbitri, allenatori, giocatori e dirigenti italiani lo facciano: sono convinto che seguano i campionati stranieri. Allora perché non apprendono, non imparano? L'erba del vicino è peggio della nostra se parliamo di tattica, di passione, di storia e tradizione (di club e di Nazionale), ma di sicuro è assai più verde se parliamo di VAR e arbitraggi. La direzione delle gare in Inghilterra, Germania e Spagna è lineare e il ricorso al VAR perfettamente equilibrato. Polemiche, contestazioni e proteste sono rarissime e circoscritte. Il motivo? In quei Paesi non pensano che ci sia sempre dietro un complotto, un disegno, una strategia di palazzo. Che esistano i poteri forti in Italia come in Europa è un dato di fatto inoppugnabile, ma oggi i club sono per lo più in mano a multinazionali, sceicchi, Fondi, magnati stranieri e dunque perché una Lega, una Federazione, un arbitro dovrebbe favorire o sfavorire questo o quel club, questa o quella squadra?

Se gli opinionisti-tifosi di siti, giornali e tv avessero e usassero il cervello, capirebbero bene come nessuno da noi ha davvero nessunissimo interesse nel favorire il Milan del Fondo Elliott. Perché dovrebbero? A scapito di presidenti italiani come Agnelli, De Laurentiis, Lotito? Oppure a svantaggio degli americani della Roma o dei già tribolati cinesi dell'Inter? Perché? I rigori al Milan li danno perché vanno fischiati e i rossoneri ne tirano molti (e ne sbagliano qualcuno) perché sono in area avversaria più spesso di altri, con più giocatori, ma da quando esiste il VAR il Milan è sesto in classifica per rigori a favore: 28 dietro a Lazio (36), Juventus (35), Sampdoria (34), Inter e Roma (30). L'Atalanta di Gasperini - dice che i rigori "fanno la differenza" - ne ha battuti 25. Quindi il problema sta solo nel fegato degli altri, non nei favoritismi di alcuna specie. (Gasperini fa bene a mettere le mani avanti: sa che a Milanello è ancora vivo il ricordo di quel 5-0 e dei suoi saltelli nei minuti finali...).

Secondo questo principio, dobbiamo affidarci alla buona fede anche quando parliamo dei cartellini che seppelliscono i rossoneri ad ogni piè sospinto: mai vista una capolista così ammonita ed espulsa come il Milan, ma non c'è nessuna cospirazione. Un esempio? In questa stagione Romagnoli ha subìto 5 gialli per 12 falli commessi, Barella 4 gialli per 27 falli. Skriniar 24 falli e un solo cartellino giallo, Hernandez 13 falli e 5 ammonizioni. E' fuori discussione che siano più o meno severi con l'Inter o con il Milan, non ha alcun senso se ci aggrappiamo alla buonafede. Semmai c'è da parlare del metro di giudizio: a Cagliari Romagnoli viene ammonito (in diffida) e Saeklemakers espulso (secondo giallo) per la stessa identica irregolarità che commette Lykogiannis su Castillejo, ma in quest'ultimo caso Abisso nemmeno concede la punizione. A centrocampo Cerri entra col piede a martello su Kalulu: nessun fischio, ma a Benevento l'arbitro fu richiamato al VAR per una gamba tesa (!) di Tonali che gli costò il rosso diretto. Ecco dove faccio fatica a capire. 

In questo scenario - che voglio attribuire alla casualità e all'errore umano - il responsabile italiano degli arbitri Rizzoli rompe il silenzio per mandare all'aria il castello: "Episodi come il fallo di Belotti su Diaz in Milan-Torino non andrebbero chiamati dal VAR". E perché mai? Il VAR è lì per dissipare i dubbi: perché non utilizzarlo per episodi incerti in area di rigore e invece ricorrervi per una gamba tesa a centrocampo? Ma che significa? Decide Rizzoli l'entità degli errori regolamentari? Questo sì, ahimè, sa infine di messaggio politico ed è una cosa estremamente grave. Molto grave.

La società ignora la questione e mantiene il suo aplomb, preferendo rispondere con i risultati del campo e attrezzandosi per il rush dei prossimi mesi: l'unico club a fare mercato vero è stato il Milan. Il Fondo Elliott ha pesato la lievitazione dei cartellini dei giocatori già in rosa, il lavoro di staff dirigenziale e tecnico, la possibilità di vincere e di tornare in Champions. I conti li sanno fare e sono tra i pochi per i quali spendere nel calcio significa davvero investire.

Complimenti all'Inter per come ha strapazzato la Juventus. Complimenti alla Juventus per la vittoria in Supercoppa italiana. Se ci sono virtù, è buona norma riconoscerli. Con la speranza che questa regola sportiva valga anche per la squadra strameritatamente in testa alla classifica da 18 giornate, a prescindere da rigori e cartellini. E da Rizzoli.


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