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Una parola sull’esclusione di Leao: sta diventando un tormentone tipo Spalletti-Totti. BASTA! Milan: la differenza non è tra Conte e Fonseca ma tra le strategie dei club. Maignan: non è solo una serata storta

di Franco Ordine

Sarebbe troppo semplice e anche poco utile liquidare l’argomento Milan di questa settimana parlando del diverso rendimento tra Napoli e Milan limitandolo al contributo offerto dalle due rispettive panchine, Antonio Conte da una parte e Paulo Fonseca dall’altro. Non si può perché nella fattispecie ci sono differenze incolmabili rappresentate, ad esempio, dalle assenze denunciate in campo milanista che non sono di poco conto. Anzi è il caso di chiudere la discussione sul tema segnalando che proprio per la mancanza di grande qualità (Reijnders e Pulisic su tutti), il Milan ha fallito il recupero del risultato partendo dal solito handicap (0-1 dopo 5 minuti). C’è poi un altro requisito da esaminare: lo stile di gioco. Il Napoli di Conte non ruba mai l’occhio ma dimostra, in ogni snodo della partita, di essere squadra quadrata, solida, che conosce a memoria lo spartito che gli è stato affidato dall’allenatore. Dalle parti di San Siro, lo scarno livello spettacolare, in mancanza di confortanti risultati, avrebbe provocato più di un mugugno, come ai tempi di Max Allegri tanto per fare un riferimento storico ravvicinato. Ma allora su quale argomento bisogna puntare?

Sul differente format applicato dal Napoli tra la scorsa stagione e quella attuale. ADL, dopo lo scudetto, convinto d’essere diventato espertissimo di calcio, lasciò partire Spalletti assumendo il 3 o il 4° allenatore disponibile, lasciò partire Giuntoli assumendo un ds di facciata e combinò quel disastro a tutti ben noto. Cosa ha fatto durante l’estate scorsa? Ha preso Antonio Conte -che nel frattempo perdeva tempo aspettando una telefonata dal Milan- gli ha affidato le chiavi di Castelvolturno dove non mette piede, ha tesserato un ds alle prime armi ma proveniente da una esperienza del settore (Manna, Juve) e si è limitato alle trattative e ai contratti che sono la sua specialità. L’unico affare trattato personalmente, Osimhen, non è andato a buon fine. Guardate poi nelle scelte: Lukaku ha fin qui raccolto più critiche che elogi. Conte cosa ha fatto? Lo ha tenuto in campo, anche a San Siro non ha brillato, gol a parte ottenuto con la complicità di Pavlovic. Fonseca ha trasformato invece Leao in un caso.

Sorvoliamo sul valore del tecnico portoghese e vediamo invece il format applicato dal Milan. Moncada ha fatto da ds (senza esserlo) e da suggeritore del mercato. Sono arrivati Emerson Royal (con caratteristiche opposte a quelle richieste), Pavlovic (ancora poco esperto come ha dimostrato la spallata ricevuta da Lukaku), Abraham, Morata, e Fofana, adattato al ruolo di frangi-flutti che nel Monaco non ricopriva come spesso lo stesso Fonseca ha ripetuto. Ecco il primo punto: il mercato del Milan ha mostrato una visione superficiale nelle cessioni (Kalulu e Adli) e ha seguito una linea contorta negli acquisti indipendenti dal nuovo allenatore. Fonseca, senza lamentarsi, sta anche facendo i conti con questi “buchi” dell’organico e con una mancanza di fondo che è la costola italiana della squadra. Mettendo insieme solo stranieri si disperde il senso di appartenenza e anche il senso della storia del Milan. Buongiorno, inseguito a gennaio scorso, prima di convergere sul ritorno di Gabbia (buona soluzione), era -per esempio- una trattativa da proseguire in estate.  

Cosa succede a Maignan- Serve ricordare infine che quest’anno il portiere Mike Maignan, una sicurezza (a eccezione dello scorso anno tormentato dagli infortuni muscolari, motivo per cui hanno cambiato preparatore dei portieri), non sta offrendo il contributo atteso da tutti. Ci dev’essere una spiegazione. E intervenire, a fari spenti, può tornare utile.


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