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Un problema che dura da tre anni: ecco quale. Conceiçao senza tempo e con necessità di fare risultati. Mercato finito: mancherebbe un centrocampista

di Pietro Mazzara

Rode pareggiare un derby così? Si, certo perché il fortino che il Milan aveva creato attorno alla porta di Mike Maignan, con l’aiuto del palo sinistro, stava reggendo all’assalto interista. Detto questo, il pari è un risultato onesto per quanto visto in campo, con il Milan che fa aumentare l’incazzatura per la tipologia di prestazione fatta a Zagabria, diametralmente opposta rispetto a quella vista ieri sera nel derby. Specie a livello mentale, con una squadra che da troppo tempo – in determinate partite e contro determinati avversari – scende in campo con quella sufficienza psicologica che la porta quasi a sottovalutare l’avversario e a rendere al di sotto delle sue potenzialità. È una cosa che sistematica che sta accadendo da dopo lo scudetto e al Milan stanno cercando di capire il perché di tale deficit di concentrazione. Che sia l’assenza di una figura di campo accanto all’allenatore mi pare riduttivo, è un qualcosa che è più profondo e che è davvero oggetto di studio. Lo si capirà, si spera, prima o poi perché serve arrivare alla radice del problema per poterlo estirpare e creare una nuova mentalità vincente. Già sabato contro l’Empoli si avrà una prova imminente della capacità di approccio mentre mercoledì contro la Roma in Coppa Italia, probabilmente, non ci saranno molte difficoltà nel capire che ci sarà bisogno di una determinata prestazione. 

Ma il vero problema causato dalla sconfitta di Zagabria e che si sta ripercuotendo sulla squadra è il fatto che il Milan, ancora per tutto il mese di febbraio, giocherà una volta ogni tre giorni e questo impedirà a Conceiçao di poter lavorare in maniera continuativa e pulita sulla sua squadra. Già, perché il Milan, di fatto, ha due allenamenti a settimana per poter lavorare su sé stesso mentre gli altri giorni sono occupati da allenamenti di scarico, rifiniture più viaggio se si gioca fuori casa e dalle partite. L’allenatore portoghese sta cercando di ottenere il massimo possibile, ma è lui stesso a dire che avrebbe bisogno di più tempo per poter lavorare sul campo con la squadra e per dargli un’impronta più sua. 

Il mercato milanista si è chiuso con l’arrivo di Santiago Gimenez. “El Bebote” era un obiettivo già la scorsa estate e il Milan ha dovuto anticipare il suo arrivo a seguito sia di necessità tecniche immediate sia perché, a conti fatti, ha dovuto fronteggiare il malessere di Alvaro Morata, che non è riuscito ad impattare per come avrebbe voluto. L’operazione, condotta dalla dirigenza supportata ottimamente da Rafaela Pimenta, ha portato a Milano un attaccante importante, sia per il presente sia per il futuro, attorno al quale però non dovrù esser messo un carico eccessivo di aspettative per questa seconda parte di stagione. Non è Piatek, sia chiaro, ma nemmeno uno che convertirà ogni pallone in gol. Di sicuro c’è che con la tipologia di gioco che fa il Milan, con tanti palloni messi a rimorchio dentro l’area di rigore, ci si aspetta una presenza importante di Gimenez in quelle situazioni. Per dare una profondità maggiore alla rosa sarebbe servito un centrocampista, ma era praticamente impossibile anticipare a gennaio Ricci (ci hanno provato), per il quale ci sarebbe un accordo di massima per la prossima estate. Oggi non succederà nulla in entrata, da capire in uscita se si muoverà ancora qualcosa e poi su chi ricadrà la scelta di Conceiçao per far posto a Walker in lista Champions League: Emerson Royal, Okafor e Chukwueze sono tra i candidati a uscire fuori dalla lista mentre Gimenez entrerà al posto di Morata. Di fatto ci saranno due cambi nei non formati e nessuno nei formati club o Italia. 


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