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Un piano Marshall per la Juventus. Se è in corsa il Napoli a meno tre. Bravo, bravissimo Prandelli...

di Mauro Suma

Ogni vero uomo di calcio spera di chiudere quanto prima i conti con Calciopoli. Uno, non se ne può più di bobine, cavilli, veleni e molto altro. Due, a lungo andare con questa vicenda ancora aperta si perde tutti. Nessuno escluso. Perde il calcio che, dovrebbe, essere il bene comune. Ma, tornando a noi, il fatto che Calciopoli non sia ancora chiusa lo si evince da due aspetti: lo scudetto 2006 nella bacheca dell’Inter e, soprattutto, la situazione della Juventus. C’è poco da fare gli indifferenti. Il calcio italiano ad alto livello sta perdendo la Juventus. La squadra bianconera è arrivata settima l’anno scorso e rischia di fare il bis quest’anno. E’ vero che nel 1997 e nel 1998 il Milan arrivò undicesimo e decimo e l’anno dopo vinse lo Scudetto. Ma nessun ragionevole uomo di calcio può pensare che le condizioni di oggi, sportive, competitive e macro-economiche, siano anche lontanamente paragonabili a quelle di allora. La Juventus non ha più fuoriclasse, ha un bilancio rosso che più rosso non si può, è lontana anni luce non solo dall’Europa che conta ma anche da quella meno nobile, ha giocatori (vedi Chiellini, caso illuminante) che non avendo, e vanno capiti, nulla da giocarsi nel Club provano a respirare aria nuova in Nazionale giocando anche l’amichevole e finendo per perdere un mese di Campionato. E’ chiaro a tutti che il difensore livornese avrebbe cercato in qualche modo di preservarsi, come hanno fatto, inutile negarlo, e in maniera assolutamente comprensibile, alcuni giocatori di Milan e Inter, se avesse avuto una partitissima in programma dopo la sosta. La Juventus è ridotta così a causa di Calciopoli e sono dell’avviso che il calcio italiano non possa permettersi di perdere la Juventus. L’onda lunga delle conseguenze economiche e sportive delle punizioni arrivate alla Juventus è stata oltre tutto subdola: non si è manifestata tanto nei primi due-tre anni, ma negli anni successivi all’impatto con la nuova realtà. E le obiezioni scontate dei soliti noti pronti a invadere il web con le loro reazioni intimidatorie, (sono così dozzinali che vale la pena anticiparle: e allora, quando eravamo noi ridotti così? Hanno sbagliato e hanno pagato… Dovevano sparire…) vanno cestinate. Assolutamente e rigorosamente. Vanno cestinate da tutte le persone di buona volontà che amano il calcio. Il solito sogghigno ironico di chi non fa mistero di godere per questa situazione della Juventus anche quando la solita selva di microfoni gli chiede che ora è, non ha nulla a che vedere con lo spirito sportivo e con gli interessi in prospettiva di tutto il calcio italiano, quindi anche dei suoi. Quando altri facevano fatica a vincere, e lo hanno fatto per vent’anni, le condizioni strutturali del calcio erano clamorosamente diverse. Non c’era la crisi economica globale di oggi, non c’erano i mega-fatturati delle inglesi e delle spagnole che hanno accumulato vantaggi siderali rispetto a sistemi calcistici come quello italiano, non era mai esistito uno scandalo le cui punizioni non si limitassero al campionato successivo ma che, al contrario, di fatto, spalmassero le loro conseguenze di sistema almeno sui dieci anni successivi. Mai, negli ultimi 25 anni, giusto per parlare del periodo storico in cui hanno operato e stanno operando le presidenze Berlusconi e Moratti, nel corso di stagioni di crisi che possono capitare a tutti, c’è stato il divario fra la situazione dell’oggi e il ritorno alla competitività che esiste in questo momento per la Juventus. Mai. Credo che la Juventus vada aiutata. Pagare ha pagato, perderla non si può perderla. E’ un Club con il maggior numero di Scudetti e di tifosi in Italia, merita un piano Marshall per il suo futuro. Aiutare la Juventus significherebbe aiutare il calcio italiano. Senza dubbi e senza riserve.

Leggo delle accuse al Milan per il basso profilo tenuto nelle dichiarazioni pre-derby. Premesso che non si può accontentare tutti, parliamone. Che ha detto di così debole e timoroso il Milan? Che, comunque vada, il derby non è decisivo? Certo che lo ha detto e certo che è così. Capisco la necessità della comunicazione sportiva italiana, molto sintonizzata sul clamore di oggi su domani e molto poco proiettata sui rischi a lunga scadenza del nostro sistema calcistico, ma la dichiarazione di massima del Milan è così ovvia e scontata che non vale nemmeno la pena sottolinearla. Tanto è vero che il Milan diceva le stesse cose prima di Milan-Napoli dello scorso 28 Febbraio, non un’era geologica fa. Ricordo Adriano Galliani in quella vigilia: “Il Milan ha tre punti di vantaggio sul Napoli. Sia che il Milan vada a meno sei, sia che si resti così com’è, sia che si vada a pari, non succederà nulla di drammatico e ci si lotterà il Campionato fino all’ultima giornata”. Detto, fatto. Il Milan ha vinto 3-0 su un Napoli mai e poi mai pericoloso e oggi il Napoli è ritenuto universalmente e giustamente da tutti in lotta-Scudetto. Insisto: se il Napoli è in lotta-Scudetto a meno tre dalla vetta, perché non dovrebbe esserlo il Milan con Ibra eventualmente a meno uno? Altra domanda, se il Napoli non è stato “eliminato” dal 3-0 del 28 Febbraio, perché, caro Cavani, dovrebbe esserlo il Milan in caso di sconfitta stasera? Già, Cavani ha parlato molto del derby di Milano e poco del Napoli in questi giorni. Forte del fatto che del rigore di Milan-Napoli ha parlato tutta l’Italia mentre di quello di Napoli-Cagliari non ha parlato nessuno, può permetterselo. C’è un solo, piccolo, problemino, la Lazio. Occhio, i biancocelesti quando si mettono in testa di fare una parita attenta, accorta e razionale senza i pruriti del derby romano, sono tutt’altro che superabili…Occhio.

E bravo CT. Anche la Slovenia, avversario superiore alla Nuova Zelanda dell’estate 2010 e più o meno sullo stesso livello della Slovacchia dell’estate 2010, è stata battuta. Non soltanto con il bel gol di Thiago Motta, ma con una prestazione allegra, offensiva e di personalità. Sta nascendo l’Italia di Cesare, eccome se sta nascendo. Prandelli non perde per strada nessuno, prepara bene le partite e non va mai “sotto”, nel corso della gara, contro qualsiasi avversario. E prima della Slovenia, c’era stata una certa Germania a Dortmund. La bella e importantissima, in ottica qualificazione a Euro 2010, vittoria di Lubiana è arrivata senza De Rossi e Balotelli. Si dice che le esclusioni eccellenti cementino il gruppo rafforzando il senso di autostima e di compattezza di chi va in campo, sia con la maglia azzurra che con altre maglie. Vero, in linea generale. Poi, però, bisogna andare a guardare. Dipende dalle motivazioni. I campioni del calcio sanno discernere, sanno dividere l’erba buona dalla gramigna. Nessuno spogliatoio che conta si fa prendere per il naso. Se le esclusioni sono dovute a pregiudizi o ad atti di forza, l’effetto non è quello sperato. Evidentemente, le esclusioni di Prandelli a Lubiana sono state vissute come giuste dal resto della squadra. Quelle di Prandelli a Lubiana, non altre del recente passato azzurro. E i risultati si vedono, non solo a livello di punteggi ma anche e soprattutto di spirito e di prestazioni.
 


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