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Tutti i retroscena dell’affare Donnarumma. Il panico di Raiola per l’addio di Paratici. Un pre-campionato degno della Champions. Per Kessiè si può usare un aereo taxi

di Franco Ordine

Il post pubblicato su Instagram per conto di Donnarumma mette finalmente la parola fine a un rapporto che è stato “avvelenato” dal giorno in cui il portiere firmò -per volere della famiglia- il rinnovo contro il parere del suo agente Mino Raiola che infatti disertò la cerimonia della sottoscrizione del contratto. Il giudizio sul post, sintetico, è il seguente: scritto in modo elementare, senza entrare nel merito della questione e sorvolando sul danno arrecato al club per il quale continua a professarsi tifoso. È come se, in sede di divorzio, l’ex moglie dovesse dire all’ex marito, dopo aver incassato un sostanzioso patrimonio, la frase classica “io continuerò a volerti bene”. È un perfido inganno.

    È invece più interessante la ricostruzione completa di tutta la trattativa che ci consente di mettere la parola fine sulla vicenda e comprendere bene i tempi delle mosse che sono state realizzate. Premessa: Raiola (che fino a quel punto non ha mai risposto ufficialmente al Milan sulla proposta da 8 milioni netti per 5 anni) parla con Paratici e si mette d’accordo per portare Gigio a Torino a costo zero e con ricco stipendio per l’assistito e relativa commissione. Quando s’accorge che la Juve ha virato su Allegri (che chiede la conferma del portiere polacco) e ha deciso di liquidare Paratici, è preso dal panico. Prima scrive a Torino per far sapere che Donnarumma accetterebbe anche lo stesso stipendio percepito dal Milan (6 milioni). Ricevuto in risposta il 2 di picche, contatta Maldini per riannodare il filo della trattativa come hanno ricostruito i colleghi di Telelombardia. E propone un contratto-ponte di due anni alle seguenti condizioni: 10 milioni netti per due stagioni al calciatore più 20 milioni di commissione.

   In sostanza il ragionamento dell’agente è il seguente: volevate investire 80 milioni su Gigio per 5 anni, ne spendete 60 in due anni risparmiandone 20 con la possibilità di venderlo ricavando una bella cifra. La risposta del Milan è resa inevitabile da tre considerazioni: 1) nel frattempo aveva già prenotato Maignan; 2) avrebbe alla fine speso 60 milioni complessivi per far giocare Donnarumma solo due anni; 3) quale club europeo avrebbe investito una cifra consistente (diciamo 50-60 milioni) sapendo che entro giugno 2023, il portiere sarebbe tornato libero? Si trattava insomma di un tentativo di prendere tempo. Soltanto dopo è spuntato il PSG. Fine della ricostruzione e anche della storia. Il Milan, tra un portiere e l’altro, ha perso in cifra tecnica, Donnarumma ha guadagnato una fortuna ma non ha trovato il coraggio di spiegare la scelta.

AMICHEVOLI- L’idea di effettuare la preparazione misurandosi, in vista della Champions, con rivali di altissimo rango (Real Madrid, Valencia e Juventus) è molto valida e storicamente ricorda quel che fece il primo Milan di Berlusconi e Sacchi dopo la conquista dello scudetto 1988 (Manchester United, Real Madrid e PSV Eindhoven).

AEREO TAXI- Il mercato del Milan procede a ritmi cadenzati. Giovedì sera arriverà Giroud, venerdì farà le visite, come annunciato nella rubrica di una settimana fa, i prossimi due acquisti saranno Diaz dal Real Madrid e Ballo-Tourè dal Monaco, laterale sinistro che non esclude la presenza di Dalot. I nodi però restano due: il rinnovo di Kessiè e il sostituto di Calhanoglu. Per quest’ultimo la pista del CSKA (Vlasic) non è più battuta, mentre per il “presidente” si aspetta che torni dalle Olimpiadi. In altri tempi avremmo visto prendere un aereo taxi, raggiungere agente e calciatore ovunque fossero, firmare il rinnovo e tornare a casa con il contratto in tasca. Così dovrebbe fare anche il Milan di Elliott!


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