Sul ds: non portatela per le lunghe. Piace il calcio di Fabegras? C’è De Zerbi. Il doppiopesismo tra Milan e Lazio
La scelta del ds del Milan è diventata come il bollettino quotidiano della borsa di piazza Affari: un giorno sale un candidato, il giorno dopo scende e sale un altro. Sull’accelerazione della candidatura di Paratici rispetto a quella di Tare deve aver influito sicuramente qualche colloquio riservato con i cronisti romani dell’ex ds laziale. La frase “non li ho più sentiti” ha fatto schizzare in alto le azioni di Paratici. È questa la contro-indicazione di quando -nel calcio- si utilizzano tempi lunghi per una decisione, difficile poi da tenere sotto traccia. Per quel che mi riguarda non ho preferenze da segnalare perché nel nostro mestiere sono di altri le responsabilità della scelta. Io mi fermo a giudicare il lavoro eseguito e nient’altro. E sul tema dico soltanto che sarebbe utile se il prossimo ds fosse in grado di lavorare subito a pieno regime, senza alcuna restrizione operativa. È evidente poi che dalla scelta del ds discenderà quella del futuro allenatore. E qui mi piacerebbe descrivere una ipotesi irrealizzabile.
Per il calcio mostrato a San Siro, mi rendo conto che Cesc Fabegras è un esponente della nuova generazione dei “giochisti” e mi sono soffermato a immaginare quale potrebbe essere il suo contributo con una rosa di grande cifra tecnica come quella attuale del Milan. So che lo spagnolo si è promesso con un contratto a lungo termine ai proprietari del Como e quindi risulterebbe irraggiungibile ma sul piano squisitamente teorico molti lo considerano un profilo ideale. Non ha molta cura della fase difensiva (basta vedere il primo portiere, Reina, e la coppia di difensori centrali Goldaniga e Dossena) ma questo è un deficit a cui si può rimediare con l’organizzazione. La versione italiana di Fabregas esiste e si chiama Roberto De Zerbi che ha il vantaggio di essere cresciuto nel vivaio di Milanello.
DUE PESI E DUE MISURE- Sembra passata una vita e invece la scena registrata in quel di Spezia, con il Milan di Pioli convocato sotto la curva dai tifosi in trasferta, è ancora fissata nella memoria collettiva. Ricordo che in quella circostanza ci fu, da parte della procura federale, l’apertura di una inchiesta. Se non ho visto male, la stessa scena si è registrata a Bologna domenica pomeriggio dopo il 5 a 0 rifilato dal Bologna alla Lazio di Marco Baroni. E ho sentito l’allenatore spiegare alla curva laziale “è tutta e soltanto mia la responsabilità, ci metteremo a posto durante la sosta”. Chiedo al procuratore Chinè: cosa è successo di diverso a Bologna rispetto a Spezia di qualche anno fa? So già invece quale sarà la risposta in arrivo da parte dei tribuni della plebe rossonera: questo Milan politicamente non conta. Ho come l’impressione che sia la risposta esatta!
TRA NAPOLI E DERBY- Sarà interessante seguire i criteri che Sergio Conceiçao applicherà nel prossimo fine settimana per allestire lo schieramento da presentare a Napoli e quello successivo nella prima semifinale di coppa Italia contro l’Inter. Perché bisognerà tenere conto, in modo intelligente dei viaggi e delle partite giocate nelle diverse nazionali, specie per coloro -tipo Pulisic e Gimenez- che rientreranno dall’altra parte del mondo dopo un paio di sfide molto attese. Valorizzare il ruolo di chi è rimasto a Milanello durante la sosta (Abraham, Tomori tra questi) mi sembrerebbe una mossa intelligente.