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Senza il sì allo stadio la richiesta folle di Kessie (8 milioni) non può essere accettata. Gigio contestato perché ha raccontato favole

di Franco Ordine

Nessuno ha condotto approfondimenti a proposito della frase pronunciata dall’agente di Kessiè, Atangana, domenica sera a Bergamo, intervistato dal cronista Cuomo di Telelombardia. Ha detto: “A che punto è la trattativa? Dovete chiedere ai dirigenti del Milan”. Cosa vuol dire? L’ipotesi più accreditata è la seguente: l’agente di Kessiè ha recapitato al club rossonero la sua definitiva richiesta e attende una risposta. Sulla cifra c’è stata un po’ di confusione: si è partiti dal famoso doppio dell’attuale stipendio, (2,2 milioni) cioè 4,4 milioni per salire fino ai 5,5 con progressivo aumento fino a sfiorare i 7 durante l’ultimo anno. Se la trattativa è finita in un binario morto c’è una sola spiegazione: la richiesta finale della famosa coppia è di 8 milioni (per 5 anni che vuol dire 80 milioni lordi più la commissione, quasi 100 milioni, la stessa cifra promessa a rifiutata da Donnarumma)!!!! È evidente che dinanzi a queste cifre, la risposta del Milan non può essere altro che questa: silenzio assoluto e qualche frase (quella di Scaroni) sparsa nel tentativo di silenziare l’argomento.

Il Milan di Elliott, a queste condizioni, non vuole, non può e non deve piegarsi per centomila motivi. Uno su tutti è quello più noto a tutti: senza lo stadio, ci sono proventi in meno rispetto alla concorrenza internazionale. Adesso che a Milano la campagna elettorale ha spento i microfoni e che il sindaco Beppe Sala è stato riconfermato, è finito il tempo dei rinvii ed è arrivato quello delle decisioni. Non può nemmeno essere considerata plausibile la spiegazione data in una intervista polemica dello stesso Sala (di fede interista) secondo cui “non c’erano garanzie da parte dell’azionista interista”. È vero: i conti di Suning, in patria e non solo, sono a rischio default ma il punto ha un impatto relativo sul progetto stadio di Milano.

E i motivi sono essenzialmente due: 1) perché il periodo di 99 anni di concessione prevista dal contratto garantisce il fatto che non ci sarà più sicuramente la famiglia Zhang nel controllo dell’Inter; 2) perché il fondo Elliott ha fatto sapere a palazzo Marino- in via riservata- che ci sono altri investitori privati pronti a far fronte alla parte che toccherebbe in capo all’Inter. Per concludere: non ci sono più scuse. Bisogna decidere. E penso che decidere in fretta sul nuovo stadio, posando magari la prima pietra, possa avere qualche conseguenza positiva anche sui conti di Milan e Inter. E quindi avere un effetto domino anche sui contratti presenti e futuri.

Sarà inevitabile, dopo quello che è successo prima e durante Italia-Spagna a proposito di Donnarumma, intervenire sull’argomento che il Giornale ha avuto il merito di segnalare all’opinione pubblica lunedì scorso. La conferenza in nazionale di Gigio, mal consigliato anche adesso, ha peggiorato la situazione invece che medicarla. Invece di partire dal sentimento dei tifosi ferito per l’abbandono, di notte, come fanno solitamente quelli che hanno da nascondere qualcosa, ha pensato di blandire i tifosi rossoneri con la storiella “ho dato tutto fino alla fine (perché il milan non lo ha pagato fino all’ultimo giorno?, ndr)” che non incanta nemmeno i pupi dell’asilo nido. Avrebbero dovuto dire: “So di aver provocato un grande dispiacere ai tifosi e un grave danno economico alla società che mi ha allevato, lanciato in serie A, pagato profumatamente e fatto diventare Donnarumma in nazionale, ma devono capire le ambizioni mie e quelle del mio agente”. Ne sarebbe uscito da uomo vero, almeno. Senza raccontare favole.

P.S.: le frasi dalla Danimarca di Kjaer segnalano l’abitudine dell’area tecnica a ritardare i tempi dei rinnovi contrattuali. Il vecchio adagio (“chi prima arriva meglio alloggia”) è sempre più attuale nel calcio moderno.


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