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Parola d’ordine: sveglia! Questione di tattica o convinzione tra Calabria e Pioli? Il gol è un optional… Troppi infortuni da anni, qualcosa non va. In salita, ma è tutto aperto

di Luca Serafini

Settimana delicata iniziata nel peggiore dei modi: in 10 per quasi un’ora contro la Juve, decisi e convinti solo mezz’ora contro il PSG. Nessun gol (in Champions è la 5a partita consecutiva…), nessun passo avanti. Adesso il cammino è in salita col tappone di Napoli, ma i giochi restano aperti su tutti i fronti. Certo, il trend ha bisogno di sterzare. 
Contro la Juve l’errore finale (di lettura e di scelta) è stato di Thiaw, ma in quel momento la squadra era troppo sbilanciata e ha spalancato la prateria al contropiede bianconero. A Parigi la formazione era quasi obbligata: Kalulu-Calabria fa poca differenza per Mbappè abituato a saltare l’avversario con disinvoltura, chiunque egli sia; Adli sta meglio (ed è meglio in quel ruolo) di Krunic, ma quando è entrato non ha fatto bene, anzi: da due suoi errori nascono il terzo gol francese e il rischio di subire il quarto. Si può discutere a lungo - come sempre - sulle scelte di formazione e dei cambi, ma il verdetto naufraga di fronte ad altri problemi più evidenti e acclarati se proprio si vogliono accendere i riflettori su Pioli e lo staff. 
Il primo è senza ombra di dubbio quello degli infortuni. Sono troppi, e da troppo tempo. Verissimo che nello scorso weekend una trentina di giocatori in serie A erano indisponibili, ma il Milan viaggia quasi sistematicamente senza un quarto della rosa. Ho parlato molte volte dei medici e dei preparatori, io mi fido e mi affido a loro da più di 30 anni, ma un problema esiste sebbene non abbia titoli per supporre le cause. I campi duri, i sistemi, le scelte individuali degli atleti: non so proprio ma, ripeto, un problema c’è. È già difficile in condizioni normali, ma se ti presenti alla settimana più delicata di inizio stagione senza uno o due portieri, senza Loftus Cheek, Chukwueze, Okafor, il lungodegente Bennacer e Jovic si fa male durante il riscaldamento a bordo campo, diventa quasi impossibile. È tempo di capire le cause una volta per tutte e porvi rimedio. 
Il secondo punto è l’atteggiamento. Niente da dire con la Juve, ma a Parigi dopo il gol di Mbappè (primo tiro in porta del PSG, ricorrenza quasi abituale) si sono persi ordine, mordente, convinzione scivolando lentamente verso la resa per cui il secondo gol francese, tra le belle statuine in difesa che sembrava un presepio, è stato tristemente significativo. Le dichiarazioni a fine gara di Davide Calabria sono forti, riguardano i suoi compagni e l’allenatore ha risposto piccato, salvo chiarimenti postumi che so essere stati in totale armonia. Possiamo discettare sui modi, a caldo in un complicato dopo partita, ma quando non si nasconde la polvere sotto al tappeto sono personalmente propenso ad approvarli. 
C’è il problema del gol. I cross latitano e la loro qualità pure, Giroud si sfinisce in un lavoro che non è abituale per un centravanti, ma il gioco del Milan è questo e sarà sempre difficile che la punta centrale arrivi a 20 o più gol a stagione. Per sopperire a questo, dovrebbero avere più confidenza i centrocampisti. E Leao. Non so a che punto sia il processo di maturazione, crescita, evoluzione di Rafa, ma di sicuro la continuità è un optional con cui convive troppo serenamente. Deve scrollarsi di dosso i difetti, perché per qualità è il più forte. Il problema alla fine non è tanto e solo la disfatta di Parigi, ma l’infruttuosa solidità che ha permesso di dominare Newcastle e Borussia senza nessun costrutto. Senza nessun vantaggio.
Torno, per concludere, a Calabria e Pioli: dalle dichiarazioni pubbliche deve nascere un confronto interno serio e profondo. Sono d’accordo col capitano: bisogna crederci fino alla fine perché ogni discorso è aperto in campionato e in Champions. Sta a Pioli trovare soluzioni e rimedi, ma questo è tanto chiaro da apparire banale.


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