Muore il gol di Muntari, sopravvive quello di Turone. Matri: ricordi rossoneri e giri di valzer Milan-Inter-Juventus. Napoli, presidente De Laurentiis: che succede?
L'occhio di falco con tutti i suoi sensori e il gol di Muntari in Milan-Juventus con tutti i suoi rimpianti. E' la storia dei se e dei ma che rincorre sè stessa. La decisione di giovedì della Fifa e del suo organo tecnico non inciderà evidentemente sul risultato dello scorso campionato, la magra consolazione però è che quello scempio almeno sia servito a qualcosa. L'abbiocco dell'assistente di turno non provocherà più gli stessi danni, non ci saranno le condizioni ambientali perchè ciò accada. L'importante è che adesso arbitri e assistenti non facciano a gara con il supporto, ma che ne sfruttino la portata. Non ci sarà più bisogno che i giocatori aiutino l'arbitro, nè che dicano che tanto non l'avrebbero fatto anche se avessero visto. Insomma, il gol di Muntari muore, ma muore con gli onori militari. La medaglia sul petto gliela appone il massimo organismo mondiale, riconoscendo che il calcio non può rimanere prigioniero di un errore. Il calcio deve essere sè stesso, senza morti e senza feriti, se è gol è gol, se non è gol non è gol. Mentre la storia seppellisce il gol di Muntari, il sensore ifabiano non potrà mai cancellare quello di Turone. Il gol in fuorigioco, come quello celeberrimo del 1981 in Juventus-Roma, non viene scongiurato dalla storica decisione di questa settimana. Sulla linea fatale della palla, dentro il campo, lontana dai pali della porta, la tecnologia è nuda e impotente, non può intervenire e non può essere invocata. Ne parlavamo a Milan Channel proprio nei giorni scorsi con Roberto Scarnecchia, ex romanista e testimone oculare, presente proprio sul palo opposto a quello dell'intervento di testa di Ramon Turone: clamoroso quanto fosse regolare, mi diceva, quel gol, eppure in campo non ci eravamo accorti di niente. Poi in tv...Ecco la tecnologia, in casi di questo ripo, accentua oggi l'indignazione immortalando l'errore con un grosso numero di telecamere, ma altro non può fare.
Lo ha proprio detto Adriano Galliani. Il Milan si tiene informato e tiene calde le piste, ma se nessuno parte nessuno arriva. Destro non si accasa? Il Milan lo sa. Matri non è contento e ha lasciato in Allegri e in casa rossonera, dove è cresciuto, ottimi ricordi? Il Milan lo sa. Ma quando si parla di rosa numericamente a posto, attenzione numericamente, si fa riferimento al fatto che con i sacrifici della permanenza di Thiago Silva e Ibra non ci sono altri margini di manovra. Vale per l'Inter e vale per il Milan. Arrivano i giocatori solo se parte qualcuno. E dal momento che non è mai arrivata nessuna offerta per Boateng e nessuna offerta per Robinho, tutto lascia pensare che il Milan resterà così. Ma se qualche fax o qualche cellulare impazzisce, il Milan è perfettamente al corrente di tutte le situazioni, soprattutto in attacco ma non solo in attacco. A proposito, perchè i campioni oltre la trentina in uscita da Milan e Inter vanno alla Juventus, mentre quelli in uscita dalla Juventus vanno a Cesena e dintorni? Il mercato delle fanfare mediatiche bianconere, quelle che dovrebbero rispettare chi usa la testa di questi tempi più che i soldi, e che invece vanno in deliquio per i cursori che costano dai 12 milioni di euro in su, potrebbe farsela questa domanda. E magari provare a dare una risposta sulle scelte storiche delle milanesi e su quelle juventine delle ultime stagioni.
Il Napoli non ce la racconta giusta. Lavezzi è partito, Cavani manda messaggi, il presidente De Laurentiis è nervoso, diversi giocatori si guardano attorno, da Dossena a Gargano. Che succede? La prudenza in tempi di fortissima crisi economica per tutto e per tutti è legittima e sacrosanta e non abbiamo un solo elemento per fare ipotesi sull'andamento economico della principale azienda, quella cinematografica, della famiglia De Laurentiis, ma che la situazione economica attorno, non propriamente dentro, alla sanguigna casa partenopea non sia delle più allegre il mercato comincia a sussurrarlo. Non tutti i pissi pissi bau bau sono oro colato nel calcio, ma intanto ci si dà di gomito. Lo stesso Mazzarri, solitamente molto esigente sulle questioni tecniche riguardanti il rafforzamento, ha scelto un profilo lowissimo nelle dichiarazioni e negli atteggiamenti estivi. La speranza, per il pubblico napoletano che prende sempre d'assalto lo stadio e che cinge d'entusiasmo la squadra, è che quella del Napoli di De Laurentiis sia una curva e non una china. Sarebbe un peccato, perchè il Napoli, che contrariamente ad altre squadre, ha onorato l'Europa e il ranking europeo del nostro Paese, merita di fare altri passi in avanti non di chinarsi ad allacciarsi le scarpe.