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Milan-Investcorp: cifra record per la cessione. Il retroscena sull'Inter. Rossoneri veicolo per una nuova era. Derby di domani crocevia della stagione

di Pietro Mazzara

È stata una domenica di Pasqua estremamente lavorativa, come mai era successo negli ultimi anni. Il Milan è molto vicino al passaggio di proprietà dal fondo Elliott (che andrà sempre ringraziato per ciò che ha fatto) a InvestCorp, fondo del Bahrain che ha alle sue spalle Mubadala, mica gli ultimi arrivati. È giusto fare chiarezza su quello che sta accadendo, perché nel mare di informazioni parziali, servono certezze granitiche.

Partiamo dal primo retroscena, che poi è quello che dà il via a tutto: un mese fa, Investcorp entra in contatto con Elliott per l’acquisizione del Milan che rientra dentro una politica di investimenti molto importante, quasi aggressiva, da parte dei fondi del Middle-East. Alla valutazione di 1.1 miliardi (record per il calcio italiano), Investcorp dice ok, senza certezze sullo stadio, e apre i tavoli di trattativa con Elliott e alla sottoscrizione di un contratto di esclusiva che scadrà a fine mese. Ma la due diligence, che è in corso, sta dando grandi risultati positivi. In sostanza, come mi ha detto un amico a telefono, Investcorp sta prendendo una Lamborghini chiavi in mano. Farà piacere sapere che nelle medesime settimane in cui Investcorp decideva di sedersi con Elliott, anche un altro fondo arabo si è avvicinato all’Inter con Suning che avrebbe fatto una valutazione di 1 miliardo. A tale richiesta, questo fondo – ad oggi ancora anonimo – ha abbandonato le contrattazioni poiché il Milan è una società vendibile visto il suo percorso di risanamento aziendale e dei conti, l’Inter invece è gravata da debiti importanti, bond da risanare e una campagna cessioni che nella prossima estate dovrà fruttare almeno 100 milioni di euro.

Anche sul tema stadio, va sottolineato come il Milan abbia spinto di più rispetto all’Inter per farlo e il motivo è semplice: i rossoneri, che si tratti di Elliott o di Investcorp, hanno i soldi per fare lo stadio mentre dall’altra parte tentennano. Non sono illazioni, ma fatti. E non è nemmeno da escludere che Investcorp decida di farsi l’impianto da solo, viste anche le lungaggini del dibattito pubblico sul nuovo San Siro che si chiuderà a ottobre.

Cosa bisogna aspettarsi da Investcorp? Sicuramente una fase un po’ più aggressiva rispetto a Elliott sul mercato, perché è la natura stessa dei due fondi che ne differenzia l’operato. Gli arabi si occupano, principalmente, di private equity mentre Elliott ha come suo core business quello di ristrutturare aziende e rivenderla facendone profitto. Il fondo della famiglia Singer ha fatto un lavoro enorme con il Milan, riportandolo ad essere una società in grado di camminare sulle sue gambe tanto è vero che negli ultimi 18 mesi non ha effettuato versamenti in conto capitale. Il fatto che sul finire del 2021, proprio in Bahrain, sia nata un'idea di espansione sportiva del mondo mediorientale, deve far rifelettere e farci capire in cosa sta per finire il Milan, ovvero un progetto di potenza economica impressionante.

Il board dirigenziale, almeno sul lato sportivo, dovrebbe essere confermato con Paolo Maldini che ha un peso specifico importante, sia come direttore dell’area sportiva sia come icona milanista nel mondo arabo. E poi, cosa non da poco, c'è da costruire un mercato estivo che Maldini e Massara potrebbero portare avanti con più aggressività qualora avessero maggiori risorse. Da capire il futuro di Ivan Gazidis, grande professionista e autore della rinascita dell'azienda rossonera.

Ciò che traspare da ambienti degli emirati è che Investcorp vuole vincere e vuole riportare il Milan in quella dimensione di forza che le appartiene, ma seguendo comunque il cammino tracciato da Elliott in tema di sostenibilità. Dunque ok a investimenti importanti, ma sarebbe sbagliato – ad oggi -  pensare al Milan come la terza sorella di Psg e Manchester City.

Il derby di domani, invece, è uno snodo cruciale per la stagione. Chi passa, affossa l’altro dal punto di vista mentale. Il Milan ha due risultati su tre a disposizione, ma Pioli deve fare i conti con una rosa non al top della condizione fisica. Andare in finale di coppa Italia, magari con un bel 1-1 che riporterebbe la memoria al 13 maggio 2003, sarebbe una molla clamorosa anche nella lotta scudetto.


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