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Milan: il peccato mortale è il format inedito. Tutti gli errori, da Fonseca ai buoni acquisti: di fatto non è stata “costruita” una squadra

di Franco Ordine

Tutto il disastro Milan capitolo per capitolo. Cominciamo dal primo, l’origine sta nella formula scelta da Cardinale per guidare il club dopo la decisione di liberarsi di Paolo Maldini che ai meriti eccezionali acquisiti (gestione dei rapporti con i calciatori, scudetto-capolavoro vinto a sorpresa) aveva anche commesso qualche errore (tipo chiedere e ottenere autonomia assoluta nella parte tecnica, creazione di un suo Milan dentro il Milan ufficiale, mercato post-scudetto sbagliato) ma soprattutto non aveva compreso che se vuoi comandare in una squadra di calcio o te la compri oppure vai d’accordo col proprietario e i suoi manager. Lui invece ha litigato prima con Gazidis e poi con Furlani. L’errore di Cardinale è stato quello di credere che restringendo la governance a Furlani-Moncada-Pioli e poi all’arrivo di Ibra, potesse bastare in mancanza di uno specialista nel ruolo di ds e di una presenza istituzionale a Milanello che non fosse soltanto Ibra o Moncada. Ricordo che ai tempi di Capello allenatore c’era Silvano Ramaccioni tutti i giorni a presidiare gli allenamenti: Braida e Galliani intervenivano all’occorrenza o durante i viaggi e le partite.

Passiamo al mercato. I soldi sono stati spesi. Piuttosto vale la pena approfondire come sono stati spesi. Singolarmente gli acquisti del passato mercato (e lo disse Pioli) e quelli di quest’anno sono di buon livello ma il punto vero è un altro: sono stati fatti nell’ottica di costruire una squadra? Qui la mia risposta è no. Perché sono mancate alcune conferme strategiche (Kalulu alla Juve: ricordatevi cosa ho scritto sul tema in quei giorni; ndr), sono mancati alcuni profili di leader del gruppo, è mancata la guida ispiratrice del gioco e alcuni passaggi chiave. È vero che se avessero preso a luglio un sostituto di Sportiello, Torriani avrebbe avuto la strada sbarrata al debutto in Champions e a quello altrettanto scontato nel derby di domenica sera. Ma questo è un altro punto: contro il Liverpool il Milan attuale ha mostrato anche una fragilità emotiva incredibile, è andato in affanno subito e in questi casi c’è bisogno di qualcuno in campo che scuota il gruppo. Non c’è. Né Theo, né Leao lo sono a livello di Liverpool. Qualche intervento extra andava fatto. Quale? Quello del centrocampista dopo l’infortunio grave subito da Bennacer, ad esempio.

Veniamo al capitolo dell’allenatore e al ruolo di Ibra. Fonseca è un buon allenatore ma nel caso del Milan si capiva lontano un miglio che c’era bisogno di un elettro-choc, uno alla Conte per intendersi, capace di rimettere il treno rossonero sul binario giusto. Averlo ignorato ci riporta all’errore di partenza, alla fede cieca nel format inedito di casa Milan, tutti senza precedenti esperienze dello stesso livello di responsabilità. Di qui la scelta di Fonseca nello scetticismo più diffuso dell’ambiente già reso tossico per via dei derby persi in precedenza e riscontrato storicamente solo ai tempi di Tabarez e Terim che pure vinse un derby in modo inspiegabile ma non salvò la panchina. Ibra infine: se continua a fare comunicazione come da calciatore, darà martellate al suo nuovo ruolo che deve essere invece corredato di riflessioni calcistiche, di accettazione delle critiche respingendo solo le cattiverie sul suo conto e sulla sua famiglia.


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