Milan: il gioco non ancora decolla. Leao deve sentirsi meno vittima. Il mercato non è così malaccio
Si può essere contenti del gioco del Milan di martedì sera contro il Brugge? La mia risposta è no. E spiego perché. Perché ha subito nei primi 15 minuti due rischi, azzerati soltanto dall’attenzione di Maignan (al netto della traversa centrata da Ordonez), perché in 11 contro 10, nella ripresa, ha subito il gol del pari belga imbarazzante per via della mancata attenzione difensiva. Si può essere soddisfatti per il 3 a 1 finale e per la gestione di Fonseca? La mia risposta è sì, naturalmente. E anche qui spiego perché. Perché ha colto, nel momento più complicato della sfida, di dover fare qualcosa per ridare slancio alla fase offensiva. Leao è stato il più attivo nella prima frazione, poi si è lentamente spento insieme con la squadra, come perdendo convinzione oltre che elettricità. Di qui il cambio che poteva diventare un provvedimento alla Tafazzi per il tecnico ed è diventato invece lo scacco matto al Brugge e allo stesso Rafa al quale bisognerà far capire bene quale sia la strategia dello staff tecnico e della società. Ricucire l’intesa è uno dei compiti istituzionali di chi rappresenta il club e la proprietà perché Fonseca oggi c’è e domani non si sa, mentre Leao è un patrimonio tecnico ed economico del Milan. Ma Rafa deve dimenticare il trattamento che ha ricevuto durante il ciclo di Pioli. Dice Fabio Capello a proposito di Leao parlando con Ibra a Sky sport: “Ho l’impressione che calci male. Ricordi cosa abbiamo fatto con te?”. Risposta di Zlatan: “Si sta allenando su questo”. Ecco allora che questa sorta di duello rusticano tra tecnico e calciatore può magari sbocciare in uno sviluppo positivo.
Il mercato- L’esito della serata è utile per tentare di rovesciare la “vulgata” attuale sul conto del mercato del Milan degli ultimi due anni. In particolare su quello dello scorso anno, funestato da una sequenza industriale di infortuni che hanno inciso sul piazzamento finale e sull’esclusione prematura dalle coppe. Pulisic è il porta-bandiera di quel mercato ma anche Okafor e Chukwueze fanno la loro buona figura, specie quando l’altezza dell’asticella è tale da consentire loro di saltare agevolmente l’ostacolo. Pulisic in particolare è vittima di una campagna mediatica che tende a sottovalutarne il talento. Ha fatto di tutto: gol, assist, prodezze balistiche, centro da calcio d’angolo senza guadagnare il palcoscenico che viene invece riservato a qualche suo collega che gode invece di un istituto luce sempre al lavoro e di una narrazione molto amichevole. Anche sul conto di Emerson Royal, spernacchiato dai più, qualche dato della partita aiuterebbe a smontare il pregiudizio nei suoi confronti: 99% dei passaggi riusciti, ¾ dei duelli vinti. Ma tanto diranno che non significano granchè perché ormai il mondo Milan è stato conquistato dai tupamaros.
Stadio- Se questa sarà la soluzione finale, quella cioè di lasciare in piedi un pezzo di San Siro, e di costruire nella stessa area il nuovo impianto con qualche servizio in più rispetto al deserto attuale dividendolo con l’Inter, bisognerà chiedere a chi guida questa città: scusate perché avete perso tutto questo tempo?