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Mai accaduto. Fonseca sembra delegittimato. Qual è il motivo? Oggi dipende tutto dalla dirigenza. È il tempo delle decisioni

di Carlo Pellegatti

Ho cominciato a seguire il Milan dai tempi della Presidenza Rizzoli, con Gipo Viani allenatore prima e direttore dopo. Ho un ricordo abbastanza nitido per esempio della sconfitta contro il Napoli del 7 ottobre 1956, un 5-3 doloroso con doppiette di Pesaola, Vinicio e, per il Milan, di “Pepe“ Schiaffino. Eppure quello che sta accadendo nelle ultime settimane in casa rossonera non riesco a ricordarlo. Situazioni pesanti ne ho certo vissute. Altafini che in “bastimento” torna in Brasile lasciando la squadra. Quella che i giornali di allora chiamarono, con termine drammatico “La Guerra tra Buticchi e Rivera”. Il rischio di fallimento durante la gestione di Giuseppe Farina.

 Mai però rammento delle situazioni così “strane”, così imbarazzanti, come quelle delle ultime settimane, soprattutto sul piano del campo. Non degne di un Club come il Milan che, ogni tanto vale la pena sottolinearlo, è stato per decenni, e voglio che lo sia anche in futuro, un punto di riferimento del calcio non  solo europeo, ma mondiale. Anche prima della illuminata presidenza di Silvio Berlusconi. Non mi rassegno, anzi mi ribello che il “nostro" Milan oggi vada sulle pagine dei giornali di tutto il mondo per simili episodi. Protagonisti gli stessi giocatori che non avevano mai creato problemi così spettacolarmente sorprendenti, soprattutto nei confronti della “sacra” guida di una squadra, l’allenatore. Non so che cosa stia succedendo ma oggi Paulo Fonseca sembra sia incredibilmente delegittimato proprio dai suoi giocatori. Situazione evidente dopo il Cooling Break di Roma e i rigori di Firenze. Capire quali siano le ragioni non è facile comprenderlo. Forse una questione di lavoro, per le richieste tecnico-tattiche dell’allenatore. Forse per un approccio magari più freddo del portoghese rispetto al più “caldo“ parmigiano Stefano Pioli. Non mi sembrano comunque motivazioni così forti per una così totale mancanza di rispetto verso le decisioni del tecnico, che, ecco il fattore clamoroso, già nell’intervallo aveva alzato la voce per la scelta del rigorista, senza essere minimamente considerato in occasione del secondo penalty.

Forse i motivi vengono da più lontano. Quando sono uscite le voci, mai smentite né off né on record, circa un discorso alla squadra di Zlatan Ibrahimovic ai giocatori sia prima di Milan-Torino che di Milan-Liverpool senza la presenza di Paulo Fonseca, molti avevano commentato che, se fosse stata vera l’indiscrezione, il rischio di delegittimazione dell’allenatore sarebbe stato alto, molto alto. Beh, considerato quello che sta accadendo, i timori si stanno concretizzando. Ora solo la proprietà, pur lontana fisicamente, e la dirigenza possono intervenire per aiutare il portoghese parlando chiaro, molto chiaro, ai giocatori. Le multe sono palliativi se non si interviene nel nocciolo del problema, anche se questa situazione appare triste per tutti i protagonisti della vicenda, ma soprattutto per gli spettatori di questa farsa che potrebbe trasformarsi in una tragedia… sempre sportiva, ovviamente.

Anche sul piano della comunicazione, Paulo Fonseca avrebbe bisogno di una più forte vicinanza. Appariva chiaro che le domande, nel post partita, avrebbero riguardato l’episodio del rigore. Magari “prepararlo” e forse calmarlo, frenando la sua giusta indignazione, avrebbe permesso di risolvere tutto all’interno di Milanello, senza il pubblico ludibrio.

Tutto dipende, ripeto, dalla dirigenza. Il loro intervento, magari anche mediatico, con qualche presenza televisiva o cartacea, apparirebbe fondamentale e significativa. Ci aspettiamo poi la loro presenza quotidiana da mercoledì fino al match contro l’Udinese, con colloqui privati e a tutto il gruppo per esprimere il forte pensiero della società o, purtroppo, capire se ci siano margini per ricomporre questa situazione esplosiva e insopportabile. Altrimenti si tagli l’allenatore. Ma, attenzione, cambiando tipo di figura tecnica.

Siamo a ottobre, il tempo delle castagne, e la stagione finisce a maggio, il tempo dei primi bagni. Il Milan si sta giocando molto del suo futuro. Bruciare questi anni di ricostruzione sarebbe una colpa imperdonabile e insopportabile, triste e dolorosa. Non deve accadere. I prossimi giorni sono i più importanti. Quelli delle decisioni. Devono essere quelli delle decisioni|


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