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Leverkusen, una lettura singolare. Il rimpianto Kalulu. Leao in tribunale. Le Curve e le vergini 

di Luca Serafini

Siamo ormai costantemente con i fucili puntati, comunque di fronte a una sconfitta è sempre difficile essere sereni. In un momento e in un contesto diverso, però, la partita di Leverkusen sarebbe stata commentata con rabbia per l’arbitraggio e imprecazioni verso la mala sorte, perché al netto di un primo tempo in eccessiva soggezione, nel secondo i rossoneri avrebbero non meritato, ma strameritato il pareggio.  Personalmente ho letto quel secondo tempo come un altro passo verso una continuità di prestazioni incoraggianti, con punti deboli evidenti, carenze oggettive, ma con una tangibile identità di gioco e una personalità rinnovata. Bisogna insistere e sperare in una crescita del rendimento individuale di qualche protagonista. Per esempio, Fofana ma anche Rejinders e Loftus hanno dato un impulso consistente nella ripresa. Ed è un fatto che Morata, con classe e temperamento, sia una scossa imprescindibile in questa squadra. Persino Abraham senza di lui è un’altra cosa.

La sera dopo a Lipsia, altra ottima prestazione di Kalulu in una Juventus da battaglia. I rimpianti crescono nonostante i malcelati malumori del giocatore e la sua fragilità negli ultimi tempi al Milan, di sicuro la formula (e la tempistica) dell’operazione con il club bianconero lasciano perplessi, inutile nasconderlo. Specie per chi ha buttato a mare - da tempo - Calabria e - da subito - Emerson Royal (non mi riferisco alla dirigenza).

Il destino di Leao è di vivere in uno spietato tribunale dove la corte è composta da opinionisti, esperti, tifosi. Le sue parole alla vigilia della trasferta in Germania mi sono parse sincere e piene di buona volontà, la sua partita invece meno consistente, ma nella mia vita ho visto situazioni analoghe che riguardavano Rivera, Savicevic, Seedorf: indolenti, facevano correre gli altri per loro. Certo lo spessore tecnico di Gianni, Dejan e Clarence era decisamente diverso, superiore, ma oggi Leao è il giocatore che più di ogni altro al Milan ha nelle corde la capacità di spaccare le partite. I suoi limiti sono evidenti quanto le doti, le critiche superano spesso gli elogi. Personalmente me lo tengo strettissimo e spero sempre in un salto in alto, certo che arriverà anche a costo di snaturare un’indole complessa.

Da troppo tempo ormai vivo nel calcio. Mi ricordo inchieste su inchieste, negli anni, sulle Curve: ho intervistato personalmente (più volte) ultras, sindacati di Polizia, dirigenti, presidenti… Già negli anni ‘80 e ‘90 si parlava di collusioni, malavita organizzata, ricatti, violenze, droga, prostituzione. La legge non ha mai fatto passi avanti, le società non hanno mai seriamente affrontato la questione se non in qualche rarissimo caso, i provvedimenti non hanno mai del tutto estirpato abitudini radicate e storture che talvolta vengono affrontate e risolte addirittura all’interno delle stesse Curve.  Non voglio certamente liquidare la questione colpevolizzando genericamente “il sistema”, ma è un fatto che (al pari di decine di altri risvolti del nostro tessuto sociale) pochissimo è stato fatto e niente sia stato risolto. Per questo mi fanno un po’ specie le vergini dell’ultima ora che sembrano aver scoperto chissà quale mondo sommerso: un mondo che in realtà vive e gira alla luce del sole.


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