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Lasciate stare Rafa. I giocatori e i ruoli: c’è sempre una verità. Thiaw, Tomori e il mercato dei difensori

di Pietro Mazzara

Stefano Pioli è la cryptonite di José Mourinho. In sei incontri, l’allenatore del Milan non ha mai perso contro il portoghese (da quando i due siedono sulle loro attuali panchine) e il 3-1 di ieri sera ha dato un colpo di spugna gli spauracchi del 2-2 dello scorso anno. Perché dopo il gol di Paredes, tutti hanno avuto in mente quella situazione. Inutile negarlo, perché i fantasmi si sono palesati anche se questa Roma non è minimamente quella del gennaio 2023 e anche il Milan non lo è. 

Nel post gara è partito l’ennesimo, opinabile, gioco al massacro nei confronti di Rafael Leao nei salotti tv. C’è una verità che è data dai numeri, ovvero che il portoghese non segna in campionato dal 23 settembre, non tira nello specchio della porta dal 29 ottobre e il suo apporto in termini di gol – senza dimenticare che è rimasto fuori per un mese per infortunio – è inferiore a quello che ci si sarebbe potuti legittimamente attendere. Ma dietro questo aspetto, c’è anche il secondo, che non è così secondario. Leao è e rimane il giocatore più forte della rosa. Il suo tempo arriverà, il Milan ha finalmente la possibilità di poter virare a anche a destra con Christian Pulisic, ma quando le cose si fanno complicate, lo spartito è sempre lo stesso: palla a Rafa e speriamo bene. Leao è un giocatore unico, non è né triste né rabbuiato. Ha solo bisogno di carburare, di giocare e di trovare le giocate vincenti. Alla fine dell’anno si faranno i bilanci, come per tutti, ma occhio che Rafa performa meglio nei giorni di ritorno rispetto a quelli d’andata. Lui sa bene quando le critiche se le merita e quando sono gratuite. Sorride nel leggere certi commenti o prese di posizione troppo nette, accumula e lavora, sapendo di avere alle sue spalle una tifoseria che lo adora, ma non per questo si culla sugli allori. Vuole essere decisivo e presto lo sarà.

Non sono mai stato un fan dello spostamento e del riadattamento dei giocatori in altri ruoli. L’esempio di Theo Hernandez è quello più lampante e calzante, senza scomodare Tommaso Pobega come braccetto di sinistra nella difesa a tre contro il Monza. Ecco, non è un caso che contro la Roma, con il ritorno di tutti i giocatori nelle posizioni a loro più consone, si sia visto un Milan più sicuro e deciso. No, non è un caso. Non mi sono piaciute alcune scelte, anche recenti, di Pioli specie per quel che concerne la batteria dei centrali. In un campionato dove il Milan, per ora, non è dentro la lotta scudetto e veleggia per consolidare il terzo posto, mi sarei aspettato una presenza maggiore di Jan-Carlo Simic come, ad esempio, a Empoli dove avrebbe potuto fare il suo. Magari non avrà il piede educato e non sarà nemmeno un gigante, ma il ragazzo ha forte senso della posizione e della marcatura, è uno duro, granitico, che può dare delle certezze contro avversari di media-bassa classifica. 

Il mercato della difesa è quello che tiene maggiormente banco in casa Milan, ma si guarda con attenzione al come muoversi. Alessandro Buongiorno è un profilo che piace molto in casa rossonera, ma se il Torino non apre alla cessione a una cifra complessiva inferiore rispetto ai 30 milioni, allora se ne riparlerà in estate. Senza dimenticare che Malick Thiaw e Fikayo Tomori, nel giro di tre-quattro settimane, saranno nuovamente a disposizione. Il tedesco è quello più avanti nella fase di rientro, poi seguirà Fik e, per ultimo, Pierre Kalulu. Dunque è logico e lecito che la dirigenza valuti anche l’aspetto numerico dei difensori centrali a disposizione di Pioli. Se poi ci saranno le condizioni giuste, allora si interverrà.  


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