La nuova bandiera del Milan. Il ghepardo del Serengeti? No, di San Siro! La linea del Borussia. Incredibile proiezione per i “Sorprendenti“!
Gli “Adlisti” festeggiano. Una settimana fa nessuno avrebbe potuto immaginare che Yacine “Mozart” Adli sarebbe uscito da San Siro accompagnato dalla emozionante standing ovation di settantamila “vecchi cuori rossoneri“. Meritata, affettuosa, sentita. Non ha mai pensato di lasciare il Milan, anche nei momenti più difficili, quando Stefano Pioli riteneva che non fosse ancora pronto per aiutare la squadra. In questi casi, il giocatore è di fronte a due strade. Lasciarsi andare a poco a poco, non credere più alle proprie possibilità e chiedere di essere ceduto per chiudere così l’avventura in rossonero. Il centrocampista francese ha invece scelto la strada più tortuosa, irta di difficoltà, senza avere alcuna garanzia di convincere l’allenatore. Ha aumentato l’intensità dei suoi allenamenti, ha studiato da centrocampista centrale, con la stessa passione usata sui tasti del pianoforte di fronte allo spartito della celebre “Eine Kleine Nachtmusik” o dell’altrettanto famosa “Die Zauberfloete” di Wolfang Amadeus Mozart. Già nelle amichevoli era piaciuto a tanti il suo senso della posizione, il suo coraggio, la sua personalità, la sua presenza. Bravo a non nascondersi mai ma cercando di essere sempre un punto di riferimento della manovra. La sua postura, il suo modo di correre potrebbe portare a considerarlo un centrocampista lento e poco fisico. Nessuno cada nell’inganno, perché a Cagliari ha superato, a metà del primo tempo, l’esame Zito Luvumbo, in un doppio contrasto, spalla contro spalla, vinto sul piano fisico. Adli era invece sbilanciato, quando il forte attaccante rossoblu gli è scappato via, in occasione del gol sardo. Per quanto riguarda la lentezza, facile rispondere che deve essere piuttosto la palla ad andare veloce, a “sudare”. E quanto ha sudato quando è stata lanciata sui piedi dei giocatori rossoneri dai lanci precisi di Adli, lanci che ricordavano le frecce scagliate dall’arciere di Sherwood. Ho sottolineato le sue qualità tecniche, ma un altro aspetto ha conquistato presto i tifosi rossoneri. L’attaccamento alla maglia, la voglia di esultare insieme ai tifosi da grande vecchio cuore rossonero, la gioia di giocare in questa squadra, di far parte di questo progetto. Il popolo milanista lo ha intuito e gli vuole bene, tanto bene. Mi rendo conto che potrebbe apparire una affermazione forte, ma forse molti si stanno rendendo conto che, dopo aver perso una meravigliosa bandiera come Sandro Tonali, potrebbero ritrovare proprio in Yacine Adli, quelle sensazioni che il centrocampista, oggi al Newcastle, ha sempre regalato grazie alla cornucopia delle sue prestazioni. Insomma, come detto, una nuova bandiera sotto la quale rifugiarsi nei momenti più difficili, sotto la quale festeggiare i grandi trionfi. Successi e vittorie che il Milan può raggiungere certamente anche grazie alla alta qualità della rosa, dove brilla la classe e lo stile di “Van Gogh” Reijnders e la già spiccata personalità di Musah. Poi quando Stefano Pioli da l’ordine più atteso, quello di aprire i cancelli di Leaoland, il divertimento è garantito a grandi e piccini. L’attaccante portoghese potrebbe essere il protagonista dei documentari di “National Geographic”, abituati a filmare le abitudini dei ghepardi, lungo le rive del Serengeti, il fiume della Tanzania. Come i velocissimi predatori, che prima sembrano disinteressarsi della ingenua antilope, assetata e inconsapevole del pericolo che incombe. Poi, improvvisamente, Rafa, come un ghepardo, attacca feroce e implacabile, spettacolare e irresistibile, aggredendo la palla e volando verso la porta. Un assist o un gol e il pubblico va in delirio. I giocatori del Borussia Dortmund non paiono tanto ingenue antilopi, ma avversari tosti, anche se le linee, per usare un termine ippico, non paiono esaltanti. I tedeschi hanno infatti perso nettamente contro il Psg, poi costretto sullo 0-0 dal modesto Clermont, penultimo in classifica. L’aria della Champions League però sa trasformare le rane in cigni. Stefano Pioli lo sa bene e schiera una squadra solida e fisica, caratteristiche mai disgiunte dalla voglia di comandare la partita e di essere protagonista in campo. Il Milan deve dimenticare le sei vittorie su sette partite, in campionato, ma lo ricordo io la splendida media, oggi di 2,57 punti per partita, che proietterebbe il Milan addirittura alla quota finale di 97 punti. Io questi “Sorprendenti” di Stefano Pioli me li voglio gustare, in Italia e in Europa, fino in fondo!