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La forza di Gattuso: è un finto umile

di Luca Serafini

Un ragazzo di Napoli, Dino Accio Vergara, mi ha scritto su Facebook: “Sapete cosa c'è? C'è che non siamo diventati fenomeni e non eravamo da serie B. Non mi interessa se il nostro Mister è un fenomeno o semplicemente ha tanta fortuna. Né la rimonta o qualche trofeo. A me interessava solo ritrovare il mio Milan. La passione per il rosso e il nero. La voglia di correggere il destino. L'anima da vendere al Diavolo. E queste cose qua, ce le poteva ridare solo Rino”.

Il punto focale delle settimane inebrianti, inverosimili che sta vivendo il tifoso del Milan, è proprio in questa splendida sintesi. Perché di inebriante e inverosimile in realtà c'è ancora poco, molto poco, come Rino Gattuso non manca mai di sottolineare. I rossoneri sono in serie da 13 partite, ma non si spostano da loro piazzamento in campionato - sebbene l'Inter e le romane siano più vicine -, hanno 2 partite delicatissime con l'Arsenal per accedere soltanto ai quarti di finale dell'Europa League, hanno la Juventus quale ostacolo in finale di Coppa Italia il 9 maggio. Dino Vergara con grande semplicità spazza via tutto dal tavolo: non importa nulla, l'importante è aver ritrovato una squadra. Una squadra che gioca a calcio (e anche bene), competitiva contro qualsiasi avversario, capace di lottare e soffrire, di vivere cameratismo e senso del gruppo, con idee semplici ma perfettamente realizzate. Un traguardo, un risultato assolutamente impensabile fino a 3 mesi fa e per i 4 anni precedenti. I trofei interessano eccome, non credete mai a chi fa un lavoro gratis o per amicizia perché prima o poi verrà a battere cassa. Ma sono lontani, sono ancora così lontani... In testa e nel cuore del tifoso c'era fortissima la grande voglia di tornare a tifare per una squadra degna di questo nome. La grande voglia è già stata appagata e ha restituito le grandi voglie di battere l'Inter, eliminare l'Arsenal, vincere la finale di Coppa Italia contro la Juventus. Questo era impensabile, e adesso invece è inebriante.

Che Gattuso sia umile è una barzelletta che ci racconta la facciata: non esiste un bravo allenatore che sia umile. Non ne ho conosciuto uno che non fosse presuntuoso, perché un bravo allenatore deve essere presuntuoso, deve ritenersi capace di qualsiasi impresa. Sempre. Deve trasmettere ai giocatori quanto ci creda. Un bravo allenatore dev'essere convinto di poter portare in finale di Champions anche la squadra dell'oratorio. Rino era presuntuoso anche da giocatore: senza talento, era certo che sarebbe diventato un campione, che avrebbe vinto tutto. 

Perché, come qualsiasi uomo in qualsiasi campo della vita, un bravo allenatore o un bravo giocatore sanno perfettamente cosa serve per realizzare i loro sogni: studiano, studiano, e studiano. Lavorano, lavorano, e lavorano. Sudano, sudano, e sudano. Con grande, enorme, infinita, instancabile umiltà. 


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