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L'integralismo morale di Fonseca: si sta danneggiando un bene del club. Squadra in crescita? A Monza no di certo. A Madrid in mezzo alle intemperie

di Pietro Mazzara

Il Milan che vince a Monza porta a casa solo il risultato. Il resto è tutto ampiamente cestinabile e non è un buon segnale per la partita di domani sera contro il Real Madrid al Santiago Bernabeu. Perché il caso Leao è stato nuovamente inasprito da Fonseca in conferenza stampa, con l’allenatore del Milan che antepone la sua ideologia al vestito da pompiere che, in questi casi, sarebbe necessario. Non si sta panchinando Leao per Vinicius, ma per Noah Okafor che è buonissimo calciatore, che si applica e fa il suo lavoro da professionista, ma che non ha i colpi di Leao. Perché le simpatiche ironie sul tiro di Rafa finito fuori dall’U-Power Stadium a tu per tu con Turati ci stanno, ma allo stesso tempo Leao ha dimostrato quanto possa essere imprendibile se parte palla al piede. Che poi debba migliorare tassativamente il suo feeling con la porta avversaria e con il fondamentale del tiro siamo tutti concordi, anche i suoi fan più accaniti. Ma l’errore di Okafor, sullo 0-0 e sull’unica azione qualitativamente rilevante del Milan in un primo tempo dove la squadra di Nesta ha preso a pallata i rossoneri, non ha avuto lo stesso rimbalzo mediatico se, ad esempio, quel tiro stropicciato lo avesse fatto Leao. E no, caro Fonseca, non è come dici tu: lo status di un giocatore va in campo. Eccome se ci va. Giusto per dirne uno che il Milan ha ancora in casa, seppur in un ruolo da dietro la scrivania: Ibrahimovic a 37-38 anni faceva ancora la differenza e faceva paura agli avversari anche per il suo status. 

Chissà cosa pensa Ibra di tutta la vicenda Leao. Chissà cosa ne pensa Furlani, che si è fatto un mazzo così per trovare la quadra e sbrogliare la matassa del rinnovo di contratto di Leao due anni fa per poi ritrovarsi in rosa un giocatore che, ad oggi, è stato svalutato dalla gestione Fonseca e anche dalle sue dichiarazioni pubbliche. Chissà cosa ne pensa Cardinale di quello che succede a Milano. Già, chissà, perché il silenzio dentro il quale si sono celati i dirigenti milanisti (fatta eccezione per le uscite di Scaroni, che sono sempre una bomba ad orologeria) legittima uno status nel quale il Milan è nudo davanti a tutti, con un allenatore che dice una cosa e i giocatori ne dicono un’altra. E allora la domanda sorge spontanea: viviamo tutti nel metaverso o, forse, il Milan non è quella squadra in crescita che vede Fonseca che, giustamente nella sua posizione, deve difendere il suo operato?

Domani contro il Real Madrid andrà in scena il derby d’Europa per eccellenza, almeno a livello di blasone planetario e c’è la forte sensazione che il Milan farà una grande partita, perché nessuno vuole fare figuracce a livello planetario. Parola al campo. 


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