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L'anticipo di Galli - In attesa del Derby: “LA FABBRICA MILAN”, un processo che tarda a partire

di Filippo Galli

Come ogni venerdì sera proviamo a riepilogare quanto avvenuto in settimana nel tentativo (forse vano) di capire che cosa succeda nella “fabbrica Milan” e magari (ancora più difficile) di prevedere le prossime mosse.

Dunque, archiviata la vittoria contro il Girona che ci aveva aperto la strada della possibilequalificazione diretta agli ottavi di Champions, il Milan era tornato al lavoro a Milanello per preparare la delicata sfida di campionato contro il Parma. Una partita che sapevamo nascondere parecchie insidie anche considerando la gara dell'andata in cui la formazione di Fabio Pecchia sconfisse i rossoneri, allora guidati da Paulo Fonseca, sancendo l’inizio della crisi già alla seconda giornata di campionato. 

Sappiamo tutti l’esito del confronto: una rimonta avvenuta nei sei minuti di recupero concessi dall’arbitro, in cui Strahjinia Pavlovic è stato il vero trascinatore. Una partita in cui Mister Conceição ha preso la decisione forte, fortissima, da all-in, di escludere, a inizio ripresa, Leao e Hernandez. Parliamoci chiaro: cosa sarebbe successo se non avessimo vinto? Quale uragano mediatico ci avrebbe travolti? La scelta ha pagato ma, ancora una volta, e non sarà l’ultima, ci siamo chiesti come mai due tra i giocatori che dovrebbero essere i trascinatori non riescano a incidere o comunque a dare continuità di rendimento. Da aggiungere, poi, l’acceso diverbio a fine gara tra Calabria e Conceição che, francamente, avrei preferito non vedere.

Su questo, sgombro subito il campo dai dubbi: con tutto il bene che voglio a Davide, io sto con l’allenatore perché non è possibile che, considerando il momento difficile che la squadra sta attraversando, si sia festeggiato in modo sfarzoso un compleanno prima e si vada ad un concerto poi. Nulla contro concerti e feste e i loro protagonisti, sia chiaro; e non mi interessa nemmeno che la società ne fosse a conoscenza (casomai è un’aggravante): quello che sbalordisce è come non ci sia consapevolezza del momento delicato e nemmeno di come, oggi, la presenza dei social media amplifichi tutto.

E così veniamo al capitolo successivo. 

Solitamente, una partita come quella con il Parma regala una carica emotiva che si porta con sé inquella successiva. Al Milan non è accaduto e con la Dinamo Zagabria abbiamo visto per l’ennesima volta una squadra che ancora non è squadra, un puzzle i cui pezzi non riescono a trovare la giusta collocazione o, se preferite, individualità che si accendono alternativamente, slegate l’una dall’altra:e poiché una prestazione efficace e vincente deve basarsi, a mio modo di vedere, sulla coralità del gioco espresso, possiamo dire di essere ancora lontani dal risultato atteso.

Non voglio tacere sull’errore di Matteo Gabbia e tanto meno su quelli di Musah, che si è fatto espellere per un evidente eccesso di un mix tra nervosismo ed imperizia, lasciando la squadra in inferiorità numerica: ma occorre rilevare come tra i giocatori che avrebbero dovuto trascinare la squadra alla riscossa (fruttuosa o no), l’unico a rispondere presente sia stato Pulisic, oltre al solito Pavlovic che negli arrembaggi sembra trovare la sua natura più profonda di difensore-incursore e che, comunque, trasmette sempre la sensazione di avere a cuore non solo il risultato ma anche la dignità della reazione.

Purtroppo la sconfitta ci consegna altre due partite da giocare che, sommate al match di coppa Italia con la Roma e al recupero di campionato con il Bologna, impediranno a Mister Conceição di lavorare come vorrebbe sul campo. Non ci piacciono gli alibi ma ricordiamo che in un mese la squadra, tolti gli allenamenti di rifinitura e defaticanti, ha avuto a disposizione solo sette sedute per lavorare su principi e dinamiche di gioco.

Ciò che ci dà speranza è l’imprevedibilità del gioco del calcio: e allora il Derby, una partita che più delle altre sfugge ai pronostici, ci dà l’opportunità di credere in un risultato che sembrerebbe impossibile ma che ci permetterebbe di stupire e ripartire. La speranza deve trovare però solide fondamenta che vanno ricercate nell’assunzione di responsabilità da parte di ciascun giocatore, nello sforzo societario sul mercato per acquisire quei giocatori necessari ad accrescere qualità e solidità alla rosa nonché a motivare e a ridare forza al popolo rossonero. Come sempre, è un lavoro di SQUADRA.

Vanno di moda gli slogan motivazionali e leggiamo: TRUST THE PROCESS. Oggi, per amore di questi colori, mi basterebbe START THE PROCESS.

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