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Infortuni Milan: non serve “cacciare” basterebbe potenziare il settore. Ibra a parte, serve uno di calcio al fianco della squadra 24 ore

di Franco Ordine

Proviamo a immaginare, tutti insieme, il cuore del confronto-discussione tra Giorgio Furlani, al ritorno da Dubai, e Stefano Pioli, al ritorno da Lecce e da quella frase (“gli infortuni?, non può essere solo sfortuna, cominciano a diventare troppi”) del tecnico. Oltre alle diagnosi, bisogna che i due concordino subito sulle soluzioni da adottare al dossier delicatissimo. E qui indovinare il comportamento dell’uno e dell’altro diventa più complicato. Stefano Pioli lavora da anni con lo stesso staff (e forse è un limite di tutti gli staff), eppure non è il tipo da restare ancorato a vecchi schemi, anzi è molto tentato dallo sperimentare nuove tecniche, nuove idee e soprattutto scoprire nuove frontiere. Ma nel caso specifico bisogna subito distinguere tra due aspetti: trattasi solo di preparazione fisica oppure di provvedimenti atti a evitare infortuni? Perché sono due capitoli tra di loro intrecciati ma che rispondono a diversi comportamenti e sedute di allenamento. Con una nota di fondo: da quel che risulta, lo staff medico è fuori da questa discussione. Una volta identificato il ramo su cui operare Stefano Pioli deve decidere: se cambiare il responsabile oppure se integrare, nello staff, nuovi specialisti. Una terza via -conferma in blocco senza alcuna variazione- non credo sia utile. Per lui e per il suo lavoro soprattutto. Nel frattempo c’è un altro capitolo da affrontare e questo tocca al capo azienda Giorgio Furlani. E cioè cominciare a preparare fin da questi giorni un potenziamento del settore perché è in questi giorni che si preparano gli staff delle future stagioni contattando, mettendo sotto contratto, insomma programmando l’immediato futuro pensando alla formula di uno staff per tutte le stagioni (qui intese come allenatore).

NON SOLO IBRA - Quale seguito alla discussione sugli infortuni, bisognerà sciogliere un altro nodo del quale si è avvertito in modo abbastanza clamorosa il peso. E mi riferisco all’assenza di un uomo di calcio, cioè di cultura ed estrazione calcistica, che stia “appiccicato” alla squadra in qualsiasi ora del giorno e della notte, durante i viaggi in trasferta e a Milanello. Tutti sanno che già a Napoli e poi a Lecce, il team si è presentato senza dirigenti di primo piano perché impegnati in altri compiti istituzionali (a Dubai, in Cina, all’estero a vedere calciatori per gennaio o giugno 2024). E questo al netto del prossimo arrivo di Ibra perché lo svedese avrà un ruolo di consulente personale nei confronti di Gerry Cardinale. Zlatan non è il tipo che possa passare tutto il giorno a Milanello a seguire gli allenamenti oppure viaggiare con la squadra perché ha altri business di cui occuparsi. Anche qui bisogna muoversi adesso, fare qualche sondaggio, realizzare un casting se dovesse servire ma bisogna trovare una figura che faccia da collegamento tra Milanello, team e governance del club.

CARTELLINI - Ho letto una statistica a proposito dei cartellini gialli e rossi del Milan e sono rimasto sorpreso. Ma non in assoluto perché ho seguito alcuni gialli “meritatissimi”, specie per le proteste di Theo Hernandez ad esempio, come il rosso dato a Giroud a Lecce perché il francese si è guadagnato gratis i due turni di squalifica. Ma questa statistica, oltre a segnalare il differente trattamento ricevuto rispetto ad altri protagonisti del campionato che abitualmente protestano in modo pubblico e ripetuto, serve a fare una riflessione per la proprietà americana che è- come quella della Roma- allergica a coltivare rapporti diplomatici con le diverse anime della federcalcio. Bisogna sporcarsi le mani, cari amici di casa Milan. Come fanno gli altri dirigenti più influenti.


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