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In corsa con Ferrero c'è anche lo sceicco del Manchester City

di Luca Serafini

Quando a pochi minuti dal termine della prima gara stagionale di Champions, una punizione dal limite va a batterla Constant, qualche idea ti viene in mente. Quando a pochi minuti dal termine di una partita di campionato delicatissima a Udine, sotto 2-1 e in 9, una punizione dal limite va a batterla Acerbi, quella idea diventa una conferma. Non fosse bastato il secondo indizio, arriva la terza prova: Traoré titolare in un'altra partita importante, quasi vitale, a San Siro contro il Cagliari. Il Milan ha voluto frenare l'emorragia di ingaggi e acquisti di cartellini, allestendo una formazione destinata a lottare con umiltà per traguardi assai lontani rispetto al passato più recente. Il vero obiettivo è consentire la cessione di una parte o della totalità delle quote di proprietà.
Quel posto in tribuna resta vuoto, le pale a Milanello non girano da tempo (facile, la battuta), il silenzio regna sovrano da parte della presidenza del Milan. Nemmeno le notizie di una possibile cessione del club riescono a smuovere le acque. Sicché, come diceva papà, quando tuona vuol dire che da qualche parte sta piovendo. Di Michele Ferrero, titolare dell'omonima multinazionale che lo colloca tra gli uomini più ricchi del mondo, risultano discorsi non meglio definiti, da tempo. Le indiscrezioni che abbiamo raccolto parlano di insistenti contatti anche con Mansur bin Zayd Al Nahyan, proprietario del Manchester City dal 2008, patrimonio da un centinaio di miliardi di dollari, una fila di "presidenze" lunga una pagina tra cui quella della Fondazione Emirates.
Oggi il Milan è una società con una prospettiva di bilancio in pareggio, a breve e sulla media distanza, ma ancora incapace di produrre utili. Spesso abbiamo spiegato come non sia possibile l'ingresso in compartecipazione in un club che non vanta alcuna proprietà, al di fuori del centro sportivo di Milanello, né tanto meno la (contemporanea) convivenza con Silvio Berlusconi: quale imprenditorie, magnate, sceicco, petroliere metterebbe decine di milioni senza guadagno e senza comando? Gli interessi dovrebbero essere di diversa natura, anzitutto commerciali (l'impero Mediaset può ingolosire uno straniero, specie in tempi di recessione), in secondo luogo strategici. Questo è probabilmente il caso che riguarda Ferrero e lo sceicco. L'imprenditore italiano potrebbe dare luminosità a marchi di produzione, Mansour potrebbe acquisire un'altra fetta di mercato europea dopo l'Inghilterra e la Spagna, per investimenti o espansioni di altra natura.
La condizione minima per realizzare un qualsiasi passaggio di quote rimane la proprietà, in questo caso la costruzione, di uno stadio ed è questo lo scoglio che continua a frangere i flutti della trattativa. Scoglio che Emirates ha già cercato di aggirare e superare 3 anni fa quando per mesi diedi incarico a delegati italiani, affinché individuassero una zona dell'hinterland milanese su cui erigere l'Emirates Stadium. Il colore della giunta milanese nel frattempo è mutata, però: le ricerche dovranno quindi ripartire. Una fiche sulla casella, il mondo arabo lo ha già messo acquistano il ruolo di main-sponsor rossonero con Fly Emirates.
I programmi e i progetti tecnici futuri, gennaio o giugno 2013 non fa differenza, restano quindi assolutamente congelati: non sono previste al momento trattative di nessun genere per quanto riguarda giocatori e/o allenatori. Il Milan resta sulla bancarella del mercato, con pochi giocatori preziosi da offrire ormai, ma con un marchio, una storia e potenzialità perdute che stanno alimentando l'interesse di forze esterne, pronte a subentrare all'attuale proprietà. Che, forse, magari, chissà, prima o poi si pronuncerà anche su questo.


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