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Il trash talking della "Sosta Storm"

di Mauro Suma

“Quando il Milan vince è di tutti, quando perde è solo nostro”. E' una frase che ho ricevuto su WhatsApp subito dopo Firenze, una frase che definisce la solitudine interiore della sconfitta, la voglia di non parlare con nessuno. È la frase di quando la sconfitta è ancora calda, dell'arrivo a casa con la delusione che entra nelle mura di casa, nella quale si specchiano i tuoi famigliari, attimi di una giornata che non finisce più visto che sono solo il preambolo di un notte insonne. In tantissimi mi hanno scritto dopo il derby, sui social, ovunque, grande, grandissimo, tutto bello. Dopo Firenze invece no, certo che no. Ma chi ti considera e ti sta vicino quando si vince fa la cosa più normale del mondo, chi ti sta vicino quando si perde te lo ricordi per sempre. Gli altri invece non ti stanno vicino. Gli altri ti digrignano i denti, ti incolpano della sconfitta, ti offendono, ti augurano il peggio. E' la tempesta della sosta, è lo striscione che hai sempre idealizzato fin da ragazzino a San Siro, "Belli come il sole", che ti strappa ancora una volta un sorriso amaro. Il Milan perde e loro vincono, perchè finalmente possono godere delle loro accuse e del loro veleno. Ma sono cose umane, che vanno e che vengono come tutte le cose umane. Cose umane che fanno soffrire e che trascolorano in controluce rispetto alle cose sportive. Ecco allora che veniamo a noi. Firenze significa solo e semplicemente che Lazio-Milan non ci ha insegnato nulla. Metto la mano sul fuoco sul fatto che Rafa e Theo non volessero minimamente fare quello di cui sono stati accusati durante il cooling break dell'Olimpico. Ma il caos fragoroso è scoppiato lo stesso. Ed è durato due settimane, pessime, cattive, velenose, lancinanti. L'insegnamento doveva essere che, per evitare ogni tipo di grancassa negativa, bisogna fare cose semplici, normali, sobrie, essenziali. Cosa che a Firenze non abbiamo fatto. Cose per le quali il Mister si è giustamente incazzato e per le quali il Milan non ha giustamente fatto ricorso.

Firenze non è stata una caduta, ma una ricaduta. Le cose si fanno quindi più serie. Perchè il problema siamo noi. Perchè siamo noi che regaliamo il pallone del 2-1 al Parma, perchè siamo noi a non avere coraggio dopo il pareggio del Liverpool, perchè siamo noi a sbagliare gol a raffica a Leverkusen, perchè siamo noi che regaliamo il gol del 2-1 alla Fiorentina. Noi, i più tosti e tenaci avversari di noi stessi. Errori e ancora errori errori che non arrivano mai per caso. Ma arrivano probabilmente perchè c'è qualcosa che non va in quello che stiamo dando al Milan, che è ben al di sopra di ogni nostra aspirazione individuale. Stampiamocelo bene in testa. Perchè poi se sbagliamo, ecco quello che succede. Ci usano per coprire la sosta, ci circondano e ci aggrediscono. Ti sputano addosso appena dopo la partita che tra rigori e fascia quello non può essere un capitano ma pochi giorni dopo ti svillaneggiano per il motivo opposto, bisogna rinnovare subito e se non rinnovi sei un incompetente. Schizofrenie che riesumano i fantasmi di Gigio, Kessie e Calhanoglu (Zvone, non ne parli mai?), visto che non possono scagliarti contro altri Leao, Camarda e speriamo fra poco Maignan. Non solo: adesso che Bernard Arnault ha acquistato il Paris FC si dimenticano di spiegare a chi li ha letti perchè hanno passato un anno, prima di dedicarsi a fondi olandesi e a improbabili percentuali, a giurare che avrebbe sicuramente e certissimamente preso il Milan. Per chiudere con una punta d'affetto. E' così charmant e suadente che è impossibile volergli male e infatti non gliene voglio, mancherebbe. Ma bisogna avere un fascino da numero uno alla Leo per fare le punte alle gestioni altrui dopo Higuain e Caldara, dopo Laxalt e Bakayoko, dopo Paquetà e Piatek, e dopo aver lasciato una situazione che ha costretto gli accusati di oggi a patteggiare un anno fuori dalle coppe europee con la UEFA dopo che un anno prima erano andati a tirare fuori il Milan dalle secche europee andando in trincea al TAS di Losanna. In prima linea, pancia a terra a tentare di rimettere insieme i cocci, non a puntare il dito sul palcoscenico, sotto i riflettori. Ma l'autoreferenzialità di chi è stato idolo degli stadi fa sì che abbiano sempre ragione loro, rispetto a quelli che non capiscono niente di calcio e non possono permettersi di parlarne con loro. E' così ed è  inutile discuterne. Avanti in ogni caso, avanti. E guai a noi se ci facciamo ancora del male contro l'Udinese. Milan-Udinese non è una partita, è la partita. Dopo la quale la classifica smette di essere quella delle prime giornate, smette di essere interlocutoria e inizia a diventare la tua zona di classifica con la quale fare i conti per un bel pezzo di stagione.


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